Marconi a Rocca di Papa negli anni ’10 del Novecento

 

Una decina d’anni fa, sfogliando un vecchio album di famiglia, mi imbattei in una piccola foto molto sbiadita. Si capiva soltanto che era stata scattata sul piazzale del Tufo. Raffigurava nonno Mariano con due bambine di pochi anni – evidentemente le prime due figlie: Costantina e Maria Vittoria, mia madre - e un gruppetto di quattro signori che si erano messi in posa con loro. Lì per lì non ci feci molto caso, anche perché di immagini simili ne avevo viste a bizzeffe: negli anni ’20 del Novecento l’albergo che nonno aveva aperto all’inizio del secolo a fianco del santuario era già molto frequentato e tra i clienti abituali c’era un magistrato (e poi senatore del regno), Donato Faggella, che aveva due grandi passioni: la fotografia e il caffè che gli faceva mamma con la “napoletana”. Oltre a sorseggiare caffè (e – fra una tazzina e l’altra - a sconsigliare di cuore i nostri compaesani dall’impelagarsi in controversie legali: “cercate di mettervi d’accordo, che fate solo arricchire gli avvocati”), il nostro senatore passava evidentemente la villeggiatura a fotografare la famiglia Zitelli.

In particolare - novello Lewis Carrol? - amava immortalare le ragazzine, sicché mi è rimasta una quantità smisurata di stampe (generalmente in formati microscopici) che testimoniano estate dopo estate i primi vent’anni di vita di mia madre e delle sue due sorelle. Tornando alla foto misteriosa, qualche cosa mi aveva colpito, ma non avrei saputo dire che cosa. Soltanto qualche giorno dopo, posando lo sguardo sulla copertina di pelle di quell’album, ebbi l’intuizione giusta. Ecco chi era il signore sul piazzale, il secondo da sinistra, con l’abito scuro e l’aria vagamente anglosassone! Era lo stesso che per anni avevo visto raffigurato sulle banconote da duemila lire. portai la foto in un laboratorio e chiesi al fotografo di ingrandirla, scurendola un po’ e cercando per quanto possibile di aumentare il contrasto. Il risultato, anche grazie alla qualità degli obiettivi “di una volta”, fu ottimo. Ora quel signore era perfettamente riconoscibile: si trattava nientemeno che di Guglielmo Marconi. A giudicare dall’età apparente delle bambine (una nata nel ’13 e l’altra, mamma, nel ’15) la foto doveva essere stata scattata fra il 1917 e il 1920. Chiesi a mia madre (che andava per i 90, ma con la testa ci stava ancora tutta) e lei mi rispose di sì: era proprio la foto di loro, bambine, con Guglielmo Marconi. Allora mi tornarono in mente le sue parole di tanti anni prima, quando mi raccontava che da piccola aveva visto lo scienziato armeggiare con i suoi apparecchi all’angolo della terrazza di casa nostra che dà verso Roma. Mandai la foto a un mio cugino ingegnere che lavorava proprio alla Marconi Ltd (una società multinazionale inglese di telecomunicazioni). Lui, a sua volta, la mostrò ai suoi colleghi più appassionati di storia tecnica e loro confermarono. Nel 2004 dirigevo “La Spiga”, il giornale locale che Massimo Saba riuscì a far uscire per una quindicina d’anni, e mi parve interessante pubblicare la foto con un breve commento. A quel tempo, però, internet non era ancora così popolare e i “social media” alla Facebook da noi neanche esistevano (Zuckerberg l’aveva appena lanciato a Harvard). Sicché l’interesse per la foto ritrovata fu notevole, ma breve. Ecco, allora, che dopo un’altra decina d’anni torno a proporla, stuzzicato anche da un recente articolo del “Grillo on-line” su una foto che dovrebbe ritrarre Marconi nel 1932 all’Osservatorio di Rocca, ma di cui nessuno finora è riuscito a riconoscere l’ambientazione precisa. La foto del mio vecchio album, se non altro, una “location” riconoscibile ce l’ha. Peccato soltanto che lungo la ringhiera del piazzale siano spariti da tempo i bei vasi che sormontavano le colonnette. Fortunatamente rimangono i lecci, anche se forse, prima che cadano, bisognerebbe potarli per bene.

Carlo Guarinoni Settembre 2014