Alberto Alma

3.7   RELAZIONI:   

 

 

Alberto  ALMA

 

 

Castagneti: belli si, ma quanto sono delicati!

Applicazione della lotta biologica per il controllo del cinipide del castagno

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Presentazione del Moderatore Dottor  Grassi:

Il Professor Alma, Ordinario di Entomologia Generale Applicata del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Torino, dirige anche la Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, ed è Presidente del corso di laurea in Scienza e Tecnologia Agraria. Ma, in ambito italiano ed europeo, è senz’altro lo scienziato che ha vinto il Cinipide, applicando la lotta biologica col Torymus.  Personalmente gli riconosco un merito particolare: su questo argomento Cinipide-Torymus, il Professor Alma ha creato, strutturato una scuola di pensiero scientifico e tecnica, procedendo dai primissimi anni rivolti all’identificazione di questo insetto dannosissimo, alle indagini effettuate in Giappone e altrove, alla messa a punto delle tecniche di laboratorio per allevare e lanciare i preziosi Torymus, sino, attenzione, al futuribile che ora attende i castanicoltori liberati dal Cinipide. Se l’Italia dispone oggi di ottimi tecnici sulla lotta tramite Torymus, lo si deve ad Alma. Qualcuno dopo lo ha definito, “il papà del Torymus”, altri “l’inventore del Torymus”, sorridendo però con gratitudine.

 È autore di numerosi lavori scientifici, in riviste internazionali e nazionali su insetti indigeni ed esotici di interesse agrario, vettori ed agenti fitopatogeni, con particolare riguardo ai vettori di procarioti, sviluppo di tecniche di controllo. E molto altro.

 

 

                                                            (Il Prof. Alberto Alma)

 

 

 

 

 

 

 

Professor Alberto Alma, Univ. Torino (TO).

 

 

 

Grazie a tutti. Si sta svolgendo una giornata intensa e piena di informazioni.

Non mi considero né il papà, né l’inventore del Torymus perché, a malapena, sono soddisfatto di essere il papà delle mie due figlie e, da alcuni giorni, il nonno di una prima nipote; questo sì mi fa onore, il resto è lavoro che abbiamo fatto tutti assieme e capirete perché.

Rispetterò rigorosamente i tempi che mi sono stati assegnati e chiudo questa introduzione con un ringraziamento a chi ha voluto che partecipassi, oggi, portando alcune informazioni di carattere generale.

Nonostante tanto sia stato fatto, esiste ancora   un po’ di confusione e non completa chiarezza su quello che è stato realizzato e su quello che succederà, d’ora in avanti, con la presenza del Torymus.  Risponderò anche  a una domanda che mi è stata già posta: “Perché dobbiamo convivere col Cinipide?”; spero di spiegarvelo in modo chiaro.

Prima di tutto, vi dirò che non mi sento inventore di nulla ! Sono stato il fautore e il sostenitore di questa linea di lotta al Cinipide, che è stata condivisa dal Ministero, in maniera lungimirante; ma di questo vi parlerà certamente, subito dopo di me, il dottor Alberto Manzo. Non ne sono l’inventore, semplicemente perché mi sono rivolto a quello che è un concetto naturale. Stamattina, abbiamo più volte sentito parlare di ambiente, di valore dell’ambiente, dell’importanza dell’ambiente, della salvaguardia dell’ambiente,  bisogna, però, essere conseguenti e concreti ed entrare nel merito di questi aspetti. Non sempre queste belle parole sono poi sostenute dai fatti, non perché ci sia mancanza di volontà, ma perché a volte si è proprio nell’impossibilità di sostenerle.

In questo caso, in questo preciso caso, si è partiti da un concetto molto di base e molto generale: quello di lotta naturale. Cosa intendiamo?

 

 

Per ogni organismo presente in un ambiente, se l’ambiente funziona, si realizza una situazione di equilibrio. Normalmente c’è  una serie di elementi chiamati “resistenza naturale”, costituiti da fattori abiotici (condizioni di temperatura, umidità, ed altro) e da fattori biotici (altri organismi che vivono a spese di questa specie esercitando una pressione), che nell’insieme mantengono l’organismo in una posizione di equilibrio.

Cosa ha fatto l’uomo, da sempre? Ha cercato di cogliere queste informazioni e studiarle. Io faccio parte di quel gruppo di studio e vengo da una scuola che da sempre si è occupata di questi aspetti. Il passaggio attraverso le conoscenze naturali, ci porta, laddove è possibile, alla loro applicazione e a scegliere i metodi utili a contenere i problemi che in natura si verificano. Tra questi metodi c’è la lotta biologica.

Che cos’è la lotta biologica? È lo sfruttamento consapevole di questi elementi naturali, per il controllo di alcuni organismi che possono creare problemi. Essendo un entomologo e, quindi, studiando  gli insetti, mi occupo della gestione, attraverso la lotta biologica, di quegli insetti che da noi sono ritenuti preoccupanti. Va considerato, però, che il campo d’azione è molto più ampio e può interessare anche altri argomenti.

Ecco che non ho inventato nulla! La lotta biologica, dalla notte dei tempi, è un’attività applicata e conosciuta dall’uomo. Ci sono, addirittura, indicazioni che risalgono al terzo secolo avanti Cristo, in cui i Cinesi cercavano di utilizzare alcune formiche per salvaguardarsi da problemi legati alla coltivazione degli agrumi. Si erano  accorti che la presenza di queste formiche poteva mantenere un certo equilibrio.

 

 

 

 

Dalle esperienze del passato, l’evoluzione è stata continua. Ed ecco la risposta alla domanda: “Perché dobbiamo convivere col Cinipide?”. Perché, ormai, il Cinipide, la cui presenza è rappresentata dalla linea curva nera, del grafico tempo/popolazione, è presente da noi, e non abbiamo alcuna possibilità, né armi adeguate, a eradicare alcunché di vivente; richiamo l’attenzione su questo concetto, perché è molto importante.

Dal mio punto di vista di ricercatore, però, ritengo che il verbo eradicare sia scorretto, in partenza; ma non avventuriamoci in concetti che potrebbero, da soli, costituire oggetto di un altro convegno.

Torniamo al Cinipide. Questo insetto, in maniera incauta, è stato introdotto nel vecchio mondo; a questo punto dobbiamo imparare a convivere con lui. E come? Grazie a un altro insetto, che è quello indicato dalla linea rossa, sempre del grafico tempo/popolazione, che mangia quello dannoso. I due insetti continueranno a seguirsi, in questo andamento altalenante e avremo delle presenze sporadiche, dei cali, una posizione di equilibrio; ma ci troveremo, inevitabilmente, di fronte a questo elemento nuovo che è la galla sul castagno.

Tempo fa feci un esempio: se fosse presente oggi, mio nonno non capirebbe che cos’è quella galla sul castagno, non avendola mai vista, non avendola conosciuta; era abituato a vedere galle di quel tipo, sulle querce. Si tratta di un elemento nuovo, e se ne presenteranno altri, con cui dovremo convivere, questa è la strada percorribile. Se pensassimo di applicare estensivamente il concetto di eradicazione, probabilmente, ci autoelimineremmo e questo rischio, secondo me, dovremmo disinnescarlo fin d’ora.

 

 

 

 

Per la lotta biologica abbiamo scelto il “metodo propagativo”, ed è quello che è stato utilizzato nei progetti regionali contro il Cinipide. Questo insetto, come tutti sapete, è anche chiamato “vespa cinese”, ciò sta a indicare che è originario di un ambiente che non è il nostro. Si è cercato, perciò, di utilizzare un nemico naturale presente nel luogo di origine del Cinipide e che mantiene, in quella terra, l’equilibrio che adesso stiamo ottenendo anche da noi.

Questo metodo di applicazione si chiama “metodo propagativo”, ed è importante considerare attentamente le parole scritte in rosso.

Quello propagativo è un metodo che, qualora venga attuato correttamente, permette un controllo biologico permanente. Ciò significa che il nostro investimento, sarà duraturo nel tempo; l’importante è rispettare la scelta di intervento che abbiamo fatto. Questo è il valore aggiunto a tutte le parole di salvaguardia ambientale, di valorizzazione del territorio, tutto quello che volete.

È chiaro che abbiamo dovuto inserire una specie nuova, il Torymus sinensis, anche lui non è indigeno, ma è stato, a mio modo di vedere, il danno minore perché non c’era possibilità di utilizzare altre tecniche di difesa valide.

 

 

 

In merito alla lotta biologica, qualcuno potrebbe obiettare che si tratti solo di speculazioni della ricerca… .

Posso affermare che non è così, suffragato dai dati: in centotrent’anni di studi sulla lotta biologica, nel mondo, sono stati circa milleduecento i progetti di lotta biologica. Nel 60% dei casi è stato ottenuto un controllo soddisfacente, nel 17% un controllo permanente. Grazie al lavoro di filiera fatto nel nostro Paese (e questo è un lavoro di filiera), il caso del Cinipide andrà a incrementare quel 17%.

 

 

 

Due parole su questo progetto di filiera. Nasce nel 2012, col progetto LOBIOCIN, capofila di tutto e finanziatore il Ministero.

In questa prima fase, e questo è di nuovo un elemento importante, abbiamo scelto tre obiettivi: formazione, potenziamento dello studio dell’insetto utile, primi rilasci. Attraverso i rilasci e la formazione, abbiamo dato vita all’autonomia delle Regioni con i centri di moltiplicazione. Questo è stato il primo grosso sforzo: mettere a punto un protocollo di allevamento.

 

 

 

Il passo applicativo vero e proprio, è venuto con il progetto BIOINFOCAST, concluso, sostanzialmente, nel 2014.

In questo caso, sempre grazie al capofila Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, al ruolo svolto da noi, all’intervento del CRA (ente coordinatore del progetto soprattutto dov’è la filiera), il valore aggiunto è stato il contatto con il territorio, con le associazioni, con i servizi regionali e con tutti gli enti.

 

 

 

L’unità di entomologia, non tanto il sottoscritto, quindi, ma quelli che lavorano con me, riteniamo sia riuscita a fornire una quantità  significativa di materiale che ha inondato tutto il Paese. Nella tabella sono riportati i numeri dei rilasci fatti nelle singole regioni, in relazione ai calcoli fatti dal Ministero e in accordo col tavolo tecnico. Sono stati rilasciati duecentosettantunomila individui, per millecinquecentodieci lanci.

 

 

Questo ha permesso di consolidare la presenza dell’insetto, tant’è che, rilasciare altro materiale negli anni a venire, non è più lo scopo primario. Dobbiamo, invece, avere la capacità di salvaguardare ciò che abbiamo fatto con delle strategie di difesa o con interventi che non vadano a danneggiare l’insetto utile che abbiamo rilasciato nel Paese.

 

 

 

Abbiamo ottenuto già i primi risultati di controllo. Tutto è partito da questa pubblicazione del Giappone dove si evidenziava che, con il rilascio dell’insetto utile, il Torymus in linea rossa, il cosiddetto insetto cattivo, il Cinipide linea blu , a poco a poco è calato fino a tendere a zero.

La stessa cosa l’abbiamo ottenuta in Piemonte: dopo otto anni dal rilascio, si è ottenuta la pressoché totale  scomparsa del Cinipide.

Secondo un oratore che mi ha preceduto, il Cinipide costituisce il problema per il frutto; mi permetto di aggiungere che, allo stato attuale, se ci riferissimo solo al Cinipide, potremmo dichiarare che non ci sono più problemi, per il frutto.

Il problema frutto è, ormai, legato ad altre situazioni, come, per esempio, annate particolar­mente sfavorevoli, da un punto di vista ambientale. Non dimentichiamo che sono presenti altri problemi che vanno studiati e risolti.

La mancanza di castagne non è più imputabile, esclusivamente o prevalentemente, al ruolo del Cinipide.

 

 

 

 

Le immagini parlano da sole. Questo è il Piemonte nel 2013, primo anno di ripresa: le piante sono ritornate con la loro rigogliosa fronda, è di nuovo presente l’ombra sottostante e, soprattutto, abbiamo avuto fioriture adeguate, ripetutesi anche quest’anno; anche qui nella vostra regione, e ci sono stati i ricci.

A essere onesti, probabilmente, in alcune nicchie, il problema è ancora presente, ma, nella generalità dei casi, si sta azzerando e risolvendo rapidamente.

Abbiamo rivisto le foglie a terra, cosa che non era più comune e, soprattutto, abbiamo anche avuto un discreto, se pur ridotto, raccolto.

 

 

 

 

La cosa è andata avanti. Nel 2014, abbiamo raggiunto un 80% di parassitizzazione; ciò significa che,  faccio un esempio banale e veloce,  controllando  cento galle, in ottanta riscontriamo che il Torymus ha mangiato  il Cinipide;  in alcune situazioni, siamo giunti quasi al cento per cento.

La parassitizzazione media raggiunta è un dato veramente elevato.

In generale, la situazione è in netto miglioramento, anche nelle aree dove i lanci dell’insetto utile sono stati iniziati da meno tempo.

 

 

 

 

 

 

La documentazione fotografica relativa al 2014 ci mostra che le piante hanno un aspetto decisamente bello, com’era prima; soprattutto, quello che è ritornato di nuovo con un aspetto normale sono le piante, il “selvatico”, come lo chiamiamo noi.

Le piante hanno di nuovo la loro fronda, anche in questo ambiente le galle si sono decimate, e, cosa più importante, sono ritornati i ricci, come si vede. Il prodotto è stato scadente, ma potremmo parlare a lungo degli altri motivi che ne sono stata la causa.

 

 

 

 

 

Non si tratta solo del Piemonte; posso portare l’esempio della Liguria, dove i lanci sono iniziati tre anni dopo il Piemonte (circa tre anni prima della regione Lazio, e anche questo va tenuto nel dovuto conto, occorre il suo tempo). La situazione è, comunque, nettamente sulla via della soluzione, anche in Liguria, e le immagini lo dimostrano. Questo è l’aspetto dei castagni, questa primavera, in Liguria.

Voglio fare ancora un ragionamento, assieme a voi, ed è quello conclusivo.

 

 

Qui vediamo la mappa aggiornata dell’Europa, per quanto riguarda la diffusione del Cinipide; gli Stati che compaiono in rosso sono gli Stati in cui, ormai, è segnalato ufficialmente il Cinipide; ricordiamo che nel 2002 era presente solo nel nord dell’Italia, questa è la situazione nel 2014.

Stati come il Portogallo, la Spagna e la Turchia che, quest’anno, hanno fornito, per la commercializzazione, quantità non irrilevanti di castagne all’Italia, si troveranno e si trovano a fare i conti, anche loro, col Cinipide. Grazie alla lungimiranza del nostro Paese, però, avranno quello che non abbiamo avuto noi: beneficeranno dell’insetto utile.

Proprio per il fatto che si tratta di un progetto di lotta biologica propagativa, l’insetto utile che, grazie ai lanci fatti,  ha ormai ricoperto il nostro Paese, si diffonde, naturalmente, al seguito dell’insetto che mangia. A riprova di questo cito una dichiarazione che hanno fatto gli Svizzeri, poco più di un mese fa, a Viterbo: “Noi non abbiamo lanciato, ma abbiamo il 70/80% di parassitizzazione nel Canton Ticino”! Questo è potuto accadere grazie al nostro modo di intervenire; ed è stato reso possibile perché si è lavorato con lungimiranza e con la grande capacità che ha il nostro Paese!

Dagli interventi di oggi, dai contatti, mi pare che il mondo universitario abbia preso coscienza di una cosa fondamentale: bisogna aver sempre di più la capacità di trasferire informazione a coloro che operano sul territorio e di raccordarsi con loro. Occorre, altresì, che le risposte siano assicurate nei tempi più rapidi possibile, senza dimenticare, però, i tempi naturali connessi alle esigenze biologiche: è facile introdurre un organismo dannoso, ma è molto più difficile ristabilire l’equilibrio.

Come sempre, il consiglio che posso dare, là dove sia possibile applicarlo, è che è meglio prevenire che curare. Grazie.

 

 

Domande dal pubblico e relative risposte.

 

Domanda: “Visto che con il progetto BIOINFOCAST il Torymus è stato portato a tutte le Regioni italiane,  il problema Cinipide insostanza, è  alquanto risolto, dunque  è ancora necessario  spendere fondi pubblici per produrre e trasferire altro Torymus?”   

Risposta:  Rifinanziare un progetto, o una quota di progetto come quello che è stato fatto finora, non è necessario. Ma mentre il primo lancio in Piemonte porta la data del 2005, i primi lanci veri e propri, ad esempio nella regione Lazio, portano la data del 2011, con almeno sei anni di ritardo, quindi in queste regioni, anche se ora beneficiano indirettamente del movimento dell’insetto, è opportuno che continui ad attivarsi questa azione con i Centri di moltiplicazione che hanno già messo in piedi.

 

Domanda:“Il Torymus non è stato lanciato in tutti i comuni ovunque, così non tutti i castagneti hanno la possibilità di riprendersi subito dal Cinipide.

Risposta: è vero e permane questa impossibilità, però, aggiungo io, nel bene e nel male, il Torymus non conosce barriere comunali, non conosce barriere regionali. Il portante del metodo propagativo  sta proprio alla base del concetto, perciò io non voglio egoisticamente che il Torymus sia presente ora  nel mio castagneto, mi basta sia in quello della collega vicina al mio, e questo è sufficiente, non è che lei beneficerà prima del risultato nel complesso. Se noi lo salvaguardiamo, da lì il Torymus autonomamente si muove. È chiaro, più punti di lancio riusciamo a coprire, nel limite temporale, meglio è, però ormai i punti ci sono.

 

Domanda:   “L’uso dei piretroidi serve contro il Cinipide?”

Risposta:  Un antiparassitario a base di piretro è  un prodotto  non selettivo,  quindi può  servire per combattere qualsiasi insetto, se ne viene a contatto; è un prodotto naturale, ma non per questo, etichettandosi come prodotto naturale, deve essere per forza meno impattante, dipende dove l’utilizziamo. Quindi, il piretro naturale è un prodotto che viene anche utilizzato in lotta biologica, in alcuni campi, ma non per questo ha una sua efficacia specifica nei confronti del Cinipide del castagno e, quindi, non posso parlare di efficacia.

 

Domanda:  “I castagni ora stanno rifiorendo, causa la temperatura alta estiva. C’è un nuovo ingresso di muffe? Come combatterle?”

Risposta:  A me piace essere preciso: non sono un tuttologo, ma un entomologo e la difesa  dei vegetali si divide tra entomologi e patologi, cioè, tra persone che si occupano di insetti, gli entomologi, e i patologi che si occupano di problemi fungini.  Sui funghi che possono interferire sul castagno, io non ho la pretesa di dare una risposta esaustiva. Posso, certamente, dire che la Gnomoniopsis, che a quanto pare è il problema primario dei frutti, non è una specie esotica, come qualcuno aveva anche ipotizzato, ma è una specie indigena, è una specie sistemica, e quindi vive in maniera sistemica all’interno della pianta.  E’ indubbio che la criticità Cinipide, cui per anni la pianta è andata incontro, ha indebolito le  sue difese fisiologiche nel suo  complesso, e abbia favorito la presenza e l’esplosione di questo fungo.  Questo è quello che posso dire, in questo momento.

Integrazione del Dottor Grassi:  Se il Professor Alma consente, riferisco quanto in proposito mi è stato detto dal Professor Andrea Vannini, patologo rinomato della Università di Viterbo, sul come combattere le muffe dei frutti, che  sono state uno dei problemi più grossi del 2014.   Negli Stati Uniti si sta mettendo a punto un  trattamento dei frutti in magazzino prima della loro commercializzazione, a base di perossido di idrogeno, cioè acqua ossigenata,  con risultati egregi dati da trattamenti di tre minuti in soluzione acquosa. In USA è stato usato il prodotto Storax, che ha la concentrazione di H2O2 giusta,  in Italia è in commercio un prodotto simile chiamato Tsunami Cento, etichettato anche per la frutta secca, ma non esiste bibliografia a riguardo, perciò chi volesse provarlo segua le istruzioni dell’etichetta.

 

Domanda:  “La “diapausa” del Torymus, che cos’è? Una malattia?”

Risposta:  La diapausa del Torymus non è una malattia  dell’insetto, è una modalità comportamentale. Cosa significa diapausa? una sorta di allungamento del periodo in cui l’insetto permane in un determinato stadio e, normalmente, questo stadio è di inattività. Cioè è una sorta di forma di autoregolazione, autoridimensionamento della  sua popolazione.  Prima  vi ho fatto vedere un grafico e spiegato perché dobbiamo convivere con il Cinipide, e quella immagine, in parte, spiega questo fenomeno della diapausa:   per quanto si sa nella letteratura sulla diapausa,   è causata  da  fattori  avversi di tipo abiotico (quali  possono essere  i fattori ambientali di temperatura, umidità, che possono interferire), o da problemi biotici. Tra i problemi biotici, vi è la  riduzione della preda, in questo caso il Cinipide di cui si ciba, quindi, dell’alimento di nutrizione. Anche noi, se ci troviamo in situazioni  di forte carenza di alimentazione,  decidiamo di stare fermi, immobili, rallentiamo il nostro metabolismo, se no siamo condannati rapidamente. La stessa cosa avviene per una parte della popolazione del Torymus che, quindi, invece di completare il proprio ciclo all’interno di un anno, magari rimane lì quiescente, in dormienza, fino all’anno successivo, e questo, chiaramente,  gli  aumenta la possibilità di trovare un ambiente favorevole. Quindi è un autoregolazione.  Era nota per altri insetti, è stata evidenziata  per il Torymus da poco; proprio adesso, la mia giovane collaboratrice che si occupa di questo ha pubblicato un lavoro su BioControl che è la rivista internazionale di riferimento della lotta biologica,  evidenziando questo fenomeno. Però non è una malattia, assolutamente.

 

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