Saluto delle autorità

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4.   SALUTO  DELLE  AUTORITA’

 

 

 

Boccia Pasquale,    Sindaco di Rocca di Papa

Ringrazio per l’opportunità datami di dire “benvenuti nella città di Rocca di Papa” soprattutto a chi viene da lontano, dal mondo dell’Università, dell’associazionismo. E’ stata una mattinata veramente ricca di spunti interessanti, per noi che governiamo la città, per le tante imprese presenti qui in sala, per i professionisti, le associazioni di Rocca di Papa, i Comitati di quartiere, il volontariato della nostra città.

Non intendo ripercorrere gli elementi significativi del contributo che noi abbiamo ricevuto questa mattina (è stato così forte che mi ha colpito veramente). Mi permetto invece di sottolineare alcuni termini a me molto cari, che danno forza, danno spessore al messaggio di questa iniziativa.  Perché noi dovremo uscire da questo convegno, da questa sala, per essere poi operativi, concreti, nel nostro territorio. 

Questi termini sono: partecipazione, condivisione, opportunità. Badiamo bene, che se non partiamo dalle realtà che essi significano,  può accadere che tutto il nostro lavoro, tutti i nostri sforzi, restino soltanto, come dire, in una sfera di tipo dottrinale.  Invece i principi, le informazioni, ci devono servire per dare un contributo reale ad un settore che è fortemente legato alla nostra storia, al nostro essere cittadini di questo territorio, perché  il patrimonio boschivo è l’ identità della città di Rocca di Papa e l’identità di tutto il comprensorio, l’identità di molti.  Vedo qui persone che nel bosco, come dire, sono nate, vivono, sempre ritornano, e cito il solo Luigi De Santis perché  ogni volta che mi incontro con lui (per esprimergli la mia simpatia ma anche discutere in modo vivace, o eccezionalmente vivace per le divergenze che possono nascere, e guai se non ci fossero  perché ci rafforzano), ebbene, con lui si parla solo di bosco, di castagno, non si può parlare di altro, e di tutto quanto c’è nel sottobosco, funghi e quant’altro, in lui si percepisce quel suo legame forte che non si può interrompere.

Abbiamo detto partecipazione, condivisione, opportunità. Cari professori, io sono veramente fiero di avere nella mia città uno strumento quale l’associazione L’Alveare, che grazie alla presenza completa delle rappresentanze del volontariato, facilita il processo della partecipazione.  Tutti i relatori hanno prima accentuato l’aspetto di “far rete” attraverso l’associazionismo,  forma che da una parte riceve qualità dal consenso dei cittadini che devono fare uno stesso percorso, dall’altra deve creare una nuova mentalità all’interno delle comunità locali: non solo di condivisione e rispetto per i beni comuni,  ma anche di fare proposte,  quindi propositiva di nuove opportunità.  La scelta che noi abbiamo fatto in passato, di acquisire un patrimonio di 950 ettari di bosco,  è stata una scelta rivoluzionaria, veramente eccezionale: i nostri concittadini, che prima non potevano accedere a quella che era solo una grande proprietà privata, il giorno seguente alla scelta di acquistare capirono che il bosco era diventato la proprietà di tutti, di ognuno di loro.

E allora ecco com’è importante l’associazione: con il far capire, aiutare la comunità locale a crescere con la mentalità di condividere il bene comune, ove il bene è di tutti, tutti lo devono rispettare di più. Se non partiamo da questa consapevolezza, tutti i processi che gli esperti ci hanno raccontato oggi sono processi soltanto riferiti agli addetti ai lavori.  Il nostro patrimonio ha un valore sociale, dunque è importante che la nostra città, tutti noi, possiamo “toccare” questa proprietà ed averne rispetto (dove rispettare significa tante cose sulle quali ora non sto a dilungarmi).

Termino con l’opportunità.  Abbiamo qui l’opportunità del prof. Carbone, al quale chiediamo di aiutarci nel futuro (la nostra amministrazione ha già preso contatti qualche settimana  fa con l’Università della Tuscia, che sta facendo un buon lavoro con alcuni comuni attorno ad Arcinazzo).  Io sostengo che, in generale, ove sembra manchino le opportunità bisogna cercarle, crearle; ma siccome ci sono e sono tante,  noi, con evidenza  pubblica, daremo tra poco incarico di un Piano di Gestione Forestale dove ci sarà la partecipazione di tutti i cittadini, non solo degli addetti ai lavori, per poter inserire in quel Piano tutte le opportunità che il nostro bosco ci dà: dovremo mettere in grado questo nostro patrimonio, concretamente, di essere un valore costante per la nostra comunità.

Di problemi, cari professori, ce ne abbiamo tanti. Uno tra tutti, è che noi da tre anni non vendiamo, perché non possiamo regalare i tagli del nostro bosco. Sono tante  le difficoltà, i problemi, ma noi assolutamente non dobbiamo scendere oltre certi livelli di prezzi (il  che equivarrebbe, veramente poi,  a offendere il nostro amato patrimonio.  Quindi abbiamo  tutta l’ intenzione di creare un ventaglio di possibilità e di proposte, opportunità, per gestire al meglio il nostro patrimonio.

Regola fondamentale, regola d’oro: il nostro patrimonio si può gestire, si può valorizzare, solo con la partecipazione della  popolazione.  Grazie.

 

 

 

Ercolino Michelino,    Presidente della Federazione Regionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Lazio e Presidente dell’Ordine di Frosinone

Porto ai convenuti il  saluto di tutti i professionisti del Lazio iscritti all’Ordine. Voglio complimentarmi per l’impostazione data a questo Convegno, motivo da parte mia di sollecitare tutti i Presidenti di Ordine a far intervenire  gli iscritti, per l’alto contenuto che questo Seminario prometteva. Questo è forse il miglior modo per utilmente coniugare  Amministrazioni,  ricerca, mondo professionale,  operatori in campo, ovverossia  trasferire le conoscenze.

Sicuramente oggi si è realizzato un momento molto importante, ma ancora possiamo e dobbiamo migliorare questo modo di fare,  dedicando  particolare attenzione  alla formazione.  La formazione è sicuramente uno dei momenti fondanti per lo sviluppo del settore,  porta a compiutezza gli sforzi del trasferimento delle conoscenze al mondo professionale, in modo da decuplicare il trasferimento e l’applicazione dei risultati della ricerca su tutto il territorio nazionale. Questo significa sviluppo. E la nostra Federazione si sente partecipe a questo modo di procedere e di realizzare, ovviamente.

Nei tempi recenti in questo territorio ci sono state  altre emergenze, oltre a queste del castagno, parliamo ad esempio  del Punteruolo rosso della palma, della Batteriosi del kiwi. Purtroppo in taluni casi la ricerca ne ha fatto un incentivo per se stessa, ovverossia ha trasformato in lavoro personale quello che era ricerca effettuata.  In tal questo modo i vantaggi emersi  sono  stati chiusi in piccoli ambiti o  limitati a poche aziende.  L’importante è invece portare fuori dal mondo della ricerca, e consegnare  alle migliaia e migliaia di persone che fanno la libera professione,  le novità che via via emergono, per salvare tutto il territorio e non solamente pochi.

Ancora complimenti e grazie per l’opportunità che ci avete dato.

 

 

 

Valeri Piero,      Vice Presidente ASPAL  (Associazione Produttori Agricoli Lazio)

Ringrazio gli organizzatori, soprattutto perché  invitandomi  a questo incontro mi hanno dato l’ opportunità di apprendere dai professori che hanno svolto le relazioni, arricchendo le mie cognizioni   di quella che è l’attività boschiva in genere, e il legno di castagno, in cui lavoro da tanti anni.

Intervengo in quanto vice Presidente dell’Associazione ASPAL (Associazione dei Produttori Agricoli del Lazio), potrei intervenire anche in quanto ditta boschiva, e in quanto Assessore per il Comune di Lariano.  Ma permettetemi di parlarvi innanzitutto in quanto cittadino di questo comprensorio. E di dirvi  subito che penso  noi dobbiamo agire in modo integrato e collaborativo con queste iniziative, perché devono crescere la conoscenza e la coltura del legno di castagno (sia da legno sia da frutto), in quanto questo comprensorio  ha superfici boscate molto ampie che  danno e possono dare elevate risorse economiche, sia ai privati che ai Comuni.  Dobbiamo tener conto che I privati non possono essere tenuti da parte (anche se  piccoli), perché anche essi intervengono per mantenere integro questo ambiente, e che i Comuni se non vendono i loro boschi  si trovano nelle condizioni di non poter formulare i loro bilanci.

Da quanto prima ha detto il Sindaco Boccia, che ringrazio,  è emersa soprattutto una grossa realtà: non si vendono più i boschi di castagno. Allora, cari amici tecnici, cari professori, naturalmente voi avete conoscenze molto utili, ma credo che in certe  situazioni sia più importante un discorso pratico,  da riportare sul territorio, perché il problema principale è che in questo momento non si può ricavare dai boschi quel che possono dare,  perché dai vertici discendono prescrizioni , attraverso i tecnici, attraverso tutti coloro che occupano scrivanie a livello regionale, provinciale, comunale, nazionale, europeo, prescrizioni  che ovviamente appaiono giuste, ma non sono calate nella realtà e ci mettono nelle condizioni di veder degradare i boschi stessi e di dover  poi ricostituirli.

Siccome in questo mio intervento devo essere breve,  dichiaro la mia piena disponibilità a fornire ulteriori informazioni più dettagliate,  già inserite tra l’altro in una relazione già diffusa, documento che abbiamo anche presentato al Parco Regionale dei Castelli  (ma diceva un signore una volta: “noi parliamo, parliamo, ma poi chi ci ascolta?” ecco, questo credo sia un problema).   Chiarisco che sono d’accordo con chi tecnicamente qui ha parlato prima di me,  però  preciso che se vogliamo superare i momenti di crisi deve essere necessariamente ascoltata  la  componente  pratica, cioè coloro che vivono direttamente l’ambiente.

Veniamo per esempio al discorso Certificazione del legno di castagno.  Voi probabilmente sapete che nell’ambiente dei Colli Albani la produzione del legno di castagno è molto importante, oltre che per la ampiezza delle superfici investite,  anche per la qualità del legno.  Ma voi lo sapete che noi produttori e ditte boschive dei Colli Albani  vendiamo il nostro legno di castagno incertificato (senza certificazione) ai Toscani (per esempio) e che i Toscani possono però rivendere il nostro stesso legno come certificato? Ciò avviene perché la Regione Toscana ha messo condizioni per cui loro possono certificarlo.

Voi lo sapete che noi ditte boschive abbiamo più volte, anche con relazioni scritte, sollecitato la Regione Lazio a metterci nelle condizioni di iniziare a certificare il legno di castagno  (se ne produce molto, in Colli Albani, Tuscia, altre aree, un insieme molto importante se non altro per la qualità), ma la Regione non pensa di mettere a disposizione degli operatori e delle aziende boschive e magari dei Comuni, la possibilità di certificarlo? La Regione Lazio ha pensato ad aumentare da 1 milione a 14 milioni il compenso ai Gruppi Consiliari; e poi può spendere magari  solo 100.000€ per  “metterci nella condizione” di certificare e creare quella filiera di cui ci parlava il dottor Carbone. Sulla certificazione chiedo fin d’ora al dr. Carbone di volere approfondire le conoscenze (all’ASPAL innanzitutto), perché noi siamo boscaioli e vorremmo essere presi per mano dalle istituzioni, che ci dicessero cosa fare, come fare, e  noi siamo già pronti a essere diligenti scolari che seguiranno quelle indicazioni pratiche.

Voi lo sapete che non siamo stati messi nelle condizioni di portare un pezzo di legno di castagno nella ricostruzione de L’Aquila?  le direttive nazionali dicono che è possibile solo vendere legno  di conifere perché si prestano bene al lamellare, e così noi siamo esclusi  in quanto produciamo  legno di latifoglie. Perché il legno delle latifoglie ha l’anima, ma l’anima sembra sia improduttiva!   io capisco che i tempi dicono che è preferibile non avere un’anima, ma credo sia importante chiarire che nel nostro legno di castagno noi oltre l’anima ci mettiamo il cuore e vogliamo essere messi nelle condizioni di vendere il nostro legno come il lamellare d’ abete è venduto da Austriaci, Tedeschi e Altoatesini.  Per reggere questa concorrenza dobbiamo  essere messi nelle condizioni di farlo (certificazione ecc), e questo  spetta alla “testa” che ha il potere per farlo, cioè alla Regione Lazio.

Per combattere il Cinipide siamo convinti che va diffuso il Torymus. Va superato il problema che impedisce di lanciarlo nelle aree protette del Parco Regionale dei Castelli.  Ma vorrei che, nello stesso tempo, la Regione Lazio non ci venisse a prescrivere (come invece risulta dal documento fattomi pervenire),  che dopo l’insediamento del Torymus, non si possono più utilizzare le superfici boscate, neppure per i tagli intercalari, nel raggio di 1 km dal punto di insediamento. Ci rendiamo conto di cosa significa questo? Che i nostri piani di assestamento forestale vanno a monte e che non possiamo più utilizzare niente; per evitare questo, i siti di lancio di Torymus dovrebbero essere discussi preventivamente tra Regione e Comuni. E allora cosa preferire, che i boschi muoiano per il cinipide, o che li distruggiamo per attività legislative non adeguate?

Prescrizioni forestali e Parco Regionale dei Castelli.  Noi non possiamo  pensare che personaggi che siedono dietro le scrivanie si possano permettere di fare prescrizioni solo per poter dimostrare la loro esistenza in vita.   Noi dobbiamo essere ascoltati, essere messi nelle condizioni di poter  tornare a far sì che i Comuni e i privati  possano vendere questa grossa risorsa che sono i tagli boschivi.

S’è parlato di rimboschimenti: quando si parla di ceduo castanile, noi sappiamo bene che dopo un giusto taglio del bosco di castagno la vegetazione ritorna, poi sfoga completamente e dopo 9 anni  possiamo assistere ai ricacci avvenuti sulle ceppaie in modo esponenziale: non si danneggia  ma si fa rivivere l’ambiente, rinnovandolo naturalmente.  Questo è quel che hanno fatto nei tanti anni passati gli operatori del settore, e sanno fare ancora oggi. Se ci sono delle superfici boscate così importanti sul nostro territorio è grazie anche ai Comuni, come il Comune di Rocca di Papa, il Comune di Lariano, che hanno salvaguardato questo ambiente, ma grazie anche alle imprese boschive che conoscono il loro mestiere.

Concludo citando quel che il dottor Carbone ha prima detto: “E’’ necessario che le aziende vadano alla ricerca delle opportunità”. Sono convinto che noi aziende abbiamo tutta la voglia necessaria, ma per favore ascoltateci, accettate anche i nostri consigli perché, anche se non siamo professori, anche se non abbiamo la competenza che vi riconosciamo, abbiamo delle qualità (esperienza, pratica, conoscenze) di livello paragonabile a lauree conseguite.

Quel che oggi ho ascoltato attentamente mi ha dato qualche certezza in più su quello che ho detto. Per favore ascoltateci perché tutti insieme creeremo un ambiente molto più interessante, forse potremo far tornare la fiducia tra tutti gli operatori e soprattutto valorizzare il legno di castagno che è l’oro di cui questo comprensorio dispone.

Grazie e buon lavoro a tutti.

 

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