SALUTO DELLE AUTORITA’

 

 

Dottor Boccia Pasquale, Sindaco di Rocca di Papa

 

 

Buongiorno a tutti e benvenuti nella nostra Città.

Un grazie particolare al Movimento dei Focolari, alle belle espressioni che hanno toccato il nostro cuore, da parte della rappresentante del Movimento.  Come giustamente ci ha ricordato: qui tutti siamo coinvolti, per il castagno, per il nostro patrimonio, per il nostro territorio: le Istituzioni e i cittadini.

 Tra le Istituzioni e i cittadini, possono nascere queste belle espressioni di civiltà che sono le associazioni. C’è una rete delle associazioni, in questo caso, a Rocca di Papa, grazie a un gruppo di concittadini che hanno messo in piedi l’associazione Alveare. E io voglio subito, come dire, fare un plauso a questa associazione, al presidente Claudio Botti, ai suoi componenti, per l’impegno costante che mostrano. In questo momento difficile che stiamo attraversando,  avere un gruppo di concittadini così impegnati, che non demordono, che non si scoraggiano, ma che hanno fiducia,  è già un primo elemento che fornisce, a chi oggi è impegnato per la comunità e per il territorio,  stimoli  e incoraggiamenti a non mollare. Questo è fondamentale.

Questo impegno costante ha prodotto ottimi risultati a difesa del nostro immenso patrimonio boschivo. Grazie all’Alveare è stato combattuto, ed è stata una vera battaglia che continua, un killer, il Cinipide del castagno, effettuando lanci del suo antagonista Torymus. Devo dire che l’Alveare, comprendendo con anticipo la gravità della situazione e interpretando correttamente le indicazioni degli studiosi che  ne parlavano, ha seguito le direttive dei ricercatori, stimolando la Regione Lazio a fare il proprio compito;  riuscendoci. L’Alveare ha fatto  dei lanci qui sul nostro patrimonio, sul nostro territorio che, mi dicono, stanno  dando frutti. E questo è un impegno concreto. Ecco, vedete, l’incontro, il Convegno, è strumento di approfondimento, ma è anche la capacità di fare dei passi in avanti, che aprono opportunità.

C’è un altro grosso impegno, a cui io sono particolarmente legato, perché quando l’Alveare me ne ha parlato, non solo ha provocato in me emozione, ma, ancora una volta, mi ha dato modo di dire che questa è la strada giusta. Grazie anche al voto del Consiglio Comunale della nostra città, abbiamo dato in comodato d’uso gratuito all’associazione Alveare più di un ettaro di terreno incolto che sta esattamente su Via dei Laghi, Zona Guardianone. Ma perché l’abbiamo dato in affidamento? Perché l’Alveare è riuscito, e questo è l’elemento caratterizzante della loro iniziativa,  a farne una iniziativa culturale, entrare nel processo della formazione, entrare nella scuola, raccontare alle giovani generazioni la ricchezza di questo immenso patrimonio, dire a loro quello che la Dottoressa Pace ci ha detto prima: dobbiamo meritarci questo patrimonio, dobbiamo avere con questo patrimonio un rapporto forte. Questo processo formativo si svolgerà con gli alunni dell’istituto comprensivo “Leonida Montanari” della nostra città, che ha risposto all’invito dell’Alveare. Quell’appezzamento di terreno incolto dovrà diventare presto, e me lo auguro caro Presidente Botti, un Giardino botanico. Nel giardino botanico non dobbiamo mettere nient’altro che le nostre piante, le nostre radici, le piante autoctone della nostra città; e poi deve essere visitato, ecco, diventerà una vetrina.

Grazie per la vostra partecipazione, grazie ai relatori che oggi ci metteranno in condizione di capire di più e grazie anche a chi ha voluto dare al Convegno questo tema, che è veramente il tema della speranza. Grazie.

 

Dottor Grassi, moderatore.

Ringraziamo il Sindaco di Rocca di Papa, promotore e sostenitore di varie iniziative riguardanti non solo la castanicoltura,  ma  anche vari aspetti sociali  e culturali.  Ricordo infatti ai presenti che questo Comune è proprietario di oltre 1500 ha di castagneto (primato nazionale) e che ora ci troviamo nella sede nazionale del Movimento dei Focolari, che risiede in Rocca di Papa da vari anni.

La parola al Professor Sandro Caracci,  Commissario del Parco Regionale  dei Castelli Romani.

 

 

Professor Caracci Sandro,  Commissario del Parco Regionale dei Castelli Romani

 

 

Grazie, grazie presidente Claudio Botti, grazie a tutti gli amici dell’associazione dell’Alveare perché, ancora una volta avete dato dimostrazione di come vi sia una sensibilità che nasce dal basso verso tematiche cui spesso le Pubbliche Amministrazioni, per una serie di pastoie burocratiche, non riescono a dare una risposta.  Credo che, in occasioni come queste,  dobbiamo mettere dei punti fermi e riconquistare gli spazi che probabilmente per molto tempo sono stati lasciati incustoditi, per ricominciare a tessere rapporti appunto in rete e far sì che tra le Istituzioni Pubbliche e le associazioni, gli operatori privati, si giunga finalmente a una opera sinergica capace di dare reali risposte ad un tema come questo dell’odierno Convegno.

Non si parte proprio da zero, nel passato vi sono state iniziative anche lodevoli per quanto riguarda la valorizzazione del legno di castagno.  Non vorrei ricordare le cose passate perché dobbiamo guardare in avanti, però credo sia pure opportuno fare tesoro, se volete, degli errori già commessi per non ripeterli di nuovo. Vorrei ricordare le positive esperienze fatte all’interno del Gal Colli Tuscolani, proprio nel settore della filiera del castagno, qualche anno fa, nei quali ancora evidentemente la crisi economica non mordeva, dove si cercò di mettere insieme pubblico e privato per far sì che una filiera importante come questa venisse adeguatamente non solo valorizzata ma anche predisposta ad affrontare le sfide di un mercato sempre più globalizzato. Credo che anche tra i presenti vi siano degli operatori che furono portati a confrontarsi con mercati molto più competitivi, uno per tutti quello svedese, cioè a confrontarsi con esperienze  più avanzate rispetto a quelle del nostro Paese. Probabilmente tutta quella operazione, cui dovevano seguirne altre, non è stata sufficiente a prepararci ai nuovi mercati, perché noi abbiamo sempre contato sul mercato di Roma. Il mercato romano, che da sempre storicamente è anche il motivo per il quale ci troviamo il castagno nei nostri territori,  nel momento in cui si è bloccato ha determinato una crisi che conosciamo tutti quanti. Allora noi dobbiamo essere pronti ad accogliere questa sfida globalizzata, organizzandoci, magari pure in ritardo, ma lo dobbiamo fare e ci sono tutte le premesse per farlo. Qui dobbiamo mettere insieme le Istituzioni, dobbiamo mettere insieme i centri di ricerca, come stiamo facendo, dobbiamo mettere insieme soprattutto gli operatori perché devono essere consapevoli che, se non riusciamo a fare questo, probabilmente non riusciremo ad aggredire un mercato nel momento in cui la ripresa si farà avanti. Quindi dobbiamo pensare, a mio avviso, ad una miglior organizzazione del processo produttivo, ai vantaggi offerti dalla filiera corta, che sappia valorizzare i nostri boschi perché, valorizzando i nostri boschi, riusciremo anche a fidelizzare i cittadini di questo territorio. Occorre fargli capire che dal legname si possono ricavare tipologie mercantili anche molto differenti dalle travi di castagno, com’è stato sempre fatto, e ciò non conviene soltanto da un punto di vista economico, ma conviene perché in questo modo noi salvaguardiamo il territorio.   Facciamo questi discorsi proprio in giorni come questi nei quali vediamo che, nel momento in cui c’è l’abbandono dell’agricoltura, il maltempo crea i danni che crea, e non son solo stati creati dall’abbandono delle terre come ben sappiamo. Allora, fidelizzare il territorio significa far riscoprire l’amore per un territorio, quindi filiere corte, significa fargli capire che, acquistando una trave in legno di castagno, contribuiamo a mantenere l’ecosistema, perché ci sono minori costi per il trasporto, quindi minori inquinamenti, intendo dire che si mettono in moto vari meccanismi vantaggiosi. Noi come Parco, ci siamo e siamo attivi anche se in un momento di gestione commissariale, perché come ho avuto modo di dire più volte e chi mi conosce può confermare, a me non piace stare con le mani in mano e sono ben disponibile a fare:  abbiamo in corso ragionamenti collaborativi con l’Università della Tuscia, con la quale nei prossimi giorni riusciremo sicuramente ad aggiornare quel protocollo d’intesa che anni fa fu all’origine delle positive azioni che svolgemmo.

Quindi complimenti per questa iniziativa, che seguiremo con attenzione. Il funzionario Fegatelli porterà il suo contributo come Ente Parco; con noi in sala c’è, tra l’altro, una giovane ricercatrice dell’Università di Bari che in questi giorni sta svolgendo presso le aziende locali ricerche che ci porteranno a capire come è possibile, per esempio, arrivare ad un marchio di qualità che non aggravi ulteriormente i costi da parte delle aziende, ma che sia veramente l’emblema di un territorio che vuol essere guardato con occhi diversi e non più, come è successo nel passato, per essere il luogo delle seconde residenze romane.   Mi piace lavorare pensando che questo bel luogo dovrà non solo far ritornare i papi, i principi, come allora, ma far sì che i cittadini dei Castelli Romani si sentano orgogliosi di appartenere a un territorio di qualità; e questo lo faremo anche valorizzando i prodotti di eccellenza com’è appunto il castagno. Grazie.

 

Dottor Grassi, moderatore.

Avevo già avuto modo di apprezzare un’esposizione del Professor Sandro Caracci all’Università della Tuscia, nei giorni del Convegno Nazionale sul Castagno che si è chiuso nel settembre scorso a Viterbo, per l’apertura mentale e la lungimiranza, che  sono valori decisivi nelle programmazioni.

La parola al  Presidente della Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini,  Dottor Giuseppe De Righi.

 

 

Dottor De Righi Giuseppe,

Presidente della Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini

 

 

Grazie. Sono giunto in ritardo e chiedo perdono. Partecipo a questo Convegno dopo la giornata di ieri, fitta di lavori. I GAL (Gruppi di Azione Locale) riunitisi a Picinisco, hanno predisposto un Progetto di Cooperazione Interterritoriale Lazio di Qualità oltre Roma; la sera, poi, è stata inaugurata la Fiera della Piccola e Media Editoria del nostro sistema bibliotecario. Noi, diciamo così, volendo essere all’unisono con la rappresentante del Movimento dei Focolari, siamo al servizio e ce la mettiamo tutta.

Ringrazio l’Alveare perché con questi convegni ci dà tutti gli anni un appuntamento, che diventa un po’ il luogo dove si predica, da un punto di vista,  sulle cose che vanno dette, ma diventa anche un po’ un luogo nel quale chi ha qualche responsabilità comincia a fare i conti con la propria coscienza, circa l’impegno che mette in piedi per questo tipo di discorso, per questo tipo di attività.

Diceva la rappresentante del Movimento dei Focolari che, mutuando anche un po’ la visione di San Francesco, la natura è nostra sorella e lì insieme abbiamo questa visione di carattere Cristiano.  C’è  però anche un altro aspetto,  sul quale vorrei esprimere una riflessione che ho fatto perché parliamo sempre del bosco:  non se ne parlerebbe se non fosse malato, accorriamo tutti al capezzale del malato, perché evidentemente c’è una malattia e tutti vorremmo dare il nostro contributo perché il malato guarisca.  Ma la malattia qual è? Nella buona sostanza  (se no alla fine andiamo a cercare alcune cose strane),  la questione vera è che noi siamo abbiamo chiuso, trent’anni fa circa, l’epoca nella quale c’era un forte interesse a tutelare il bosco, per cui intere comunità se ne preoccupavano (ero bambino io e a Rocca Priora, se c’era l’incendio del bosco, correva tutto il paese, andava a spegnere questo incendio). Era interesse comune  tutelare il bosco perché era un valore economico per la comunità. Questo è il problema vero. Poi, tutto vero quello che si dice nei rapporti con la natura, ma c’è soprattutto da considerare questo tipo di aspetto.

Poi, se guardiamo a fondo i nostri comportamenti, dopo aver abbandonato quel tipo di atteggiamento nei confronti del bosco siamo passati, in pochissimo tempo, dall’interesse alla tutela, alla tutela di diritto. E cioè, quindi, abbiamo dovuto, attraverso una congerie di norme, di leggi, dire: “questo soggetto è tutelato”. Come se fosse il bosco diventato un minore che dobbiamo, in qualche modo, tenere sotto controllo, tutti quanti rispettando tutta una serie di norme rigide. Il problema è che,  sinché resta solo ed esclusivamente una questione di tutela di diritto, non ci salveremo:  ne parleremmo tutti gli anni, ma parleremmo sempre di un malato. E allora bisogna fare lo sforzo di ripristinare all’interno di questo … meccanismo del bosco, un interesse della comunità, un interesse degli operatori a tutelarlo, questo è il problema vero. Cioè il bosco  deve ricominciare a diventare una voce economica.

Nei nostri uffici  ne parliamo ormai da anni, abbiamo preso iniziative, qualcuna positiva, qualcuna non è andata affatto in porto; quando abbiamo lanciato l’idea del Progetto integrato di filiera del bosco e legno, non abbiamo trovato operatori del nostro territorio disposti a “scommettere” su questo progetto. diversamente da quello che siamo riusciti a ottenere, per esempio, per il Progetto integrato di filiera vitivinicola, lì gli operatori che si sono coinvolti hanno fatto investimenti sostenuti dai finanziamenti europei. Sul bosco non li abbiamo trovati un po’ perché, questo lo dobbiamo dire, gran parte dei boschi sono di proprietà pubblica, e un po’ perché anche gli operatori che ci stanno non hanno, probabilmente, ancora una visione completa.

Come se ne esce da questo tipo di problematica? Sono coinvolte tutte le Amministrazioni Pubbliche, Parco, Comuni, Sindaco di Rocca di Papa  (che, diciamo così, voglio abbracciare qui ufficialmente per l’amicizia che ci lega, e anche fargli auguri per l’ incarico di Consigliere Metropolitano ricevuto dall’elezione dei Consigli Comunali). Ma occorre una visione chiara dello scenario che abbiamo davanti e capire qual è la prospettiva.

Lo scenario è che, per far ridiventare una voce economica questo patrimonio, dobbiamo capire bene quello che dice il Commissario del Parco: o ci mettiamo insieme o non andiamo da nessuna parte. Cioè nessun Comune, pur proprietario di patrimoni, nessun privato è da solo in grado di dire: “io trascino questa filiera”. Allora dobbiamo fare “una scommessa” tutti quanti insieme, privati e pubblici, per fare alcune cose. Primo: dobbiamo fare massa critica, cioè tutto il bosco dei Castelli Romani deve stare dentro un unico contenitore. Per farlo roveremo una formula, la studieremo insieme: la Comunità Montana ha lo Sportello forestale che, oltre a rilasciare autorizzazioni, è anche pungolo per fare una serie di cose, lo mettiamo a disposizione per lavorare con il Parco e con i Comuni, puntando a una prospettiva in questo senso: o si ragiona tutti insieme o non si va da nessuna parte. Primo problema perciò è fare massa critica.

La seconda questione è qualificare e tipizzare, come già è stato detto, perché questo tipo di castagno  può non essere usato solo per il riscaldamento a basso impatto inquinante, ma ha qualità notevoli. Poco fa una signora di Rocca Priora mi ricordava che suo nonno, notevole proprietario di boschi, esportava questo legname in Spagna per farne doghe; allora, seppur mutatis mutandis, non capiamo perché non si trovino queste ma anche altre modalità applicative di questo legname, non si possa ripristinare un percorso  produttivo, che porti a una qualche capacità di resa.

Prima di chiudere vorrei dire alcune cose.

Questo Convegno si svolge mentre sono in corso di approvazione il Programma di Sviluppo Rurale regionale (PSR) i  cosiddetti Programmi Operativi Regionali (POR), strumenti concernenti  vari settori della programmazione europea 2014 – 2020.  È di qualche giorno fa la notizia che il 27 ottobre la Commissione Europea ha finalmente approvato l’Accordo di partenariato a livello nazionale per ciò che concerne il nostro Paese, quindi entro sei mesi questi strumenti dovrebbero essere approvati. Se vogliamo essere all’altezza del compito per il quale oggi veniamo qua, non dobbiamo stare ad aspettare che escano i bandi per creare qualcosa, ma dev’essere che oggi, da qui, cominciamo subito a lavorare per costituire uno degli strumenti che la programmazione europea prevede, o un Gruppo Operativo o un Progetto Integrato, cioè le formule che consentono, comunque, di mettere insieme tutti i patrimoni boschivi pubblici e tutti i patrimoni boschivi privati per programmarne una strategia, che durerà tutto il periodo 2014 – 2020, che ovviamente deve prevedere un percorso che, dall’immediato, arrivi al 2020 a poter dire: “siamo partiti da x, abbiamo ottenuto x più due, più tre, più quattro, più cinque”. Se questo Convegno serve per fare in modo che almeno ne escano proposte, allora fra cinque, quindici giorni, ci mettiamo intorno a un tavolo (produttori e Amministrazioni Pubbliche) per ragionare in questo senso. Noi ce la metteremo tutta, il nostro Sportello forestale si confronterà immediatamente con i funzionari e i dirigenti del Parco che si occupano di questo settore perché si dovranno anche rispettare una serie di norme, più o meno importanti. Però dobbiamo comunque partire senza aspettare che qualcuno ci venga dall’alto a dire come si uscirà da questa faccenda. Se la nuova programmazione U.E. non prevede più progetti specifici per la filiera, ma altre forme, per il settore castanicolo studieremo formule nuove di intervento e di utilizzazione del legno di castagno. Io e il Commissario del Parco ci sentiamo diuturnamente su questa faccenda, siamo perfettamente all’unisono per fare in modo che questa faccenda trovi ascolto pubblico, a un livello d’insieme, perché la visione di questo problema non può essere la visione né del singolo proprietario né del singolo comune, dev’essere una visione di carattere territoriale, per tutti interi i Castelli Romani e Prenestini.

Chiudo e ringrazio l’Alveare per questa opportunità che ci dà tutte le volte, di poter riflettere su questa cosa e cominciare a imboccare la via opportuna. Però faccio appello, soprattutto, ai proprietari dei boschi, che sono da una parte pubblici, i Comuni, da una parte i privati, perché debbono cominciare, insieme con noi, a pensare che una via d’uscita c’è e che la dobbiamo imboccare insieme. Solo così facendo riusciamo a risolvere i problemi.

 

Dottor Grassi, moderatore.

Il Presidente De Righi, sempre dinamico e realisticamente costruttivo,  ha già acquisito  molta esperienza sull’accesso ai finanziamenti U.E. per farli ricadere sul territorio, ed è promotore energico e pratico di soluzioni applicative.  Egli  ha fornito  anche negli anni scorsi  varie collaborazioni all’Alveare, nell’organizzazione di più convegni. Un sentito grazie.

Ascoltando lui e chi lo ha preceduto, riflettevo su quanto è proficuo, oggi  necessario, che i preposti agli enti pubblici territoriali siano addentro alla problematica locale della gestione forestale,  e  siano competenti tecnicamente, oltre che amministrativamente e politicamente.  Molti vincoli operativi vigenti,  sono oltretutto gravati da complessi iter burocratici che l’imprenditore deve seguire, che non solo gli rallentano eccessivamente il perseguire gli obiettivi tecnici, ma costituiscono perdite economiche. 

Nel promuovere interventi, tutti noi auspichiamo la collaborazione (tra enti, tra operatori della filiera) ma ciò è difficilissimo da realizzare perché in questo insieme ci sono troppe componenti, ognuna spesso legata ancora alla sua individualità; spesso bisogna dare, io credo,  più informazioni, ma anche credibilità.

Alle Autorità qui convenute, in particolare al Sindaco Boccia che è ora anche Consigliere Metropolitano di Roma, esprimo auguri per proficua attività futura.

 

 

 

(Indietro)