Bosco Sacro e Bosco Produttivo

 

Sabato 30 giugno in Comune si è svolto l’Incontro “Cultura e Lavoro: Bosco Sacro e Bosco Produttivo - dall’identità storica alle potenzialità economiche”.

I lavori sono stati coordinati dal dott. Giorgio Grassi e introdotti dal Presidente dell’Alveare Claudio Botti. Per l’Amministrazione ha portato il saluto la vice sindaco dott.ssa Veronica Cimino.

Botti ha ripercorso brevemente la storia, gli obiettivi e i risultati raggiunti dall’Associazione, soffermandosi in particolare sulla vittoria contro il Cinipide del Castagno mediante la lotta biologica, sul lavoro nelle scuole - che nell’anno appena concluso ha coinvolto ben 800 allievi di tre Comuni (anche di Rocca Priora e Ariccia, oltre che di Rocca di Papa) – e sull’adozione del Piano di Assestamento Forestale da parte del Comune, un obiettivo perseguito con tenacia  che fa del nostro uno dei pochi Comuni Italiani a  potersi giovare di questo strumento essenziale per il finanziamento di ogni progetto che si voglia intraprendere. 

Il primo relatore a prendere la parola è stato l’archeologo dott. Franco Arietti che ha presentato in anteprima i risultati dei suoi studi più recenti sulle origini del nostro territorio albano. Dalle sue osservazioni sulla Via Sacra, già notevolissime in sé, sono infatti scaturite scoperte rilevanti che hanno portato non soltanto all’individuazione in Prato Fabio del luogo dove gli antichi Romani collocavano la mitica Alba, ma anche al riconoscimento del perimetro del “lucus” (il bosco sacro che includeva la vetta e le pendici del Monte Albano fino al limite dell’area “regia”, posta appunto sul Prato Fabio) e dell’Arx Albana, sede dei sacerdoti Cabensi e del collegio dei Salii - consacrati a Marte - sulla fortezza. Lo studio di Arietti, che sta scrivendo un libro su questi argomenti, costituisce la premessa logica e la giustificazione degli interventi successivi. La sacralità e l’unicità dei boschi albani impongono, infatti, la loro tutela e il loro sviluppo.

Obiettivi condivisi dal relatore successivo, il dott. Vito Consoli, Direttore del Settore Capitale Naturale, Parchi e Aree Protette della Regione Lazio. Consoli si è inserito perfettamente nella linea tracciata da Arietti partendo dalla sacralità del bosco - intesa anticamente come mezzo per esorcizzare la paura - e ribaltando il concetto: è giunto infatti il momento di riappropriarsene per esaltarne le virtù intrinseche. Il bosco ci regala non soltanto aria e acqua pulite, ma anche – e in misura sempre più apprezzabile – svago: qualcosa che oggi ha assunto un carattere di indispensabilità simile a quello degli elementi primari.  Occorre quindi essere capaci di sfruttare il bosco “a tutto tondo” utilizzandolo in maniera sostenibile. Il dott. Consoli si è impegnato ad agire non soltanto da “ambasciatore” delle istanze dell’Alveare e dei Comuni Albani presso le altre Direzioni Regionali, ma anche di primo interlocutore, perché assumerà presto la responsabilità dei Parchi naturali.

E’ stata quindi la volta del prof. Francesco Carbone, economista dell’Università della Tuscia e vecchio amico dell’Alveare, che ha presentato le linee guida per un’azione di rilancio economico del territorio albano. Azione che non può prescindere dalla definizione di una “vision”, un’idea chiara di dove si vuole arrivare, da un’assunzione di responsabilità (nella chiarezza dei ruoli) dei vari “stakeholders” e, infine da un vero e proprio piano di “marketing” per “vendere" la specificità del territorio albano nel migliore dei modi (massimizzando il ritorno della silvicoltura e del turismo) con l’obiettivo principale di creare lavoro. 

E’ stato dunque facile per il dott. Carlo Guarinoni, dell’Alveare, trarre le conclusioni di quanto esposto dai relatori. Questi, dopo aver ricordato come il metodo di lavoro dell’Associazione sia sempre stato quello di promuovere le possibili sinergie tra i vari Enti Pubblici che condividono le competenze sui nostri boschi, ha riassunto in una proposta l’idea scaturita dall’incontro di orientare e costruire il futuro dei Boschi Albani. Si tratterà, dopo la pausa estiva, di istituire un tavolo di lavoro (una sorta di “Conferenza dei servizi” per intendersi) che insieme al Comune di Rocca di Papa, L’Alveare e l’Università della Tuscia metta insieme la Regione, il Parco dei Castelli e le Soprintendenze competenti per redigere un progetto organico di recupero della vetta di Monte Cavo partendo proprio dalla liberazione dell’area sacra dallo sconcio attuale e dallo scavo sistematico. La vetta di Monte Cavo – culla delle civiltà latina e romana - rappresenta infatti un unicum di livello mondiale e la sua valorizzazione può aprire prospettive anche economiche che oggi sono semplicemente inimmaginabili.