Leandro Dominicis

3.5   RELAZIONI:   

 

 

Leandro DOMINICIS,  Giampiero CANTIANI, Stefano CUPPELLINI

 

 

Un ponte tra passato e futuro della gestione forestale locale!

 

Presenta  Leandro Dominicis

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Presentazione del Moderatore Dottor  Grassi:

Il Dottore agronomo Leandro Dominicis e i due Dottori forestali  Giampiero Cantiani e Stefano Cuppellini, sono i tecnici dello Sportello Forestale della Comunità Montana XI del Lazio, che ha sede in Rocca Priora.

Questi tecnici sono, messi a disposizione di tutti i Comuni dell’area  Castelli Romani e Monti Prenestini,  con  il compito di dare loro consulenza gratuita per informare, programmare, verificare, coordinare i programmi di intervento e risolvere vari problemi anche legali.

         

                                 (Il Dottore agronomo Leandro Dominicis)

 

 

 

 

 

Dottor Leandro Dominicis, Comunità Montana XI  Lazio.

Buongiorno, ringrazio anch’io di questa opportunità l’Alveare e il Comune di Rocca di Papa che ci ospita.

Gli interventi sono stati tutti molto interessanti e auspico che si pubblichino gli atti di questo Convegno; noi, come Sportello Forestale, assumiamo fin d’ora l’impegno a divulgarli, visto l’invito del Dottor Grassi a fare da anello di congiunzione tra la parte scientifica e gli operatori.

Non ricorderò tutte le numerose attività messe in piedi dalla Comunità Montana, che sono state già citate dal Presidente Dottor De Righi. Il nostro Sportello Forestale, dopo la nascita avvenuta nel 2011, e dopo una breve pausa, è stato rifinanziato a fine agosto e arricchito di due nuove figure professionali; ognuno di noi è specializzato in settori diversi, speriamo che questa caratteristica ci consenta di offrire un’informazione puntuale e capillare sul territorio.

Oltre all’informazione che diamo presso la sede, o per e-mail a chi ce la chiede, ci siamo dati, da qui al 2015, degli obiettivi abbastanza precisi:

·         Indagine conoscitiva dei punti di forza e debolezza del settore forestale e delle ditte operanti nel settore al fine di valutare, ed eventualmente promuovere, un intervento di filiera nel prossimo PSR Lazio;

·         Valutazione di fattibilità dei servizi associati: es. abbattimento alberature in ambito urbano, gestione forestale, gestione dei processi autorizzativi;

·         Informazione in materia forestale, ambientale e giuridica a privati ed Enti Pubblici che lo richiedano;

·         Valutazione e sintesi di opportunità di sviluppo offerte dai programmi di finanziamento pubblici (Provincia, Regione, Ministeri, UE);

·         Organizzazione di eventi a carattere informativo e formativo riguardo tematiche forestali, con riferimenti particolari alle evoluzioni della normativa forestale e della programmazione degli aiuti comunitari per il settennio 2014 – 2020.

I primi due obiettivi sono prioritari.

Su richiesta di privati o di Enti Pubblici, inoltre, ci attiviamo con la massima celerità possibile nel disbrigo delle pratiche burocratiche; tant’è vero che, durante una riunione coll’Ente Parco, alla presenza anche di diversi tecnici locali, si ipotizzavano, già, le cose che ha riferito il Dottor Fegatelli che mi ha preceduto. In quest’ottica, abbiamo spedito una bozza di convenzione all’Ente Parco. Stiamo aspettando la risposta, a proposito di celerità dei tempi.

Altra cosa sulla quale ci stiamo attivando, sono i servizi associati, in merito ai quali è già in piedi una convenzione tra la Comunità Montana ed i Comuni del territorio. Attualmente stiamo lavorando perché si possa gestire, in forme associate, l’abbattimento degli alberi in ambito urbano. Ogni Comune, infatti, ha un proprio regolamento, completamente diverso da quelli degli altri Comuni; alcuni non l’hanno affatto. A volte, viene chiamato il Corpo Forestale per i pareri, mentre il Corpo Forestale ha altri compiti e competenze. Si potrebbe fare un regolamento comune e uniforme; possibilmente costituire, tra gli enti, una commissione che veda al suo interno l’Ente Parco, il Corpo Forestale e tutti quegli organismi che, sul territorio, siano competenti in materia.

Stiamo anche lavorando, e ci siamo dato un limite di due/tre mesi, a un’indagine dei punti di forza e di debolezza del settore. Come diceva il Presidente in apertura, infatti, sono state realizzate molte iniziative positive. Abbiamo notato, però, che manca qualcosa: lasciamo per strada qualche opportunità e, spesso, questo accade perché viene a mancare, o non è tenuto in sufficiente considerazione, la presenza proprio degli operatori forestali. Vogliamo indagare meglio il motivo di questa assenza.

Alcune analisi sono già state fatte: possiamo vedere un lavoro fatto dal CRA, finanziato dal Ministero e dalla Regione Lazio nel 2009, proprio prima che partisse il precedente PSR. Dal punto di vista metodologico e scientifico, è un ottimo lavoro: è stato inviato un questionario a tutte le ditte con codice ATECO 02 che lavorano in ambito forestale (sono circa seicento, in regione); successivamente, queste ditte sono state contattate telefonicamente; a qualcuna è stata fatta visita direttamente. Perfetto il questionario, ma quasi assenti le risposte! In proposito fornisco alcuni dati:

il 50% delle ditte si è rifiutata di rispondere; anche di questo dovremo capire il motivo;

di un altro 20% era sbagliato l’indirizzo;

il 17% voleva ma non poteva, per vari motivi.

Qualcosa dunque non quadra. Dopo di me parlerà il titolare di una Ditta che non è della nostra regione, il Signor Dino Tecchio; mi auguro che, al prossimo convegno, siano presenti anche le ditte locali ed espongano le loro problematiche, perché oggi in sala ne vedo troppo poche.

Questa assenza si nota anche dai risultati del passato PSR, e non parlo solo della Regione Lazio, parlo di tutte le regioni italiane. Le misure forestali hanno avuto uno scarso appeal, non si è riusciti, neanche, a spendere tutti i soldi stanziati, non perché sono state bocciate le domande, ma perché le ditte non l’hanno proprio presentata, la domanda!

Il rapporto di valutazione, relativo alla misura 122 della Regione Lazio, riporta: “zero domande”! Se questo è il risultato, di fatto, ce ne dobbiamo domandare il motivo. Nella valutazione che ho citato, sono indicati alcuni motivi; si può notare, tra l’altro, che, nella prossima programmazione, il bando prevede gli stessi paletti; vi invito a considerare se si tratta di paletti giustificati o se non sarebbe opportuno rimodularli meglio. Questo è quanto contenuto nel rapporto di valutazione, non lo dico io.

Ecco perché vogliamo lavorare in questo senso, perché i dati strutturali sono più facili da trovare, mentre le motivazioni socioeconomiche sono un pochino più complesse.

Obiettivo dell’indagine è, dunque, comprendere quali siano le vere esigenze; stiamo approfittando di questo periodo di stasi per fare un passo indietro e capire meglio come ripartire col piede giusto, in modo da poter poi sviluppare servizi effettivamente utili e attuare programmi realmente condivisi con chi opera nel settore. All’inizio di questo convegno sono state esposte delle idee assolutamente meritevoli che avevano patito problemi di comunicazione. Un’idea di come funzionano le cose, naturalmente, ce la siamo fatta, dato che è un po’ che lavoriamo nel settore forestale, vorremmo semplicemente svolgere un’analisi più accurata.

Non ripeterò i punti deboli, già citati più volte, voglio passare agli aspetti postivi.

Forse non tutti si rendono conto, ma noi ci troviamo in un territorio fortunatissimo: i terreni hanno alta capacità produttiva, forse la migliore in Italia, leggo su qualche testo, con una quasi totale lavorabilità con mezzi meccanici; si trovano vicino ad alcuni mercati, anche ricchi; è presente una buona viabilità forestale; si riscontrano anche esempi di burocrazia efficiente (non voglio parlare di quella inefficiente) e dove ciò non è ancora riscontrabile, può essere realizzato, non tra qualche mese, ma fin da dopodomani, nel momento in cui torneremo negli enti pubblici che dirigiamo o con i quali collaboriamo, in quanto tecnici.

C’è un vademecum della Regione Piemonte: è un opuscolo fatto con il finanziamento del PSR, ed è un esempio di burocrazia efficiente, finalizzata a valorizzare il legno a costo zero: i cosiddetti acquisti verdi. Si tratta di sviluppare delle procedure, dei capitolati d’appalto, che favoriscano l’acquisto di legno locale e, ovviamente, legale, da parte degli Enti Pubblici.

È un sistema collaudatissimo. La produzione di alimenti biologici, per esempio, non sarebbe decollata se le mense pubbliche non avessero messo, nei loro capitolati d’appalto, dei punteggi in più a chi forniva cibi biologici. Si potrebbe anche trarre spunto dal settore alimentare.

Il progetto della Regione Piemonte, però, è più complesso (quello degli acquisti verdi è solo una parte), comprende, infatti, anche un settore relativo allo sviluppo dei prodotti di design che le ditte forestali hanno realizzato e che sono stati, poi, pubblicizzati e commercializzati. In questo modo, magari, si potrebbero avere strutture pubbliche realizzate utilizzando il nostro castagno anziché il lamellare del nord Italia. Ho visto, nel Lazio, utilizzare pali in legno trattato acquistati nel nord Italia, per fare il vigneto, quando è tradizionalmente risaputo che il legno di castagno è, per sua natura, uno dei migliori come resistenza nel tempo, per il suo contenuto di tannino.

Un altro stimolo che possono dare gli Enti pubblici (esperienza fatta in altre regioni e in altri comuni) è attuare, nelle strutture pubbliche, il riscaldamento a mezzo biomassa, tramite caldaie alimentate a cippato o analoga tecnologia. Questa esperienza è stata già fatta in altri comuni ed è stata, poi, da stimolo e d’avvio anche per il settore privato. Sono stati esempi che hanno meritato la visita di scolaresche e di imprenditori.

Miglioramento della normativa. Sotto il profilo tecnico, trovo la normativa molto ben fatta, anche se, a volte, si scontra con dei paletti un po’ troppo rigidi. Abbiamo anche mandato delle proposte. Capisco che non è semplice, ma bisognerebbe, forse, introdurre la possibilità di derogare a certi aspetti, che oggi sono messi lì tout court, magari, su proposta del tecnico progettista e su consenso del tecnico valutatore.

Un esempio per tutti: l’obbligo di lasciare una fascia di venti metri in procinto delle strade di percorrenza è previsto per la prevenzione degli incendi, ed è una norma tecnicamente corretta; in alcune situazioni particolari, però, lasciando la fascia, quando è caduta la neve tutte le piante sono finite sulla strada, bloccandola. La Regione, o la Provincia, ha attivato il pronto intervento che ha tagliato tutto a raso. Sarebbe stato meglio, forse, se il taglio fosse stato autorizzato prima. E questo è solo un esempio perché non mi voglio dilungare; i temi trattati in ogni intervento potrebbero, da soli, costituire l’oggetto di un convegno a sé.

Voglio, solamente, richiamare l’attenzione su una linea che sta passando e che non mi piace; sono un ambientalista convinto, nasco come ambientalista, mi sono prese le grida dei cacciatori, insieme al Professor Caracci Commissario del Parco, quando facevamo i convegni per la gestione sostenibile delle foreste; ma bisogna bilanciare bene le cose: l’ambientalismo deve avere dei supporti tecnici e conoscitivi, non può passare il messaggio che, se lasciamo fare alla natura, le cose vanno meglio perché, purtroppo, non è vero.

L’uomo, come è stato detto all’inizio, è parte della natura. In un ambiente suburbano come il nostro (non siamo sul Monte Bianco né sull’Everest) dobbiamo convivere con l’attività dell’uomo.

Quello di Rocca Priora è un bosco ceduo di castagno, in stato di abbandono, a cui non sono stati applicati i tagli intercalari. Le ultime nevicate hanno provocato un grande crollo di alberi, che vanno a formare un “bosco nel bosco”, una necromassa incredibile; sono state divelte anche le ceppaie.

In precedenza il bosco era stato percorso dal fuoco, come si deduce dall’annerimento della base degli alberi. Un bosco in queste condizioni costituisce pericolo per chi lo frequenta, anche non per scopi economici. È un bosco che non genera ricchezza perché per riprenderlo si spendono solamente soldi e il poco ricavato è appena sufficiente a compensare le spese tecniche. È un bosco che non dà lavoro ed è un pericolo per chi si trova a valle. Si tratta di un territorio collinare senza grandi pendenze; se ci trovassimo nella situazione in cui si trova Genova, ai piedi delle Alpi, potrebbero verificarsi situazioni di grande pericolo.

Contrariamente a quanto ritenuto da alcuni, un bosco in queste condizioni non favorisce la biodiversità perché, proprio per le condizioni in cui versa, sarà facile preda di un incendio, a tutto discapito della biodiversità.

Voglio terminare con l’auspicio che, come diceva il nostro Presidente, questo convegno sia veramente l’inizio di un incontro per mettere a punto un lavoro futuro, con il giusto passo, senza andare troppo avanti. Capita a volte che noi, addetti ai settori, puntiamo molto in alto e, quando ci voltiamo indietro, non c’è nessuno che segue!

Grazie.

 

 

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