Un titolo di credito vecchio di un secolo emesso dalla Pro Rocca

 

Parecchi anni fa, scorrendo il catalogo di non so più quale libreria antiquaria, mi andò l’occhio su una sezione che di solito non guardo: quella riservata alla “scripofilìa”. Tranquilli, non è l’ultima perversione di moda, è soltanto un parolone che dovrebbe nobilitare il collezionismo di titoli di credito fuori corso: azioni o obbligazioni, cioè, che non valgono più niente, ma sono molto apprezzate per decorare le pareti dagli economisti in pensione e dagli spacciatori di fondi comuni (anche da quelli in attività).

Sia come sia, fra centinaia di variopinti certificati di prestiti di guerra o di qualche miniera africana (azzardi finanziari che avranno rovinato generazioni di risparmiatori sprovveduti), a un certo punto colsi “Rocca di Papa”. Ohibò! Incuriosito, lessi l’inserzione e scoprii qualcosa che non avrei mai sospettato: il 27 giugno 1913 la società Pro Rocca lanciò sul mercato (o forse, più probabilmente, propose ai notabili locali) un prestito di 5.000 lire (circa 20.000 euro di oggi), diviso in “azioni” da 50 di nominale apparentemente infruttifere.

Potevo lasciarmi scappare un reperto simile? Investendo a fondo perduto qualche decina di migliaia di lire, mi feci mandare a domicilio l’interessante foglio di carta. Se oggi mi decido a pubblicarlo un motivo c’è. Ritengo, infatti, che il “prestito” fosse destinato a pagare i lavori eseguiti nel 1912 per la sistemazione della rotonda del Tufo (l’emissione fu infatti deliberata nell’agosto di quell’anno).  Esistono centinaia di immagini, pubbliche o private, che raffigurano il mio amato piazzale in tutta la sua storia ormai ultracentenaria, ma penso che nulla come quel pezzo di carta filigranata giallognola testimoni meglio il livello raggiunto a quell’epoca dall’intervento privato per la cura dei beni pubblici.

Quello che gli storici chiamerebbero con un altro parolone “evergetismo”, circa cent’anni fa, ci ha regalato un belvedere unico al mondo. Senza falsa modestia, dove lo trovate un altro panorama che spazi su Roma e sull’Agro dal Circeo (vabbè, quasi) all’appennino abruzzese, passando per Castel Gandolfo, Ostia, Civitavecchia, Monti della Tolfa, Lago di Bracciano, Soratte, Terminillo eccetera eccetera? Ebbene, nonostante i lavori del 1912 siano stati fatti talmente a regola d’arte che ancora oggi possiamo appoggiarci sulla stessa ringhiera da cui si affacciavano i villeggianti nel primo anteguerra, lo stato di manutenzione attuale fa piangere.

Non ho titoli per ripetere le sentenze lapidarie di Francesco Santovetti su Tufo e dintorni (chi vuole può consultare il bel libro del ‘97 sulla Vermicino-Rocca di Papa, alle pag. 160 e 164), ma insomma, una bella potata (prima che cadano) a quei lecci ipertrofici e qualche fioriera decente sulle colonnette non sarebbero – credo – spese impossibili. Tornando alla nostra “azione”, fa una certa impressione leggere le firme dei proponenti: Ferri, Santovetti, Belloni. (click per ingrandire l'immagine dell'obbligazione)

Sono cognomi che ricorrono spesso nella storia locale. E soprattutto sono persone che, dopo tanto tempo, meriterebbero di essere ricordate: un modo adeguato, credo, sarebbe quello di sistemare una buona volta la rotonda del Tufo, magari ispirandosi ai criteri di allora e - per favore! -   evitando come la peste i “ciotoloni” in puro stile Tour-Belle-Moine che comparvero qualche anno fa (roba da perdonare perfino i teppisti che li hanno distrutti).   

Carlo Guarinoni, Settembre 2014