I vicoli di Rocca per gli artisti stranieri dell’ottocento

(Click per ingrandire la foto)

 

Un annetto fa, scorrendo i cataloghi on-line del Rijksmuseum di Amsterdam vidi che nei suoi depositi era conservata la veduta di una “strada di Rocca di Papa” firmata da un tale Willem Johannes Martens. Non avevo idea di chi fosse costui né di che genere di opera si trattasse: un disegno? Un quadro? Bello? Brutto? Non restava che informarsi. Scrissi al Museo e mi scontrai subito con il senso pratico degli Olandesi. L’opera esisteva, ma non era mai stata digitalizzata, non se ne prevedeva a breve la digitalizzazione  e, se proprio avessi voluto averne una copia, dovevo inviare la tal cifra all’economa del museo.

Cercai notizie dell’autore, ma non trovai molto. Di questo Martens riuscii a sapere soltanto che era nato ad Amsterdam nel 1839, era stato a Roma a diverse riprese (nel 1874, fra il 1878 e il 1881 e, infine, nel 1887) ed era morto a Berlino nel 1895. In rete non riuscii a scovare più di tre o quattro riproduzioni dei suoi lavori che, oltretutto, davano l’impressione un po’ deludente del “mestierante”: uno di quelli - per intendersi - che si specializzano in soggetti di facile presa e cercano di venderli ai turisti del posto o ai sedentari di casa loro. Soltanto un quadretto, riprodotto in un sito di Olandesi a Roma, poteva sembrare di qualche pretesa: una dama con ventaglio affacciata ad un balcone con la sagoma di San Pietro sullo sfondo.  Niente di entusiasmante, in ogni caso.  Decisi comunque di accettare la scommessa; spedii qualche decina di euro al museo e rimasi in attesa, convinto in cuor mio di essermi fatto fregare dai soliti venditori di formaggi rotondi.  Che differenza rispetto alle mie care Istituzioni Tedesche, cui spesso basta la richiesta di uno sconosciuto (purché abbia un  minimo di parvenza “culturale”) per mobilitare studiosi e conservatori in una gara a chi risponde per primo (e gratis)!

Sia come sia, dopo circa una settimana arrivò prima la copia della fattura (come volevasi dimostrare) e – a pagamento incassato - una mail con un file in alta definizione in allegato. Soltanto per scaricare l’immagine sul PC di casa mi ci vollero diversi minuti, ma alla fine non credevo ai miei occhi. Avevo davanti la quintessenza del paesaggio roccheggiano dell’Ottocento. Quello che avevo letto nei resoconti di tanti viaggiatori nordeuropei mi si era materializzato davanti agli occhi. Ecco la viuzza di terra battuta col rigagnolo di scolo in mezzo. Ecco il famoso maialino nero che grufolava per i vicoli di Rocca come un cagnolino domestico. Ecco le galline che avevo già visto ruspare indisturbate  per le strade di Rocca in tante cartoline, ancora all’inizio del Novecento.  Ed ecco, infine, le belle Roccheggiane impettite nei loro costumi tradizionali, in marcia con la cesta sul capo o sedute sui gradini di casa con il lavoro a maglia.

Insomma, senza saperlo, avevo messo le mani su un’opera eccezionale. Non forse dal punto di vista artistico, ché il povero Martens non poteva certo competere con tanti suoi illustri  compaesani, ma sicuramente da un punto di vista “etnografico”.  Valeva decisamente la pena di “investirci” qualche altra decina di euro. Trovai una tipografia capace di stamparmi l’immagine su tela e la feci incorniciare per bene. Oggi il quadro - purtroppo di nessun valore venale, ma di grande significato per me - è appeso in salotto a ricordarmi l’avventura della sua scoperta e a illustrarmi gradevolmente quello che, leggendo, avevo potuto soltanto immaginare.

Carlo Guarinoni, novembre 2016