N. Colonna: Filiere "biomasse-impianto-energia"

Le biomasse, per loro natura, sono intrinsecamente legate al territorio. Quando si valuta una nuova iniziativa nel settore delle bioenergie per progettare un impianto è necessario valutare la costruzione di una filiera in grado di assicurare, con continuità, l'alimentazione ed al contempo garantire la sostenibilità economica ed ambientale della stessa. Emerge, dalle tante esperienze europee e nazionali, con sempre maggior evidenza che ogni filiera “biomasse – impianto – energia” è indissolubilmente legata al territorio, dove l'impianto non è altro che lo snodo tra la domanda di energia e l'offerta di biomasse. Le attuali criticità sono soprattutto sul fronte dell'offerta, mente le tecnologie ampiamente mature ed una pianificazione sempre più attenta della domanda consentono di ovviare ad ogni problema di natura tecnologico gestionale. La filiera ed il modello di relazioni fisiche, economiche e sociali lungo di essa devono essere costruiti come un vestito tagliato su misura. Questo modello può essere simile a quello di altri luoghi, ma necessità sempre di un adattamento al territorio oggetto dell'intervento. Nel territorio laziale i settori produttivi tradizionali - agricoltura, foreste ed agroindustria - offrono residui idonei alla valorizzazione energetica in quantità rilevanti, il cui principale limite all'impiego è la loro mobilizzazione che deve essere realizzata attraverso sistemi e modelli organizzativi innovativi. Un territorio multiforme come quello collinare ed appenninico offre biomasse lignocellulosiche eterogenee che devono essere indagate in modo approfondito nelle loro caratteristiche qualitative e quantitative per poter comprendere quale sia il limite di impiego nelle attuali condizioni economiche e sociali. I residui di potatura delle principali colture arboree (vite ed olivo) uniti ai residui forestali prodotti sia in bosco che negli impianti di trasformazione costituiscono una risorsa locale da valorizzare congiuntamente, tramite impianti asserviti alle comunità locali ed abbattendo il costo del kWh termico a favore dell'utenza finale. Gli esempi, soprattutto nel nord Italia, sono ormai numerosi ed è necessario porre l'attenzione su quei fattori che hanno costituito la base del successo di molte iniziative imparando, ma soprattutto adattando ai nuovi contesti le esperienze acquisite. E' necessario cominciare quindi dallo studiare in dettaglio l'offerta analizzando il potenziale di biomasse che già oggi il territorio offre e sulla base di una programmazione che non può essere che pluriennale, valutare la reale possibilità di approvvigionare un impianto o più impianti. Il modo migliore di leggere il potenziale di un territorio è sviluppare sistemi GIS (sistemi informatizzati per la gestione dei dati geografici) che consentano di porre in relazione le biomasse potenziali con il territorio (orografia) e le strade, cosi come la domanda per ottimizzare l'intera filiera.

Nicola Colonna

Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)

 

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