Mestieri scomparsi - 2

(V. Leonida Montanari, 35:  anche se la porta è stata spostata a sinistra,  là c’era il laboratorio di Pao’  e di Cirillo suo allievo)

 

Perché i calzolai? Perché è un mestiere artigianale che va scomparendo, sostituito soprattutto dalle macchine. E visto che a Rocca di Papa solo uno ne è rimasto che possa offrire la propria testimonianza, mi è sembrato doveroso raccoglierla perché non vada perduta questa memoria.

Potrebbe darsi che qualche piccola imprecisione filtri in quello che leggerete, date, nomi, parentele, ma va ricordato che le testimonianze orali sono a volte soggette a vaghezza, indeterminazione, approssimazione e queste sono causa di qualche lieve inesattezza.

E’ nell’insieme che andrebbe ricercato il valore di questo sforzo che non ha alcuna pretesa storica, ma che avvalora la memoria e con essa l’affetto e il legame con quanti ci hanno preceduti, offrendo inoltre una fotografica realtà di una Rocca scomparsa, quella delle piccole botteghe artigianali presenti un po’ ovunque, in passato, nel nostro borgo cittadino.

 

 

Negli anni ’20-’30  in un laboratorio probabilmente ricavato in qualche cantina di proprietà  in Corso Costituente, zona Cannetacciu  lavorava   come    calzolaio   Celestino Romei detto ‘a Cornacchia.  Chiamato a fare il postino,  non abbandonò questa attività, svolgendola nei momenti in cui era libero. Spesso, quando si recava a Frascati a ritirare la posta capitava che qualche studente rocchegiano  lo “ingaggiasse” a fare il “padre” quando aveva bisogno di essere giustificato per assenze a scuola. Il buon Celestino, in cambio di mezzo litro si prestava volentieri. Una volta capitò che, calatosi fin troppo bene nella parte paterna, sganciasse un sonoro ceffone allo studente di turno che aveva accumulato, a dire del Preside, un numero troppo elevato di assenze.  Risultato: il somaro assenteista non onorò il debito, piccato per la punizione esemplare e ‘A Cornacchia restò a bocca asciutta!   

 

Timotio,   Timoteo Rufininato intorno al 1895  ha praticato questo mestiere intorno agli anni ‘30/’50 . Ciabattino,  aveva la sua botteguccia su Corso Costituente, vicino all’attuale negozio di Claudio Botti. Antifascista, spesso si lasciava trascinare nella sua foga politica e veniva arrestato. Sposato con due figli, la moglie diceva in queste occasioni: - Meju sosì, ammeno ci dau quaccosa-  riferendosi al sussidio che il Podestà dava alla famiglia in questi casi.

Una volta chiamato a Vivaro a fare un comizio gli fu consigliato dal suggeritore di turno di promettere la linea tranviaria che avrebbe agevolato gli spostamenti a Rocca di Papa… e lui nella foga aggiunse “e metteremo pure la luce, così potrete zappare anche di notte” !!

 

 

Pieroni  Amerigo era  un maestro calzolaio, ha avuto molti apprendisti e lavorava intorno agli anni ’50  in Via Gramsci, proprio nel laboratorio gestito poi da Pecio’ figlio, Gabriele Gatta,  a fianco all’attuale negozio di frutta e verdura di Angelino. Non era sposato, ha lasciato il suo locale ai nipoti che poi  lo hanno dato in affitto a Pecio’.

U Roscettu, “l’èlite dei calzolai”come lo qualifica Carletto,  al secolo Mario Lucatelli, era così soprannominato per i suoi capelli pel di carota; era nato negli ultimi anni dell’800 e ha lavorato dal’20 al ’60 circa. Molto bravo, rifinitissimo nel suo mestiere, era il migliore di tutti e creava da sé i modelli delle scarpe che poi realizzava, era stato maestro del famoso Peppe, del quale leggeremo più volte, era rivenditore di pellami e suole. Abitava in Via Gramsci e lavorava, poco distante, nella traversa sottostante, in Via Stefano de Rossi. Sposato con una figlia, era il suocero del già citato sindaco di Rocca di Papa  Tito Basili.  (nella foto a destra Via Michele Stefano de Rossi 62:  laboratorio du Roscettu)

Le ultime scarpe riparate dau Roscettu furono quelle di Suor Eulalia, una religiosa delle Carmelitane (Suore Tedesche), mentre era a letto, già malato.

E’ stato indimenticabile maestro della Banda musicale di Rocca di Papa.

Suo nipoteVandru,  Evandro De Luca per poco tempo ha lavorato come apprendista, preferendo poi il campo dell’edilizia, come muratore. Qualche volta la domenica lo si vedeva  intento a riparare le proprie scarpe o quelle dei suoi familiari.

 

Angelo De Luca, u carzolaru, classe 1904 prima di essere assunto alle Poste come postino, era un riparatore e continuò tale attività per arrotondare lo stipendio. Lavorava vicino Piazza XX Settembre (Piazza Vecchia) in via della Cava, intorno agli anni ‘30/’40. Suo figlio era Paolo u sordu che incontreremo più avanti.

 

Pao’  soprannome di Gerardo Casciotti, fratello di Lippo’ detto  “U Sceriffu”, e de Matto' amava tanto i  gatti:  in via Leonida Montanari, dove abitava, la mamma ne possedeva  più di uno.  Lui in particolare ne aveva uno che si chiamavaBìcchidi

Ha lavorato come ciabattino  dal 1935 circa fino al 1980 circa nella stessa via dove c’era la bottega artigianale di Carletto, ultimo tra i calzolai a Rocca di Papa, già citato per il suo contributo, insieme all’artista Franco Carfagna, a questa ricerca.

Claudicante dalla nascita, spesso gli amici lo rendevano felice portandolo in giro per i Castelli con la moto. Era un forte giocatore di morra  che veniva clandestinamente praticata nelle grotte delle bettule, le osterie.

Felicemente sposato ebbe due femmine e un maschio.