Alberto Manzo

3.8   RELAZIONI:   

 

 

Alberto  MANZO

 

Ma il MIPAAF non è stato a guardare....

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Presentazione del Moderatore Dottor  Grassi:
         
Il Dottor Alberto Manzo, Agronomo, Dottore di Ricerca in Biotecnologie Agroambientali,  nel Ministero Agricoltura e Foreste dal 1988, ha lavorato nei settori: agricoltura biologica, fitosanitaria, certificazione materiale vegetale, fitofarmaci, biotecnologie vegetali. Ha ricoperto numerosi incarichi, sia a livello nazionale quale componente di diverse Commissioni interministeriali, sia comunitario presso il Consiglio e la Commissione Europea, quale esperto o membro della delegazione italiana.

 Negli ultimi tre anni ha coordinato, sempre nel Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,  i seguenti Tavoli di filiera: Bioenergie, Frutta in guscio, entro il quale è la Sezione castagna, Florovivaistico e Piante officinali. Ha fatto sorgere e segue anche il Tavolo di Filiera Legno.

 

                                                             (Il Dottor Alberto Manzo)

 

 

 

 

Dottor Alberto Manzo,  Mi.P.A.A.F.

 

Ringrazio l’associazione l’Alveare e  saluto le Autorità che sono intervenute precedentemente.  Potrò essere rapido perché molte notizie date dal Professor Alma riguardavano proprio l’attività del Ministero e di un Tavolo da me coordinato.

Ritengo necessaria una premessa: nel Ministero ho coordinato, e tuttora seguo, tre Tavoli di lavoro importanti di cui abbiamo sentito parlare oggi: il Tavolo di filiera “Frutta in guscio”, istituito nel marzo 2011, che ha discusso i temi riguardanti il castagno da frutto, formulate azioni poi presentate in Conferenza Stato-Regioni e approvate, quindi sono diventate azioni condivise tra Governo e Regioni (nel Tavolo di filiera “Frutta in guscio” si discute anche di nocciole, noce, mandorle e anche pistacchi).   Dopo è stato approvato, nel 2013, il Tavolo di filiera “Foresta-legno”, nel quale sono discusse molte delle cose che son state dette durante questa mattinata. Il terzo Tavolo, approvato in agosto 2014, è il Tavolo di filiera “Piano di settore delle agroenergie”.

I Tavoli lavorano anche per formulare i Piani di settore, operativi, con azioni obiettive, che possono essere prese e trasferite sui PSR regionali. E’ molto importante conoscerli, perché non sono Tavoli politici, ma Tavoli tecnici con rappresentanti delle filiere delle Regioni e degli Enti di ricerca, e delle categorie operative interessate ad attuarli. I Piani di settore possono essere tranquillamente letti e scaricati, si trovano sul sito del Mi.P.A.F. àPolitiche nazionali àFiliere. Sono molto informativi e applicativi. Lì trovate quindi: filiera legno, filiera frutta in guscio, filiera delle agroenergie.   Vi ho detto questo, per farvi capire che gran parte, o tutti, i concetti che sono stati espressi oggi, sono già dentro questi 3 Piani di settore. In ogni “Piano di settore” c’è il testo preparato per aggiornare i politici (tra virgolette), e ci sono anche gli allegati tecnici, dai quali sono stati ricavati e messi in evidenza tutti quegli aspetti che noi rileviamo.

Dunque, possiamo giustamente dire  che, per quanto riguarda la castanicoltura italiana, “il MiPAAF non è stato a guardare…!”

Inizio parlandovi del castagno da fruttoe delle sue condizioni produttive attuali,  colpite da Cinipide e da altro. Ancora ora, in varie iniziative regionali, si tende a sottacere che proprio il MiPAAF si assunse un grande carico finanziario per affrontare il problema del Cinipide del castagno riunendo i migliori specialisti, scegliendo il metodo della lotta biologica, sostenendo i Centri regionali di moltiplicazione del Torymus, organizzando la diffusione del Torymus in tutt’Italia. Nel 2013 e 14, col Progetto BIOINFOCAST specifico per lanciare il Torymus in Italia, di cui ha parlato poco fa il Professor Alma, abbiamo lavorato così:  nel MiPAAF io ho messo in pista l’azione amministrativa, e con i fondi del Ministero il Professor Alma nei suoi laboratori del Piemonte ha fatto preparare tantissimi provettoni con dentro gli individui di Torymus che poi sarebbero stati lanciati in tutt’Italia, li ha nutriti, conservati e consegnati a chi li ha trasferiti in macchina alle Regioni fino alla Sicilia,  e lì sono stati lanciati. Va considerato che sono innumerevoli le persone che hanno fanno le cose; e, sul territorio, tra Servizi Fitosanitari delle Regioni, Comunità Montane, e soprattutto Associazioni castanicole locali, è stato coordinato un lavoro fantastico.

Nel sito del MiPAAF trovate tutti i dati analitici relativi al lavoro fatto da ogni Regione, le relazioni sull’attività svolta negli anni 2012, 2013, 2014, e anche la georeferenziazione di tutti i lanci del territorio nazionale. Quindi si è data massima trasparenza nell’informazione. Questo per dirvi la capillarità e la serietà con la quale è stato fatto questo lavoro, fin dal 2011. Il Convegno Nazionale del Castagno che si è svolto a settembre a Viterbo, ha dedicato una sezione specifica proprio al progetto BIOINFOCAST e alla sua riuscita.

Il Professor Alma ha detto “adesso in Piemonte stiamo migliorando le cose”. Là infatti i lanci di Torymus sono avvenuti prima, è evidente che oggi nel Lazio e altrove ci troviamo a scontare quel gap di due/tre anni, fisiologico. La mia percezione, che è quella anche di colleghi tecnici, è che il Cinipide sta regredendo rapidamente, a prescindere purtroppo dalle contrarietà atmosferiche che sono state quest’anno veramente negative per le piante.   

Ieri ero alla Sagra di Montella in provincia di Avellino. L’Irpinia dà  il 55% della produzione castanicola nazionale, ha diverse aziende di lavorazione e trasformazione molto importanti alle quali necessita il prodotto fresco.  Ora in Irpinia i castanicoltori veramente non ne possono più,  perché non guadagnare nulla per anni di seguito è pesantissimo,  e hanno chiesto alle Istituzioni aiuti e sovvenzioni, facendo riferimento al Fondo nazionale esistente per le calamità naturali. Le problematiche sono però diverse, non ultima c’è chi localmente applica estesamente i trattamenti antiparassitari. Sto facendo scorrere rapidamente molte diapositive. Ma credo che valgano di più le idee che ci scambiamo a voce, perciò mi interessa dirvi alcuni concetti.

Il Professor Alma ci ha detto che nel 2012 il Cinipide è arrivato in Spagna e Portogallo, Stati membri dell’Europa dai quali sono stati importati quest’anno moltissime tonnellate di prodotto, proprio in Campania, per far funzionare le numerose aziende di trasformazione che lì operano. Ma gran parte delle castagne lavorate è arrivato anche dalla Turchia, dalla Grecia, con triangolazioni varie è entrato prodotto che viene da Paesi terzi ben più lontani, anche asiatici.  Un occhio clinico e esperto vede subito, pure nei mercati di Roma, che si vendono le nostre castagne (marroni e castagne di Castanea sativa) ma si riconoscono anche quelle che invece sono di Castanea mollissima, Castanea crenata, e di ibridi vari. A fronte di questa realtà contraria, c’è però  da considerare che quanto a Cinipide l’Italia ha già passato il picco critico negativo, adesso sono gli altri che stanno andando incontro a un forte decremento della produzione, quindi dovremmo recuperare un po’ dei mercati e del terreno perduto nei prossimi anni. Però bisognerà essere capaci, come è stato fatto per i lanci di antagonista, di individuare le vie utili e le opportunità commerciali, per tornare a proporre quantità e qualità di prodotti.

Le nostre piante, comunque, sono state debilitate dalle infestazioni di Cinipide. Sono diventate perciò più deboli, e soggette agli attacchi degli altri parassiti: Cryphonectria parasitica (mal del cancro del castagno), muffe da Gnomoniopsis di cui si sente parlare. Il “marciume interno dei frutti”  si è fatto subdolo,  perché da fuori sembra che il frutto sia sano, ma poi si va a aprirlo e si trova, purtroppo, il nerume al suo interno. Inoltre ci sono tutti i soliti insetti, Cidie e Balanino, che, dalla Cidia precoce in poi,  annualmente ci danno i noti problemi di bacato.  Sotto questi attacchi parassitari, la nostra produzione si è ridotta fino al dieci per cento del totale nazionale di qualche anno fa.  Purtroppo, fin dall’arrivo del Cinipide  (identificato nel 2002 in Piemonte), in troppi hanno pensato che fosse facilmente controllabile con i prodotti fitosanitari;  ma questo non è vero e lo abbiamo dimostrato più volte,  e il Ministero ha sposato la lotta biologica propagativa, perché era convinto che, così facendo, si potesse sopperire ai trattamenti. Così è stato.

Ma ora bisogna lavorare, invece, sulla parte agronomica, cercando di far riprendere vigoria alle piante.  Intanto, ovviamente, i castanicoltori dicono “non abbiamo guadagno, quindi vogliamo avere un minimo di contributi, a tutti i livelli, dal livello locale a livello Unione Europea”. Vedremo cosa si può fare, interessando anche i servizi della Comunità Europea. In ciò saremo forse facilitati dal fatto che il Cinipide sta colpendo altri Stati europei e probabilmente, mal comune mezzo gaudio, riusciremo ad avere questi fondi.

 

Ma ora parliamo del legno.  E’importante guardare il Piano di settore Legno:  quindi non parlo solo del castagno ma anche di altre specie della filiera lignea, in un contesto globale, appunto, come quello della filiera foresta-legno. Troppo spesso se ne è parlato ma a sproposito,  perché sulla gestione forestale non ci si è applicati a sufficienza, cosa che dovrà essere invece fatta con urgenza. Il nostro Paese importa il 70/80% del legname e non utilizza il legno nazionale. Non lo utilizza per diversi motivi. Io non voglio criticare il Ministero Ambiente, le aree protette e quant’altro, però ci sono delle essenze non utili che si stanno sviluppando e si stanno prendendo anche il territorio agricolo; intendo la Robinia, ma non solo, e alcune stanno veramente creando grossi problemi, perché non danno un legno ben utilizzabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Piano di settore bioenergie, in flash, dice che abbiamo proposto, ovviamente, piccoli impianti a biomassa non superiori a un megawatt e, possibilmente, impianti di distretti comprensoriali, ovviamente a livello locale. Ci vogliono tutte le autorizzazioni. Ma è lì che deve intervenire la Regione, e a livello locale fare anche delle conferenze di servizio e dire “signori, dobbiamo mettere questo impianto”.  Perché nessuno lo vuole a casa propria, però in realtà può essere una soluzione, per la parte biomasse.

Poi c’è il problema di gestione dei boschi,  molto spesso sono gli enti Parco a bloccare: non si può allargare la strada, non c’è l’accesso giusto, ecc. Per superare tutte queste dinamiche negative, il Tavolo Foresta-Legno sta lavorando a un articolato di legge che porteremo in Conferenza Stato-Regioni, che rivede la Legge 227 del 2001, senza toccarne i parametri, ma cercando di andare oltre. Il lavoro in corso in questo Tavolo,  con Regioni, Mi.B.A.C., è molto importante. Non possiamo dimenticare ad esempio che c’è anche una legge nazionale sul paesaggio che mette dei paletti assolutamente invalicabili! Non è possibile che in Austria, Germania, Svizzera e altrove, ci sia una gestione forestale fantastica e noi invece siamo incartati. Ma queste limitazioni sono poste spesso dalle Regioni a noi Amministrazioni centrali. Con un gran lavoro che stiamo facendo proprio a latere, vogliamo cercare di permettere anche alle Comunità Montane di gestire questo patrimonio in maniera corretta, senza assolutamente tralasciare la biodiversità, com’è giusto che sia.   Ma noi puntiamo a fare in modo che le aziende possano lavorare utilmente.

Vi ripeto, in questi tre Piani di settore  (se gli date una scorsa, tanto sono formato elettronico sul sito del Ministero) c’è tutto, veramente c’è tutto. Poco fa ho apprezzato molto il chiaro intervento di Dominicis, che tratta gli aspetti tecnici.  I Piani di settore di cui vi dico sono stati fatti appunto da tecnici, e la Professoressa Romagnoli che partecipa al Tavolo legno lo può dire: è un lavoro di anni, non è stato fatto in un giorno, ogni frase, ogni parola è stata ponderata, proprio per cercare di dare degli strumenti operativi, veramente operativi, alle Regioni.

A ogni Tavolo devono presenziare cinque o sei membri regionali designati dalla Conferenza Stato-Regioni, i quali hanno il compito di trasmettere notizie ai colleghi delle altre Regioni non designate.  La Regione Lazio manda un suo rappresentante al solo Tavolo della frutta in guscio. Ma il nostro ufficio comunica a tutte le Regioni quando e dove si faranno gli incontri,  e, poi, chi vuole venire, anche al di fuori dei cinque o sei designati, può portare considerazioni e contributi aggiuntivi. Il Lazio ha gli uffici a pochi chilometri dal Ministero, perché non partecipa ai Tavoli sul legno (anche di castagno) e sulle agroenergie? 

Dal lavoro svolto nei 3 Tavoli del MiPAAF detti, si possono trarre ottimi spunti anche per i Piani di Sviluppo Regionali. Una critica che si fa a questi PSR, è che non c’è per essi una regia nazionale, praticamente ogni Regione prepara il suo autonomamente, mentre gli altri Stati membri U.E. stilano delle linee guida e una concertazione nazionale. I miei colleghi che lavorano sui PSR a livelli nazionale nell’altra Direzione del MiPAAF, dicono “ogni PSR è una fatica”; allora immaginate i burocrati dell’U.E., che dietro alle scrivanie si devono leggere i PSR di ogni Regione italiana:  praticamente non sono i PSR di un solo Stato membro, sono venti altri Stati membri che presentano la loro visione dei PSR.

Ecco, questo è il quadro nazionale, che non siamo mai riusciti a cambiare su questa linea, perché nonostante le nostre esortazioni, ogni Regione ha le sue peculiarità e autonomia. Ma qui il discorso si farebbe lungo e non è facile.

 

Torno a parlarvi dei Piani di settore per mettere in evidenza quanto trovate su quello specifico del Castagno.   Il Piano del settore castanicolo 2010-2013 considera  la castanicoltura in tutti i suoi aspetti, perciò tratta sia la castanicoltura da frutto sia da legno, sia il loro indotto,  analizzando le  loro problematiche e i modi di ripresa.

 

 

 

 

C’è un documento di sintesi, e poi ci sono gli allegati tecnici: il secondo è proprio quello del Professor Alma, sulla base del quale nel 2011 siamo partiti per il programma Cinipide. Quattro gruppi di lavoro, costituiti da  250 esperti,  hanno lavorato su ogni aspetto castanicolo, comprese genetica, macchine, industrie ed altro, devo dire che è stato un lavoro encomiabile. Era stata programmata la linea di ricerca “Castanéa”, e se troveremo fondi quest’anno punteremo a definire altre linee di ricerca operative sul territorio, su alcuni aspetti delle malattie minori e anche altri aspetti del comparto. Finora il MiPAAF ha speso un milione e quattrocentomila Euro per fare tutto il lavoro sul Cinipide: sono sorti undici Centri di moltiplicazione in nove Regioni diverse, è stato progettato e ora sta terminando il BIOINFOCAST. Le Regioni possono continuare autonomamente i lanci di Torymus perché dispongono dei propri Centri di moltiplicazione.

 

 

 

Sul Cinipide gli Spagnoli ci  hanno richiesto un aiuto e stanno valutando il nostro modello di lavoro e i risultati.  Gli Svizzeri ci hanno fatto i complimenti. E’un modello ripetibile molto facilmente, se si parte bene con la riproduzione del Torymus, poi sono gli uomini, ovviamente, che devono fare il resto. Però, con tre workshop formativi abbiamo formato i tecnici di tutte le Regioni e le cose sono andate veramente molto bene, risolvendo il problema sempre grazie al Professor Alma.

Resto a disposizione per le domande.  Grazie.

 

 

Domande dal pubblico e relative risposte.

 

Domande: “Ma perché il Ministero della agricoltura  non risolve il problema posto dai Parchi di impedire i lanci di Torymus al loro interno?”

Risposta: I Parchi devono applicare norme del Ministero dell’Ambiente. Come MiPAAF abbiamo fatto il possibile: insistendo col Ministero dell’Ambiente abbiamo inizialmente chiesto un Decreto Legislativo rapido su Legge Delega, solamente per gl’insetti non autoctoni ma utilmente impiegabili nei nostri ambienti. Poi siamo ricorsi a una strada molto più semplice, un emendamento in deroga da discutere a se stante. Era preparato con lo stesso  rappresentante dell’Ambiente che partecipava al Tavolo. Ma loro hanno inserito l’emendamento nella Comunitaria 2011 e del 2012, contro il parere del Ufficio Legislativo del MiPAAF, per sbrigarsi. Ma in entrambe le Comunitarie sono state cassati questi emendamenti, perché loro non ci hanno messo solo gli organismi non autoctoni agricoli, ma anche quelli marini, e hanno inserito tutta una serie di altre situazioni per cui, ovviamente, il Senatore o il Deputato di turno ha deciso di stroncare la proposta. Arrivati al 2013, noi gliel’abbiamo richiesto, “ma come non è stato fatto?!” … Morale della favola: ad oggi ancora non si dispone del permesso formalmente necessario a lanciare il Torymus nelle aree protette.  Però i lanci fatti vicino ai confini delle aree, numerosi, han fatto sì che il Torymus ci entrasse naturalmente, alla ricerca del Cinipide che gli è indispensabile per sopravvivere. Purtroppo, è così in Italia….

 

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