Il Castagno da Frutto

 

2.2  RELAZIONI SU INVITO:    

 

 

Elvio BELLINI e Luigi VEZZALINI

 

Presenta Luigi Vezzalini

 

(indietro)

 

Presentazione del Moderatore  dottor  Grimaldi:

       La seconda relazione è a firma  del professor Elvio Bellini e del dottor Luigi Vezzalini.  Il professor Bellini, che  doveva essere presente,  è stato trattenuto da un lutto purtroppo grave.  Gli rivolgiamo un caro e affettuoso saluto.

       Il dottor Luigi Vezzalini, nell’ambito del Piano di settore castanicolo 2010-2013 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha collaborato col prof. Bellini dell’ Università degli Studi di Firenze, nel coordinamento del Gruppo di lavoro “Multifunzionalità del Castagno,  Valorizzazione e Marketing territoriale”.

       Il dottor Vezzalini è coordinatore tecnico dell’Associazione nazionale “Città del Castagno” ed è dirigente del Settore Agricoltura  e tutela del territorio dell’Unione dei Comuni “Terre di Castelli” di Modena.

       Il tema della sua relazione è “Il castagno da frutto”.

 

 

 

 

       Buongiorno. Sostituisco indegnamente il prof. Bellini, col quale ho collaborato  molto positivamente  nello svolgimento del Piano di settore castanicolo. 

       Il tema di oggi si riferisce alla castanicoltura da frutto, che estrapolerò  da una presentazione  riferibile, come si potrà osservare, alla castanicoltura italiana in generale.  Nel considerare  le varie problematiche che abbiamo a livello nazionale, cercherò di evidenziare anche quelle  soluzioni che più nello specifico sono riferibili al territorio in cui oggi ci troviamo.

 

 

 

       In Italia la castanicoltura interessa 14 regioni (sebbene sia presente, di fatto, in tutte), dall’Arco Alpino lungo tutto l’Appennino.
Per estensione prevale l’Appennino centro settentrionale (Toscana, Liguria),  per produzione di frutti quello meridionale (Campania, Calabria).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Piano di settore castanicolo ha affrontato non solo gli aspetti territoriali ma anche quelli commerciali, collegati alla importazione di frutti asiatici di specie diverse dalla Castanea sativa tradizionale italiana.

 

 

 

 

 

 

   I punti 1 e 2 sono riferiti soprattutto al castagneto da frutto. Nei metati si essiccano i frutti da cui ricavare la farina, prodotto che ha spazio di mercato  ampio (in Toscana due sono i marchi europei applicati), può essere panificata bene e in vari cibi si presta ad alimentare celiaci e chi segue diete specifiche.

   Gli antichi mestieri valorizzano il territorio anche esercitando un interessante  richiamo turistico.    Così le sagre (Rocca di Papa ha la sua, ed è iscritta nella rete delle “Città del Castagno” italiana che le promuove).  Sulle Strade Europee del Castagno  invece c’è ancora molto da fare, al fine di indicare itinerari in cui si possono gustare piatti a base di castagne locali in ogni mese dell’anno (anche nei mesi estivi, come succede ad esempio a Roccadaspide).

   Quali e quanti siano altri aspetti della multifunzionalità del castagno (punti 6, 7, 8) è egregiamente  mostrato nella mostra allestita nella sala qui accanto, con ponnelli preparati dal Centro di studio e divulgazione del castagno di Marradi, presieduto dal prof. Elvio Bellini.

 

 

 

 

 

 

 

La Regione Emilia Romagna, col suo Servizio fitosanitario, ha presentato all’Unione Europea un progetto che mira a salvaguardare la biodiversità del castagneto dai pericoli causati dal cinipide.   Le preoccupazioni dei Parchi da un lato sono giustificate, dall’altro limitano troppo lo sviluppo, perciò occorre capire meglio e chiarire gli aspetti normativi in proposito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui vediamo ancora il Castagno dei 100 cavalli, con una scolaresca.

 

 

 

 

Sui mercati prevalgono nettamente gli interessi e le strategie della Grande Distribuzione Organizzata, con enorme divario di prezzi rispetto a quelli pagati al produttore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       In chiusura evidenzio la necessità di giungere a una definizione italiana del castagneto da frutto (sue caratteristiche e peculiarità), che sia univoca per tutte le Regioni, al fine di poter attingere a fondi europei   (che ora sono dati  solo ai  Paesi  che forniscono una definizione),  ma anche per poter censire catastalmente  l’intero patrimonio castanicolo italiano con un metodo unico.

 

 

 

 

 

 

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La relazione completa in formato PDF:

La relazione completa è allegata in formato PDF:    - See more at: http://alvearerdp.altervista.org/portale/?q=node/230#sthash.NnskFZyj.dpuf
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