Una foto rara: i soldati tedeschi a Piazza Margherita nel 1943

 

Leggendo il bel libro di Renzo Lay sulle suore Carmelitane a Rocca di Papa e, in particolare, le vicende di suor Brunilde, mi è tornata in mente l’immagine di una fotografia che possiedo e che – forse – merita di essere resa nota. Si tratta di una foto scattata a Piazza Margherita nel 1943 - apparentemente prima dell'armistizio dell'8 settembre – ed è una rara testimonianza del periodo in cui, durante la seconda guerra mondiale, l’esercito tedesco fu stanziato a Rocca di Papa.

Che io sappia, almeno fino a che non ne salteranno fuori altre, è l’unica fotografia che ritragga truppe tedesche in divisa a Rocca di Papa durante la seconda guerra mondiale. Conoscevo altre foto di singoli militari tedeschi o di piccoli gruppi, ma non credo di avere mai visto altrove una vera e propria adunata, con la truppa schierata in uniforme.

Questa foto mi fu regalata una decina di anni fa dal suo autore: Hans, un vecchio viennese amico di famiglia che all’epoca aveva vent’anni ed era stato arruolato come telegrafista dalla Luftwaffe (l’aeronautica militare). Insieme ad altri duecento commilitoni egli rimase acquartierato per diversi mesi all’Albergo Italia, dove si innamorò di una mia zia. Nonna Margherita, però, si oppose alle nozze (con un “Tedesco”, non sia mai!) e spedì la figlia maggiore – zia Costantina - dall’allora Segretario di Stato vaticano, il card. Domenico Tardini, affinché il povero Hans non avesse il permesso di tornare in Italia per sposare mia zia a guerra finita. La macchinazione riuscì perfettamente: il cardinale, antico compagno di seminario di mons. Silvio De Angelis (fratello di nonna), non solo la stette a sentire, ma convinto anch’egli che “mogli e buoi…” fece pressioni sulle autorità alleate che occupavano Vienna e il povero innamorato non riuscì a procurarsi un lasciapassare per venire a Rocca e impalmare la fanciulla del suo cuore. Così lui finì per sposare una ragazza viennese e lei un giovanotto romano. Nonostante il piccolo intrigo internazionale (del quale il povero Hans non ha mai saputo nulla, ma forse non ne fu informata neanche la mia zia più giovane) le nostre famiglie sono rimaste in amicizia per settant’anni.

Hans si è spento all’inizio di gennaio a 93 anni e io ho fatto in tempo a salutarlo pochissimi giorni prima che morisse. Mamma e le mie due zie se ne sono andate da tempo, ma l’affetto tra le nostre famiglie perdura e ormai è arrivato alla terza generazione.

Tornando al periodo della seconda guerra mondiale, i Tedeschi arrivarono a Rocca nel 1942 e presero in affitto (allora erano nostri alleati) l’Albergo Italia da mio nonno Mariano Zitelli, il quale però ottenne di potervi rimanere ad abitare con la moglie e le tre figlie. La guarnigione tedesca era formata da militari dell’aeronautica tedesca che gestivano gli impianti per le comunicazioni di Monte Cavo e dintorni. Si trattava di giovani tecnici piuttosto istruiti e generalmente ben disposti verso la popolazione roccheggiana. Molti (tra cui il nostro Hans) avevano fatto esperienza del fronte russo e vivevano il servizio di guarnigione a Rocca di Papa come una vera e propria villeggiatura. I rapporti con la gente di Rocca erano buoni: i soldati trovavano un po’ di calore familiare e le madri roccheggiane, spesso con i figli o i mariti al fronte, erano ben disposte a lavare o rammendare un po’ di biancheria in cambio di una razione alimentare in più. I nazisti convinti, stando a quanto mi raccontava mia madre, erano pochi e neanche molto ben visti dai loro commilitoni, ma i rapporti diventarono in ogni caso più complicati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, interpretato da parte tedesca come un vero e proprio tradimento. Fu allora che quelle germaniche diventarono truppe occupanti; ai soldati della polizia militare (Felgendarmerie) si sostituirono spesso le famigerate SS e iniziarono i rastrellamenti, le deportazioni e le rappresaglie. Fra l’autunno del ’43 e la primavera del ’44 la situazione di Rocca di Papa si aggravò terribilmente. Da febbraio a maggio 1944 fu tutto un precipitare di eventi, con i bombardamenti angloamericani e il fronte che da Cassino e da Anzio si avvicinava sempre di più, rendendo preziosa l’opera di mediazione svolta dalle suore carmelitane.

In quei mesi la scena ritratta dalla nostra fotografia era già il ricordo di un periodo in cui la guerra appariva lontana e si poteva ancora assistere alle adunate militari come ad uno spettacolo.

Carlo Guarinoni, agosto 2014