Testimonianze sulla seconda guerra mondiale a Rocca di Papa - il libro di Maria Pia Santangeli

 

 

Sabato 11 gennaio 2017 è stato presentato nell’aula consiliare del Comune l’ultimo libro di Maria Pia Santangeli, apprezzata autrice di diverse opere su Rocca di Papa e sui Castelli Romani. Il nuovo volume, edito da Controluce e intitolato “Pane insanguinato – Rocca di Papa racconta i suoi anni di guerra attraverso 200  testimonianze”, è frutto di anni di ricerche documentali e di interviste ai superstiti o ai loro discendenti che hanno conservato le memorie  del periodo bellico.  Si va dalla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, con il famoso discorso di piazza Venezia ascoltato alla radio in un silenzio angosciato, all’arrivo degli Alleati del 4 giugno 1944 e all’avventuroso ritorno dei militari roccheggiani  dal fronte o dalla prigionia. Alle testimonianze locali Maria Pia Santangeli ha inframmezzato pagine esplicative essenziali per contestualizzare i ricordi e gli aneddoti. Da una cronologia degli avvenimenti curata da Vincenzo Rufini a brani sulla condizione delle donne di Miriam Mafai e a pagine del diario di Giuseppe Bottai, rifugiato per qualche tempo nel convento di Palazzolo. Ma una menzione particolare meritano soprattutto le citazioni dal diario di un nostro concittadino, Enrico Carnevali, giovane cancelliere giudiziario che nella primavera del ’44  seguiva con trepidazione gli avvenimenti da Roma  e annotava tutto in una prosa superba.  Una delle qualità più preziose del libro di Maria Pia è il certosino lavoro di cucitura che è riuscito a rendere fluida  e coerente una massa imponente di materiale disomogeneo; dalla lettura - piacevole e coinvolgente – emerge così un quadro  armonico  della percezione della guerra fra la gente comune. Non c’è nulla di meglio, per intendere al volo il dipanarsi del libro, che riportare i titoli dei capitoli in cui esso è organizzato:

I primi anni di guerra,

La caduta del fascismo e l’armistizio,

Il fronte si avvicina,

Il bombardamento del 14 febbraio,

La fuga dal paese,

Il secondo bombardamento e l’attesa degli Alleati,

L’arrivo degli Alleati,

La fine della guerra e il ritorno dei prigionieri,

La pace ritrovata.

In ciascuno di essi l’autrice riordina  episodi  sparsi, riferiti da  persone diverse per età, istruzione e nodo di esprimersi, arrivando però  a una valida sintesi. Il più delle volte lo stesso avvenimento è guardato con  occhi diversi, ma le testimonianze – come ha sottolineato la scrittrice presentando il libro – sono le tessere di un mosaico. Un mosaico, aggiungiamo, che nella sua unitarietà conferisce senso e colore a tutte le testimonianze, anche a quelle più brevi e personali. Talvolta frasi in dialetto Roccheggiano, trascritte cercando di rispettare l’immediatezza con cui sono state pronunciate, offrono la misura del grande lavoro di ricerca distillato nel libro. Un lavoro la cui mole traspare dalla bibliografia e, vorremmo  sottolinearlo, dall’indice dei nomi: due caratteristiche che marcano  la differenza rispetto a tante “raccolte”  di ricordi che si limitano a registrarli in maniera pedissequa e senza alcuna riflessione critica. Della cronologia abbiamo detto; corre però  l’obbligo di lodare l’ausilio prezioso di Franco Pagliuso per ciò che riguarda l’editing e l’impaginazione del testo, gli indici e anche per il corredo iconografico, essenziale ma emblematico. Se l’editore, presentando il volume,  ha voluto ricordare la “santa pignoleria” che ha prodotto ben 24 revisioni di bozze, possiamo aggiungere che tanta meticolosità ha avuto il merito di consegnarci un’opera non soltanto apprezzabile per il suo contenuto, ma anche bibliograficamente gradevole, sia nell’impaginazione (caratteri grandi e chiari, bella copertina di Piero Gentilini), sia nelle dimensioni. Tornando al titolo, “Pane insanguinato”, esso rimanda  plasticamente alle realtà tragiche della guerra: la fame e la morte. Sarebbe davvero auspicabile che questo libro fosse distribuito – come del resto ventilato dallo stesso Sindaco– agli allievi delle scuole di Rocca di Papa. Basterebbe confrontare  la retorica tonitruante del discorso di piazza Venezia e la disperazione degli affamati fra le macerie per essere grati a Maria Pia Santangeli di averci  dato questa occasione di ricordare e riflettere. 

Carlo Guarinoni

Febbraio 2017