L’Ecomago

(Foto di Matteo Trinca, 2014)

 

L’Ecomago

                                                                                                 

 

 

di Rita Gatta

In un piccolo foglio di carta s’intravedeva qualcosa che non si riusciva a decifrare. Era un normale foglio di carta, bianco, senza righe né quadretti.  Era poggiato sulla scrivania della nonna, un po’ obliquo, tra penne, appunti colorati, tastiera del pc e altre mille cose indispensabili.

Nessuno pareva notarlo, tantomeno la nonna che, quando si avvicinava per scrivere o per cercare un paio di forbici, una penna o la colla,  distrattamente lo sfiorava, lo spostava appena appena, senza mai sollevarlo e metterlo via.

Un giorno la piccola Serena entrò nello studio e, come di solito faceva,  chiese:

-          Nonna mi leggi un libro?

-          Ma certo piccola mia!

La donna la prese per mano, si avvicinarono alla grande libreria che era nella stanza e la incoraggiò  a  scegliere uno tra i tanti volumetti che erano sullo scaffale in basso, dove la piccola poteva arrivare.

-          Quale prendiamo oggi?

La bambina iniziò a toccarne alcuni, ne spostò altri e infine scelse quello che le piaceva di più…

-          Ecco nonna, leggiamo questo!

-          Vediamo un po’, MAGICHE MAGIE DI MAGO SICCOTTO. Uhm, va bene: non ricordavo di averlo, che strano!

-          Guardiamo anche le figure, vero nonna?

-          Certo!  Allora cominciamo…

C’era una volta in un bosco un mago: era alto, con una lunga barba bianca; aveva un faccione tondo tondo e un paio di occhiali con lenti trasparenti sugli occhi chiari, con la montatura d’oro.  Un grosso abito violetto copriva il suo pancione e arrivava a sfiorare la punta delle lucide scarpe verdognole con la punta arricciata. Al collo una sottile catenina, appeso un ciondolo ovale nel quale era incastonata una pietra verde smeraldo che cambiava colore a seconda del tempo e della luce. 

Il mago viveva nella cavità di un vecchissimo albero di quercia, dal fusto contorto provato dal vento e dalla pioggia: una grossa incisione ramificata sul legno, ricordava lo schianto di un fulmine.

Apparentemente sembrava una vecchia roverella come le altre, ma una volta entrati nella cavità ch’era poco più grande di una finestra, si scopriva un mondo di alambicchi e di ampolle piene di unguenti e pozioni di mille colori. Era ampio quell’ambiente, ornato da bizzarre radici colorate che tra loro formavano ragnatele di legno: numerosi cunicoli si dipartivano da quell’antro sorprendente.

Il vecchio mago realizzava sortilegi stravaganti e curiosi, non sempre apprezzati dall’Ordine dei Magici Esseri Misteriosi che lo aveva allontanato perché le sue stregonerie non erano colorate di nero pece, ma si tingevano di caldi gialli, infuocati rossi, smeraldine tonalità con riflessi viola… 

L’anziano incantatore  da tempo non riceveva più inviti ai periodici incontri Magia e stregoneria a gogò e, anche se a lui questa cosa un po’ pesava, gli piaceva tirare avanti per la sua strada e continuare a fare esperimenti e incantesimi con le mille risorse che la selva gli offriva. 

Nella sua misteriosa dimora gli faceva compagnia un rosso scoiattolo dalla coda fiammeggiante, agile come una scheggia e rapido come un lampo. Rodiciotto era il nome che il mago aveva scelto per il suo amico dagli enormi dentoni con i quali rosicchiava in un battibaleno mille ghiande, castagne, noci, bacche saporite.

-          Nonna che bello! E che facevano insieme?  

-          Vediamo Serena, andiamo avanti…

Il nostro mago aveva un librone polveroso, con numerose pagine scritte in modo fitto fitto e tante illustrazioni realizzate di suo pugno: erano frasi che descrivevano le sue magie, annotavano ingredienti, posologie, indicazioni per l’uso, effetti e antidoti. I disegni mostravano le sequenze degli incantesimi, le trasformazioni e i risultati.

-          Ma era un mago buono, nonna?

-          Non so, sentiamo cosa dice la favola…

Gli animali del bosco erano suoi amici: spesso mago Siccotto con le magie li aveva aiutati nel pericolo. Come quella volta che la famiglia di ricci era rimasta circondata dalle fiamme provocate da una folgore:  il mago aveva pronunciato:

-          Sfiammate fiammelle,  volate bel belle! 

E le lingue di fuoco s’erano trasformate in uccelli dalle piume amaranto,  librati a stormo verso il tramonto infuocato.

Un mattino, poco prima dell’alba, nella sua sfera magica Siccotto vide qualcuno penetrare nel bosco: erano persone che procedevano in modo furtivo, si guardavano intorno e camminavano quasi inchinati sotto il peso di alcuni sacchi che portavano sulle spalle. Trasformato in albero di castagno, il mago si lasciò sfiorare dai tre loschi figuri, mentre procedevano inoltrandosi sempre più verso l’interno della selva.

Erano molto diversi tra loro: alto e magrissimo il primo, calvo e con un naso a becco d’aquila;  tondo e cicciotto il secondo che arrancava sulle sue gambotte corte; piccoletto il terzo che camminava sulla punta dei piedi per sembrare più alto.

-          Dobbiamo sbrigarci- sentì dire da uno di loro

-          Sì così poi ce ne torniamo a casa: ci hanno pagato bene!

-          Ma quel che stiamo per fare –il terzo si espresse con tono dubbioso – non è un pericolo per chi vive qui e…

-          E chi vuoi che viva qui?  Gli animali!

-          Non solo, ma anche le piante, gli alberi, i fiori…

-          E allora?  Cosa vuoi che dicano? Mica parlano le piante!  - rise quello che per primo avanzava

-          Non parlano, ma vivono e con le loro bacche, le fragoline, i frutti del bosco, le castagne si nutrono gli animali, senza contare le persone che vengono qui a cercare i funghi, a raccogliere ramoscelli e legna per il fuoco…

-          Ma piantala! Noi abbiamo un compito da sbrigare e tu smettila con questa predica. Lasciare un po’ di sacchetti di plastica con questi rifiuti nel  bosco,  cosa vuoi che succeda? La natura ricresce e copre tutto, tra qualche tempo non si vedrà più nulla!!

-          Quello che stiamo per fare non è bello: immagina chi verrà a passeggiare da queste parti e vedrà quel che stiamo lasciando. Senza contare che molte sostanze che sono nei sacchi, bagnandosi con la pioggia, penetreranno nel terreno, arriveranno al ruscello che scorre qui vicino, lo sentite come gorgoglia? Le acque si inquineranno e i pesci moriranno…

-          Proprio un complice ecologista ci doveva capitare!

-          Questo è pericoloso, dobbiamo fare qualcosa!

I due uomini mollarono i sacchi e, bloccato il loro complice, iniziarono  a legarlo con una fune:

-          Ma cosa fate?

-          Zitto, imbavaglialo

-          Fermi, lasciatemi stare!

-          Hai parlato anche troppo.

-          Abbandoniamolo qui, legato come un salame !

-          Stanotte qualche orso o qualche lupo affamato troveranno buon cibo!!

-          Ah, ah, ah!!   -

Ridendo i due, presi i sacchi di velenosi rifiuti si allontanarono lasciando là il loro compagno, quello più piccolo di statura che cercava di liberarsi e mugolava tentando di togliersi il bavaglio sulla bocca. In quel momento uno scoiattolo dalla coda fiammeggiante si avvicinò al prigioniero e iniziò a rosicchiare la corda… Rodiciotto aveva solo preceduto il mago che infatti subito dopo apparve.  Al vederlo il prigioniero sbarrò gli occhi terrorizzato, ma uno schiocco delle dita e la formula:

-          Scordati corda di legare e  libero quest’uomo lascia andare!

La fune che Rodiciotto stava già rosicchiando si sciolse con un movimento sinuoso: cadendo a terra si trasformò in tanti piccoli millepiedi che danzavano al profumo del terriccio bagnato di rugiada.

L’omino, ormai libero di muovere le mani si tolse il bavaglio e guardò il suo liberatore con non poca preoccupazione, ma Siccotto con voce ferma gli chiese:

-          Cosa contengono quei sacchi?  Ho visto e sentito tutto, non temere

-          Io ho tentato di fermarli: ci sono sostanze velenose in quei sacchi. Ho finto di assecondarli, di essere loro complice per vedere dove avrebbero portato quei rifiuti, ma mi sono tradito.  E loro…

-          Lo so .  Ora non c’è tempo da perdere. Vieni con me…  come ti chiami?

-          Silvano; Lordarello e Sporcacciottonon sono amici miei… speravo di riuscire a fermarli.  

-          Ti credo, ami la natura anche nel nome: Silvano da selva, bosco, natura…  ma ora fermiamo quei due bricconi.

Senza dire altro Siccotto che tutto teneva sotto controllo con la sua sfera magica, con un gesto fece materializzare una nube che avvolse i due malviventi proprio nel momento in cui si stavano preparando a gettare nel ruscello i loro sacchi neri e puzzolenti.

-          Sì. Meglio gettarli nel ruscello, così non c’è pericolo che li trovino, l’acqua li porterà via con sé

-          Magari qualche pesce morirà…

-          Ah, cominci anche tu? – vuoi che leghi anche te come un salame?

-          Ma cosa sta succedendo? Guarda, l’acqua sembra strana…

 Non s’erano accorti che proprio in quel momento dietro di loro mago Siccotto, stava pronunciando una formula magica:  

-          Sali ruscello, gorgoglia bel bello! –

   Le acque del tranquillo corso d’acqua parvero dapprima zampillare in modo  allegro e vivace, poi sempre di più vorticosamente getti d’acqua si staccarono dalla liquida superficie che scorreva tranquilla e, a pioggia, si rovesciarono scroscianti e carichi di una sostanza oleosa e vischiosa sui due loschi figuri, avvolgendoli in un’appiccicosa miscela di  nauseabondo odore…

-          Aiuto!

-          Ma che succede?

-          Allontaniamoci,  presto!

-          E questi? – disse il complice indicando i sacchi

-          Lasciamoli qui!

Ma proprio in quel momento i sacchi parvero materializzarsi in due ombre scure che allungavano e allargavano la loro dimensione, stendendo minacciose mani tenebrose verso i due sporcaccioni.   Nere sostanze liquamose parvero prendere vita quando la voce del mago disse:

-          Spuzzose essenze puzzolenti strettamente avvolgete questi esseri fetenti!

-          Aiuto!!

-          Che succede??!

Alla vista di quelle ombre che sempre più prendevano consistenzai due lestofanti corsero verso il sentiero, ma un groviglio di rami impedì loro di orientarsi, sembrava quasi  volesse avvolgerli.

Lacerando gli abiti durante la fuga, Lordarello e Sporcacciotto corsero verso il luogo dal quale erano arrivati, ma trovarono la via sbarrata da dieci, venti, cinquanta, cento, mille sacchi come quelli che volevano abbandonare.

-          E tutti questi sacchi da dove vengono?

-          È un sortilegio, un incantesimo, fuggiamo! 

Le radici degli alberi si trasformarono in legnosi serpenti che avvolsero i due immobilizzandoli. Fu allora che mago Siccotto e Silvano comparvero loro davanti:

-          Vi avevo detto di non lasciare i sacchi, di non fare del male alla natura, ecco ora è lei che vi imprigiona e …

-          Quel che si fa si rende e la natura si difende!

In un attimo i due si trasformarono in due puzzole puzzolentose che fuggirono tra i cespugli del bosco e quei sacchi pieni di veleni con una magia scomparvero per sempre…

 

-          Nonna e poi?

-          Mah… finisce così

-          Ma come ?? E Silvano? E il mago?

-          Infatti mi pare …  Vero, manca una pagina!

-          Nonna, guarda: quel foglio si sta muovendo sulla tua scrivania!

-          Chiudiamo la finestra, c’è qualche spiffero d’aria…

-          No nonna,  sembra scolorito.

-          Hai ragione piccola mia.

In quel momento una matita e dei colori ch’erano in un portapenne iniziarono a danzare davanti al foglio sotto gli occhi meravigliati della nonna… la bimba però prese in mano i colori e si mise a disegnare, poi rivolta all’anziana signora le disse:

-          Ecco nonna, io ho fatto il disegno: così finisce la storia, scrivi tu?

-          Va bene, dimmi e io scrivo…

-          Allora Silvano e il mago Siccotto si abbracciarono e in quel momento tutto divenne magicamente lucente e luminoso… ti piace nonna?

-          Moltissimo

-          Scrivi anche tu qualcosa…

Un dolce sguardo alla piccola e poi l’anziana signora scrisse: sorrise il mago vedendo Silvano svanire nell’aria; sapeva che si sarebbe risvegliato, bambino, nel suo letto,  pensando a un sogno, ma un sogno che non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe fatto di lui un uomo sempre pronto a lottare contro chiunque avesse voluto inquinare e distruggere l’ambiente.