Punto organizzato di accesso ai sentieri

 

I boschi di Rocca di Papa, meta tradizionale di passeggiate a piedi o a dorso d’asino e di cavallo, da alcuni anni si sono sempre più popolati di appassionati di mountain bike. Si può discutere a lungo sulla sostenibilità di questa pratica sportiva in un ambiente naturale come il nostro. Come si può discutere sulla difficile convivenza dei camminatori tradizionali con ciclisti che percorrono gli stessi sentieri a grande velocità e senza curarsi troppo del prossimo. E’ evidente che una regolamentazione del “traffico” si impone; sia differenziando i percorsi destinati al ciclocross da quelli “pedonali” (che semmai appaiono più compatibili con le “ippovie” , dove i cavalli sono condotti al passo) sia disciplinando l’uso dei sentieri.  Le regole di comportamento, peraltro, esistono già  e – ove la buona educazione non fosse sufficiente – ricordiamo che esiste un regolamento di accesso al bosco che è stato messo a punto dagli Uffici comunali con il contributo dell’Alveare ed è stato adottato dalla nostra Città nel corso del 2013.

Ma si sa che combattere un fenomeno soltanto a colpi di norme e divieti, più che difficile è inutile. Quello che occorre davvero, a nostro avviso, è una offerta di servizi tale da trasformare il problema in un’opportunità. Può sembrare uno slogan: uno di quelli, per intenderci, che certi politicanti orecchiano da qualche parte e poi ripetono in ogni occasione, ma guardandosi bene dal fare alcunché. In questo caso, però, lo slogan ha un senso. Pensiamo a quanti appassionati di mountain bike si riversano ogni fine settimana nei nostri boschi da Roma e dintorni. La maggior parte di loro arriva in automobile e parcheggia dove può: lungo le strade ai margini dei boschi o addirittura nel bosco, bloccando le strade forestali e invadendo le radure. Una volta finita la pedalata, poi, ogni amante del ciclocross pagherebbe oro per potersi rinfrescare e cambiare prima di rimettersi al volante. Ma adesso può soltanto arrangiarsi.

Perché, allora, non pensare a mettere a disposizione dei ciclisti (e non soltanto di loro) strutture di accoglienza attrezzate con parcheggio, posto di ristoro e servizi igienici? Un servizio efficiente a costi controllati sarebbe la migliore risposta all’uso improprio dei nostri boschi.  L’esperienza - e non soltanto quella italiana, come insegna la teoria americana della “finestra rotta” - ci dice che se un luogo pubblico è lasciato a se stesso, una semplice finestra rotta attirerà altri vandalismi in un crescendo terribile, fino alla distruzione totale del bene. Non è quello che sta accadendo al nostro patrimonio forestale?

Pensiamo, allora, al rudere del vecchio casale di Mezzaposta, lungo la via dei Laghi. Sono le rovine, nelle vicinanze di Fontana Tempesta e del Guardianone, dell’edificio che un tempo serviva da stazione di posta a chi percorreva l’antico itinerario per Napoli. Il rudere è su un terreno comunale, ha una cubatura più che sufficiente per l’uso che dicevamo e si trova proprio lungo i sentieri più battuti dagli escursionisti: l’ideale, quindi, per essere ripristinato e destinato a punto attrezzato di accesso al bosco.

Non si tratta neanche di un’idea nuova, giacché un progetto di restauro del rudere fu presentato dal nostro Comune già negli anni Novanta, anche se gli scopi dell’intervento non erano molto ben definiti. Il progetto, pur essendo sostenuto anche dalla Comunità Montana e dalla Regione, non fu finanziato per carenze documentali (nihil sub sole novi, avrebbero commentato i nostri avi). Riprenderlo oggi - avendo più chiari gli obiettivi e gli strumenti  -  significherebbe rispondere a una necessità concreta e, allo stesso tempo, a creare lavoro e sviluppo.  L’adozione di un Piano di Assestamento Forestale ben concepito , infatti, consentirà di inserire l’opera in un contesto di politiche  armoniche, dove attività forestali, turismo e tutela ambientale potranno concorrere a innescare un circolo virtuoso e non la solita “cattedrale nel deserto”  che inizia a deperire il giorno dopo l’inaugurazione.

Ci siamo limitati, per ora, al vecchio casale di Mezzaposta, ma se l’esperienza si rivelasse convincente, perché non estenderla agli altri manufatti in disuso di cui il nostro territorio dispone? Il Comune se ne sta interessando e noi dell’Alveare stiamo cercando di dare il nostro contributo affinché il progetto si concretizzi. Che sia finalmente la volta buona?