"I boschi di Rocca di Papa nella letteratura"

Ove si escludano i molti riferimenti al territorio di Alba Longa  (un recente studio dell’Ecole Francaise de Rome ne ha elencati ben 25, da Fabio Pittore a Isidoro di Siviglia)  la prima menzione ai boschi dei Castelli, o meglio dei Colli Albani, si può trovare al paragrafo 85 dell’orazione di Cicerone “Pro Milone” (quella in cui Cicerone perora - vanamente, peraltro - la causa di Tito Annio Milone, accusato dell’uccisione di Clodio a Bovillae) :

“Ma siete voi, colline e boschi sacri d'Alba, siete voi, lo dico, che invoco e chiamo a testimoni. E voi pure, altari abbattuti degli Albani, associati ai culti sacri del popolo romano ed ugualmente antichi, che egli, reso furioso dalla follia, dopo aver tagliato e raso al suolo i boschi più venerabili, aveva sepolto sotto la mole smisurata delle fondamenta della sua villa: allora il vostro carattere sacro riprese vigore e prevalse la vostra potenza, che egli aveva offeso con delitti d'ogni genere. E tu dall'alto del tuo monte, santo Giove Laziale, il cui lago i cui boschi e i territori sacri aveva macchiato con ogni genere di scellerata profanazione, finalmente hai aperto gli occhi per punirlo; a voi, a voi e in vostra presenza ha reso soddisfazione, tardi ma in modo giusto e meritato. “

            Pio II (nato Enea Silvio Piccolomini), nei suoi “Commentari” scritti a partire dal 1458, ma pubblicati nel 1584, descrisse il paesaggio che attraversò nella primavera del 1464 per recarsi al castello di Rocca di Papa dove fu ospite del card. Prospero Colonna.

Stendhal, che venne in Italia per la prima volta a 19 anni, nel 1802, ma ci ritornò spesso e a lungo, trascorrendovi circa un terzo della propria vita, descrive diffusamente le foreste dei Castelli Romani nelle sue “Cronache” e, in particolare, parla diffusamente della Macchia della Fajola nella “Badessa di Castro”. Nelle sue “Passeggiate romane” invece, alla data del 28 agosto 1827, si trova questa frase:

“Il più bel bosco del mondo è quello dell’Ariccia: grandi blocchi nerastri di roccia nuda spuntano in mezzo a un bellissimo verde ed ai pittoreschi disegni del fogliame. Lo straordinario vigore della vegetazione mostra chiaramente che i Colli Albani sono un antico vulcano.”

            Massimo d’Azeglio, primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852, non si limitò a descrivere il paesaggio di  (e da) Rocca di Papa nel capitolo dedicato alla storia di “Carluccio” ne “I miei ricordi”, ma (probabilmente nel corso del suo primo soggiorno a Rocca, nel 1821) dipinse diversi quadri che raffigurano i nostri boschi di castagno, alcuni dei quali sono stati riprodotti nel libro di Massimo Saba “Rocca di Papa”, La Spiga 20..

            Hans Christian Andersen, nel suo romanzo del 1835, “L’’improvvisatore”, ambienta l’ultimo capitolo fra contadini e briganti di Rocca di Papa e descrive le foreste dei Colli Albani in toni fantastici.

            Augustus Hare, scrittore inglese della seconda metà dell’Ottocento, parla di Rocca di Papa e dei suoi boschi (in particolare della Macchia della Fajola infestata dai briganti” nel suo “Days near Rome”).

             Richard Voss, un prolifico scrittore tedesco del XIX secolo che abitò a lungo a Frascati, a villa Falconieri, nel suo “Du, mein Italien” cita ripetutamente Rocca di Papa e i suoi boschi.

Tra le varie personalità artistiche che hanno soggiornato a Rocca, Tito Basili, studioso di cose roccheggiane vissuto nel secolo scorso elenca (oltre a quelle citate sopra): Goethe (di cui però non sono mai riuscito a trovare riferimenti specifici alla nostra città), Byron, Longfellow, George Sand, Wordsworth, Turgheniev, Hans Barth, Carducci, Maccari, Pirandello, Capuana, D’Annunzio, Antoniazzo Romano, Vincenzo Cabianca, Ettore Tito, Giovanni Battista De Rossi. Se non nelle opere, è molto probabile che nei diari o nella corrispondenza di tutti costoro sia citata Rocca di Papa e sarebbe bello se qualche giovane si dedicasse, magari scegliendolo come argomento per la tesi di laurea, a ricercare questi riferimenti.

            Fra le molte opere comparse negli ultimi anni occorre segnalare almeno quelle di Maria Pia Santangeli (in particolare “Boscaioli e Carbonai” del 2005) e quelle di Paolo Bassani.