Mestieri scomparsi 5

(Largo del Selciato  laboratorio di Squartinu)

 

 

Numerosi i calzolai allegri, ilari, spiritosi che amavano raccontare storie e fare battute; non erano tanti  coloro che si lasciavano assoggettare dall’ira o dalla malinconia, ma chi lo faceva aveva i suoi buoni motivi, per esempio una disabilità grave come la sordità. Alcuni calzolai però dimostravano di essere l’eccezione che conferma la regola: erano alti, forti e possenti. Qualcuno era più abile e rifinito, altri meno, ma tutti avevano un deschetto e un loro laboratorio, si circondavano di amici per chiacchierare o di apprendisti ai quali insegnare il mestiere; si attendevano i forastieri  che davano lavoro con riparazioni o, per chi era molto bravo, con la realizzazione di scarpe su misura.

 

 

U Duce, al secolo Ugo Pizzicannella, era chiamato così per la somiglianza a Mussolini e non per le idee politiche. Anche lui è stato un abile calzolaio, come tutti gli apprendisti di Peppe; non ha concluso la sua vita lavorativa nel laboratorio artigiano perché poi ha lavorato presso la Stefer; anch’egli piccolo di statura era un personaggio molto simpatico, gioviale e pronto alla battuta umoristica.

 

Ottorino Gabrielli proveniva da una famiglia dove le donne erano tutte ciammellare provette, incominciando dalla nonna Maria Paolina Tojetti, sorella dell’artista Domenico Tojetti autore di San Carlo Borromeo nella Chiesa dell’Assunta, sua madre Adele e sua moglie Pia Gentilini, meglio conosciuta come Piella.  Ottorino ha lavorato come apprendista da Peppe per circa due, tre anni, per poi dedicarsi all’edilizia come muratore.

 

Boezio Palozzi detto Ennio o Clark Gable per i baffetti che sfoggiava, simili a quelli dell’attore statunitense, fu apprendista da Peciò padre e lavorò fino al 1960 come ciabattino, fino a quando non venne assunto alle Poste come portalettere e divenne collega di Celestino  ‘a Cornacchia. Piccolo di corporatura era sposato, con quattro figli. Fervente democristiano, amava molto cantare nelle osterie del paese.

 

Lorenzino Basili, classe 1933 anch’egli apprendista di Peppe, era un valido ciabattino  che ha praticato per poco tempo la professione, dal ’50 al ’60, lasciandola quando  è stato assunto alla Stefer; aveva la sua botteguccia nella piazzetta sotto ai lavatoi comunali, vicino largo del Selciato. Essendo piccolo di statura non ha fatto il servizio militare, anche se poi, secondo quanto dice il nostro testimone Carletto, crebbe successivamente.  Era sposato con due figlie. È mancato due anni fa.

 

Natale Mazzoli era un abile calzolaio, formatosi come molti da Peppe; umbro, si era trasferito a Rocca di Papa per lavoro; lungo il Corso Costituente, nell’attuale negozio di Tuatha Na Side, dal ’60 all’80/85 circa,  aveva aperto il suo laboratorio ed anche un calzaturificio; era cognato di Sestilio il gestore della benzina BP in Piazza della Repubblica e viene ricordato come una persona affabile e gentile.

 

Guglielmo Gatta, detto Puncico aveva ereditato il soprannome dal padre. Apprendista da Peppe aveva la sua bottega in Via Ortagia ed era un ciabattino che riparava le scarpe. Svolse questo mestiere per circa dieci anni dal ‘60 al ’70, fino a quando non fu assunto alla Stefer.

 

Franco Gentili, detto U carzolaru  era nativo di Boville ed era convolato a nozze con una Rocchegiana, Carla Giovanazzi; altro apprendista di Peppe, lavorava in una cantina in zona Casette intorno agli anni ‘65/’70, poi si trasferì in una stanza nella ex-Colonia in Via Cavour,  dove aveva preso alloggio.

 

Squartinu,  Mario Botti  era il suo nome e  doveva il suo nomignolo ad una disabilità molto grave che lo costringeva a muoversi in modo scoordinato. Scherzoso di carattere, aveva appreso qualche rudimento come apprendista nel laboratorio di  Peppe, poi si era trasferito a Roma dove si era messo a vendere fiori e caldarroste in Piazza dei Consoli, nel quartiere Don Bosco (foto a lato).

 

Sdèina, nòmera  di Franco Basili, così chiamato perché, claudicante, sderenatu, si muoveva in modo impacciato. Scapolo, era un calzolaio “rifinito”   che ha lavorato in Via Gramsci dagli anni ’60/’80. Fumatore incallito, era nato negli anni ’30 ed è mancato a circa 65 anni. Molto abile, creava scarpe su misura anche per i villeggianti.

A Rocca di Papa, infatti, molti erano i calzolai  che aspettavano l’arrivo dei turisti: i Signori  avrebbero fatto aumentare le richieste di riparazioni e il lavoro,  con un guadagno certamente più sicuro rispetto a quei paesani che a volte, come già detto,  erano costretti a pagare in natura con i prodotti dei boschi o dei campi.