La caduta degli Dei, qui da noi

                             (La stampa del dipinto di Rottmann)

 

 

LA CADUTA DEGLI DEI, QUI DA NOI

 

C’è poco da fare, quando uno è manìaco è manìaco. Fra le mie fissazioni c’è anche quella (abbastanza innocua, direi) di cercare ostinatamente su Internet ogni riferimento artistico o letterario a Rocca di Papa. Spesso la “pesca” è improduttiva, perché dopo anni di tentativi anche il mare magnum del web “rocchiciano” si è ridotto a uno stagno di cui conosco a memoria quasi tutti gli anfratti. Ogni tanto, però, qualche novità viene fuori.

Mesi fa mi era capitato di leggere un vecchio articolo che accennava a una veduta di Monte Cavo nel corridoio di un palazzo di Monaco di Baviera. C’era anche una fotografia, ma era talmente buia e sghemba che non si capiva nulla del soggetto rappresentato. Così, incuriosito e sostenuto dalla sperimentata fiducia nelle Istituzioni culturali tedesche, scrissi un’E-mail alla “Residenz” di Monaco: il palazzo di Ludwig I di Baviera, sovrano amante delle arti e nonno di quell’eccentrico re amico di Wagner che fu interpretato da Helmut Berger nel famoso film di Visconti “La caduta degli dei - Gotterdämmerung”. Ma le settimane passavano e, non ricevendo risposta, già elucubravo malignamente sui Bavaresi, troppo meridionali – cominciavo a pensare – per reggere il confronto coi loro scrupolosi e puntualissimi conterranei del Brandeburgo o dello Schleswig-Holstein. E invece, a un mese esatto dalla richiesta, ricevo una lunga missiva dalla Dott.sa Brandt, della “Museumsabteilung (Schloss Nymphenburg)” presso la “Bayerische Verwaltung der staatlichen Schlösser Gärten und Seen”: l’organismo statale che cura castelli, giardini e laghi bavaresi. Non soltanto la dott.sa Brandt mi ha mandato una fotografia dell’opera misteriosa, ma me ne ha anche spiegato la storia.

Sentite un po’: <<Caro Sig. Guarinoni, grazie per la gentile richiesta, il corridoio che ha menzionato è il cosiddetto Allerheiligen-Gang, ovvero corridoio di Ognissanti (sala 32 del tour circolare attraverso il Museo del Residence). Il nome è dovuto al fatto che questo corridoio fiancheggia le parti più antiche della Residenza con la Chiesa di Ognissanti, che il re Ludovico di Baviera aveva costruito fra il 1826 e il 1837 su progetto dell'architetto di corte Leo von Klenze.

Gli affreschi con le vedute italiane oggi esposti nel corridoio sono del paesaggista Carl Rottmann (1797-1850) e furono realizzati tra il 1830 e il 1833 per ordine di Ludwig I. Essi sono considerati l'opera cardine della pittura paesaggistica tedesca del 19° secolo. [Si tratta di] 28 immagini che presentano un viaggio immaginario attraverso l'Italia, a partire da Trento. Le singole vedute furono integrate da poesie dello stesso re Ludovico I, che vi incorporò le impressioni dei suoi viaggi in Italia. I brevi versi in forma di esametri o di pentametri facevano riferimento all’antico patrimonio culturale italiano e provenivano in parte da poesie già esistenti dello stesso re o da nuove composizioni ispirate ai rispettivi dipinti. Gli affreschi erano collocati in origine nelle arcate nord-occidentali del Giardino di Corte. In aggiunta era stato previsto un altro ciclo con 38 panorami greci, ma Rottmann ne eseguì soltanto 23, collocati nel 1846 in una sala ad essi dedicata nella Pinacoteca Nuova (la cosiddetta Sala Rottmann). Nonostante l’idea originale, essi non furono mai esposti nelle arcate. Nel 1944 gli affreschi del Ciclo Italiano furono staccati dalle pareti per salvarli dalle distruzioni della guerra, ma questo procedimento ne danneggiò tre. Gli altri, inclusa la veduta di Monte Cavo, furono montati su telai metallici dopo una fase di restauro e dal 1966 sono esposti nel Corridoio di Ognissanti. Per motivi spaziali, oggi la sequenza delle opere è cambiata leggermente>>. 

Dopo la frase “Spero di poterle essere stata di qualche aiuto” seguono le istruzioni per ottenere, se mi interessassero, immagini in alta definizione, saluti e auguri.

Insomma, viva la faccia! Se penso alle tante richieste inevase che negli anni mi è capitato di indirizzare alle nostre istituzioni culturali mi viene da piangere. Fin qui la premessa. Ma il bello è che non appena ho “aperto” l’immagine allegata alla lettera ho riconosciuto subito la scena. L’avevo già vista in altre due opere di Rottmann trovate in rete: un acquerello e una stampa. Evidentemente il pittore bavarese, venuto due volte in Italia fra il 1826 e il 1829, aveva schizzato sui suoi taccuini proprio quel panorama fantastico che si gode (ancora!) dai Cappuccini di Albano, con il Lago, Monte Cavo e la Rocca sullo sfondo. Poi, in patria, l’aveva reinterpretato in chiave romantica, inasprendo i rilievi e collocando sotto Palazzolo delle rovine romane che, in realtà, si vedevano allora sulla sponda opposta del lago. A questo punto non posso che ripropormi una bella visita a qualche archivio germanico per ammirare di persona i taccuini di Carl Rottmann (devono pur essere da qualche parte!). Lo farò sicuramente appena mi sarò affrancato da ogni incombenza lavorativa. Ma temo che siano soltanto…sogni di Peppe. Vero professoressa Fornero?). 

 

Carlo Guarinoni     Dic. 2017

 

       (l'acquerello: click per ingrandire)                           (il dipinto: click per ingrandire)