Risposte date dagli esperti

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3.1     AVVERSITÀ E DIFESA

 

Sull’argomento, per conoscere la situazione attuale, per meglio comprendere la problematica, le soluzioni, le strategie, le azioni possibili, si consultino in questi ATTI i seguenti documenti:
---in APPROFONDIMENTI:   6.3.1,  La vespa cinipide del castagno, Dryocosmus kuriphilusYasumatsu, di Grassi Giorgio
---in APPROFONDIMENTI:   6.3.2,  Castanicoltura in Calabria, prove di lotta al mal dell’inchiostro e  di gestione dei cedui, di Scalise Antonio
---in APPROFONDIMENTI:   6.3.3,  Castanicoltura in Campania, interventi per contenere le principali avversità, di Pavone Ettore

 

Il cinipide galligeno del castagno

Cinipide  e Torymus, se ne parla, ma cosa sono? come conoscerli meglio?   (Grassi)

Il Cinipide è l’insetto che danneggia  il castagno (fa le galle, causa soprattutto perdita di foglie, frutti, vigore), il Torymus è l’insetto antagonista utile perché le sue larve uccidono quelle del cinipide. Per combatterli efficacemente è necessario conoscerli bene,  perciò in questo convegno è stato distribuito un articolo che spiega da dove sono stati introdotti, la diffusione, che ciclo biologico hanno, che danni causano, i metodi di lotta attuabili, gli studi in corso ed altro.
(Si veda  nel capitolo APPROFONDIMENTI l’articolo La vespa cinipide del castagno)

 

Quanti lanci di Torymus sono stati già fatti nel Lazio? E dove? E nel 2013?  (Sintini)

Porto i saluti della Dirigente dott.ssa Bianchi Alessandra, dirigente del Servizio Fitosanitario della Regione Lazio. Ecco i dati richiesti:
---nel 2010: primi 4 lanci, con Torymus fornito dall’Università di Viterbo in convenzione con la Regione; tutti fatti nel territorio viterbese;
---nel 2011:  8 lanci, in convenzione tra Regione e le Università di Torino e Viterbo (5 lanci), e per convenzione della Provincia di Viterbo (3 lanci);  tutti nel viterbese; più 1 lancio per innescare l’area di moltiplicazione Torymus di Caprarola con programma MiPAAF;
---nel 2012: Regione e MiPAAF (Tavolo del Piano castanicolo) hanno  portato a fare  2 lanci nelle aree di moltiplicazione Torymus (a Caprarola e nella nuova area di Velletri), più 66 lanci sul territorio: soprattutto nel  viterbese, poi nella provincia di Roma, nelle provincie di Rieti, e meno a Latina e Frosinone;  altri  11 lanci autofinanziati da privati dell’area cimina sono stati fatti nel viterbese;
---previsioni per il  2013:  individueremo le aree più idonee (per importanza di castanicoltura e per tipologia dei castagneti).  A oggi dobbiamo tener conto del vincolo a non poter lanciare il Torymus nelle aree protette, sperando che questa normativa cambi quanto prima.

 

Ci sarà un centro di moltiplicazione del Torymus a Velletri?  (Sintini)

Si, oltre a quello già funzionante di Caprarola (VT) è stato programmato quello a sud di Roma di Velletri. E’ stata già firmata la convenzione tra Regione Lazio e CRA per utilizzare la superficie necessaria, e sono stati stanziati 40.000€,  ancora da spendere.

 

Il fungo Fusarium può essere utile nella lotta al cinipide?  (Sintini)

Il fungo  che nei castagneti si è molto diffuso a seguito del cinipide è  non il  Fusarium   ma la Gnomoniopsis.  Il Fusarium, che pur colpisce  molti vegetali, non mi risulta sia collegabile al castagno.

 

La Regione Lazio ha prescritto che dopo i lanci di Torymus non si può lavorare il bosco. Perché?   (Sintini)

La Regione Lazio ha emesso, prima in Italia, prescrizioni per salvaguardare il Torymus dopo il lancio. Sono molto drastiche,  effettivamente impediscono lavorazioni entro 1 km di raggio dal punto di rilascio del Torymus. Questo perché nella situazione attuale di forte infestazione di cinipide, il lanciare Torymus è evento importantissimo di cui dobbiamo salvaguardare gli effetti;  si consideri però che la prescrizione ha durata temporale (12 mesi, meglio se 24), non è per sempre.  Vedremo nel tempo come adattarla alle esigenze degli operatori boschivi, ma in base alle esperienze che acquisiremo nei prossimi anni sul territorio.  Il Servizio Fitosanitario è certo disponibile e interessato a discutere questi aspetti con gli operatori, però deve  salvaguardare pienamente i siti di lancio del Torymus.

 

Il cinipide rovina il legno dei cedui?  (Grassi)

Ancora non si può dire con sicurezza. Si vede che nei cedui di castagno le piante diminuiscono l’accrescimento diametrale (infatti non dispongono della normale attività fotosintetica delle foglie, che fornisce energia e sostanze di riserva all’albero); l’accrescimento verticale però procede, anche perché le gemme apicali delle nuove cacciate, seppur attaccate da cinipide,  mostrano di resistere e allungarsi.
L’effetto sulle caratteristiche tecnologiche, fisiche e meccaniche del legname non è per ora noto.

 

Posso trattare contro il cinipide? Come?  (Grassi, Sintini)

Sappiamo tutti (anche per esperienze negative del passato)  che trattare con insetticidi dà effetto positivo e rapido, ma molto distruttivo e gli effetti negativi perdurano negli anni che seguono. Per questo il Ministero Agricoltura finanzia alle Regioni la sola lotta biologica. L’unica lotta possibile perché migliore e risolutiva è quella biologica. C’è stata autorizzazione temporanea di 120 giorni per usare un principio attivo specifico. Ma il cinipide può essere colpito solo quando esce dalla galla, è alquanto ingenuo pensare di vincerlo facilmente con trattamenti chimici. 
Per risposte esaurienti su questo argomento, si legga  nel capitolo APPROFONDIMENTI  l’articolo La vespa cinipide del castagno.

 

So che si può comprare il Torymus privatamente: da chi? quanto costa?  (Grassi)

Quando si riscontrò l’efficacia del Torymus sinensis contro il cinipide, entomologi e castanicoltori si resero conto  della necessità di diffondere il Torymus  in tutte le aree  colpite dal cinipide,  al più presto.  Infatti la lotta biologica avviata correttamente, dopo un avvio lento,  si auto perpetua  ma dà risultati di equilibrio definitivo solo dopo anni.  Inizialmente  il DiVAPRA dell’Università di Torino forniva ad ogni istituzione pubblica regionale (amministrativa, di ricerca ecc)  sia gli adulti per i lanci sia le conoscenze necessarie per gestirli.  Ma, poi, le crescenti richieste di privati diventarono sempre più pressanti,  così in Piemonte la Azienda Agricola Gabbio di Miguel De Iacovo, con il dr. Enzo Piazza, iniziarono nel 2012 a produrne in proprio.
Questa struttura sinora ha lavorato con gran trasparenza, presentandosi da subito agli organi tecnici del MiPAAF e delle Regioni,  poi segnalando i 188 rilasci (o “lanci”) che aveva effettuato nel 2012 in 9 Regioni per commissione di associazioni  ed altri richiedenti (pubblici e non).  La qualità del materiale e dei servizi che fornisce non è in discussione (e lo dimostrano i risultati), poiché il dr. Piazza è stato formato in molti anni di lavoro presso il DiVAPRA stesso.    Recentemente è entrata nella struttura anche  la dr.ssa Ambra Quacchia (validissima collaboratrice del prof. Alma del DiVAPRA), che con Piazza e De Iacovo  ha costituito legalmente la Società GreenWood Service Srl, che commercializza insetti impiegabili nella lotta biologica, tra i quali i Torymus sinensis prodotti in esclusiva per loro dall’Az. Agricola Gabbio.
I prezzi della GreenWood Service si aggirano tra i 400 e i 500€  per ogni rilascio (di 100 femmine e 50 maschi),  variano a seconda dei luoghi e dei servizi richiesti (consegna a domicilio, personale che rilascia, ecc). L’eventuale esame sulla riuscita dell’insediamento del Torymus dopo il rilascio, va concordata.    Quei tecnici danno non solo Torymus, ma anche cortese disponibilità a fornire nei convegni notizie esatte sulla lotta biologica (tempi, modalità, rischi ecc).
 Per contatti tecnico-scientifici: 348 9280067, 339 5467998. Per contatti commerciali: 333 3781177. [email protected][email protected]  .
Si dice che altre strutture preparano e commercializzano Torymus, ma preferiscono restare nell’ombra per motivi vari (tra i quali sono i possibili controlli tecnici da parte dei Servizi Fitosanitari).  E’ importante che esse, se ben funzionanti,  si accreditino presso il MiPAAF,  nell’obiettivo generale di coordinare più proficuamente (tecnicamente ed economicamente)  gli interventi di lotta biologica sul territorio nazionale.

 

Il castagno col cinipide  perde le foglie, allora  fa danni all’ambiente, o no?  (Grassi)

Il cinipide sta danneggiando il complesso “sistema ambiente” sia direttamente (danneggia il castagno, squilibra l’entomofauna autoctona con  rischio di ibridazioni, ecc), sia indirettamente: riduce la funzione protettiva delle piante non solo verso la fauna,  ma soprattutto  verso il suolo.  Infatti un  castagneto sano limita il dissesto idrogeologico sia perché le piante assorbono  molta dell’improvvisa acqua piovana estiva e autunnale, sia perché  le foglie ampie e fitte dei castagni  frenano la forza erosiva delle piogge sul terreno.  

 

Se il cinipide rovina le piante, perché il Parco non fa lanciare il Torymus?  (Fegatelli)

Il Parco non si oppone ai lanci di Torymus. Ma non può intervenire sulla  normativa nazionale e regionale che vieta espressamente di introdurre specie alloctone in natura.  Il Parco dei Castelli però fa tutto ciò che di utile è in sua  possibilità,  ed è già intervenuto  in diversi settori e occasioni:   tra queste va citata la raccolta di molte galle con cinipide, richieste dalla Regione Lazio per  monitorare,  sezionandole, quanti e quali insetti autoctoni parassiti del cinipide sono in zona.  Queste sperimentazioni hanno dato risultato di un 20-30% di parassitizzazione da parte di questi parassitoidi.
L’area del Parco non è isolata dai circostanti boschi ma ne è in continuità,  perciò se il Torymus viene lanciato al suo esterno, nulla può impedire che poi entri naturalmente nel Parco e agisca sui castagneti interni. Tutto ciò non è contrastato dal Parco. Anzi: la Regione Lazio chiese al Parco se vi si poteva ospitare un Centro di moltiplicazione di Torymus. Il Parco rispose che tra le molte condizioni richieste dalla Regione ne mancavano due  (che l’appezzamento di  proprietà fosse isolato, e che fossero  a disposizione locali per ospitare laboratorio), ma  restava a disposizione per  fare sopralluoghi e risolvere il problema; la Regione non rispose, risolse questo aspetto convenzionandosi con il CRA di Velletri.

 

Se la legge italiana vieta di lanciare Torymus, perché non la si cambia?  (Manzo)

All’origine della normativa che vieta i lanci in Italia, c’è una Direttiva europea 92/43/CEE “Habitat”, che difende la natura.  L’Italia (Ministero Ambiente)  l’ha recepita con Legge nazionale e gli Enti territoriali hanno emanato norme locali. In Lazio, la  Legge Regionale N. 29 del 6-10-1997  “Norme in materia di aree naturali protette regionali” scrive: “E’ vietata l'introduzione in ambiente naturale di specie, razze e popolazioni estranee alla flora spontanea e alla fauna autoctona”.
A livello centrale, il problema della normativa Torymus è stato affrontato (all’esterno del Tavolo del Piano castanicolo del MiPAAF)  tra i gruppi legislativi del MiPAAF e del Min.Ambiente.  Nel 2010 il MiPAAF chiese che fosse fatta una legge delega, che ovviasse a due soli problemi: quello del cinipide e  quello vivaistico della moltiplicazione del materiale vegetale (ogni anno soggetto a parassiti nuovi che entrano dall’estero). Il Min. Ambiente però apportò modifiche molto consistenti e  ampie (interessandosi anche di vari altri settori), mirando a poter modificare con un atto legislativo unico  la normativa italiana esistente che, rispetto alla normativa comunitaria, risultava molto restrittiva. Inserì dunque questi 2 emendamenti, concordati col MiPAAF, nella “Comunitaria 2010” che non è passata (in Camera e Senato) perché troppo complessa. 
Nel 2011 e 2012 il MiPAAF è tornato a insistere sui semplici emendamenti correttivi, ma il Min. Ambiente, che ha la competenza su questa normativa, ha deciso diversamente.  Il dr. Manzo ha personalmente invitato alcuni politici della Commissione Ambiente e i colleghi di quel ministero a fare personalmente sopralluoghi nei castagneti per constatare quanto danno ambientale si stia attuando.
Ora i castanicoltori sperano che passi la “Comunitaria 2011”, e non vengano nuovamente cassati quegli emendamenti utili. Ma il problema ha radice nel fatto che il Min. Ambiente non vuol trattare legislativamente i soli aspetti vegetativi, ma tanti altri aspetti contemporaneamente.

 

E’ vero che il MiPAAF ha accettato la “calamità naturale” per il cinipide? chi può chiedere i soldi? e come?  (Grassi, Manzo)

Molti castanicoltori e alcune organizzazioni professionali stanno premendo in questo senso.  Ma  le perdite di produzione di frutti attribuite al cinipide sono derivate, nella maggior parte dei casi nazionali, da avversità meteoriche (piogge che in fioritura hanno impedito la impollinazione; eccessiva siccità estiva).  Al momento perciò il MiPAAF non può attribuire  tali danni  di “calamità naturale”  al cinipide. Sentita la Direz. Sviluppo Rurale del MiPAAF, che è la competente, si risponde che il cinipide non è al momento considerato calamità naturale.  Né ci sono al momento fondi disponibili. 

 

Quale è la situazione  Cinipide in Rocca di Papa?  Cosa possiamo fare?  (Grassi)
    Vediamo   1) com’è la situazione.   Poi,  2) cosa possiamo fare

1)  QUALE  E’  LA SITUAZIONE  CINIPIDE   IN   ROCCA DI PAPA, al novembre 2012 ? (con foto di altri Autori).

(2009) 2010: il Cinipide galligeno del castagno arriva in zona   (foto 1). 
Il Cinipide vive nell’aria, nelle gemme del castagno, nelle galle del castagno.
Da inizio giugno a tutto luglio 2010: gli adulti di Cinipide mettono uova nelle nuove gemme del castagno (foto 1). Poi gli adulti muoiono.
D’inverno nelle gemme il Cinipide sverna. Da fuori non si vedono sintomi.
Primavera 2011: il castagno si risveglia. Dentro le gemme, dalle uova sono nate le larvette di Cinipide, che si nutrono della pianta. La pianta reagisce, fa le galle  (foto 4).   Dentro le galle le larve crescono  (foto 2).
Maggio e giugno 2011: dentro le galle le larve cresciute sviluppano in pupe (foto 3), poi in nuovi adulti  per uscire.
Giugno e luglio 2011:  gli adulti escono (foto 5).  Mettono le uova nelle nuove gemme. Le galle usate seccano e restano sulla pianta.
2011. Il Cinipide si diffonde. Si vedono sempre più galle. Le piante cominciano a soffrire: la fotosintesi si riduce.
2012: èportato a Rocca di Papa il Torymus    (foto 6).
Il Torymus vive nell’aria e nelle galle del castagno (e in laboratorio).
Aprile 2012: il Servizio Fitosanitario Regionale fa il “lancio” di adulti di Torymus.
Da metà aprile a metà giugno 2012:  gli adulti di T cercano le galle che contengono il Cinipide e mettono le loro uova nelle galle (foto 7).    Poi gli adulti di T muoiono.
Dentro le galle, dalle uova di T nascono subito le larvette che si nutrono delle larve di C che lì stanno crescendo (foto8), e così uccidono il Cinipide.  Alcuni adulti di Cinipide riescono comunque a salvarsi e fuoriescono.
D’inverno nelle galle “secche”  il Torymus sverna (foto 9).
Primi mesi del 2013: i tecnici raccoglieranno  le galle dagli alberi, le porteranno  in laboratorio dove i nuovi Torymus adulti usciranno, si accoppieranno, saranno nutriti e preparati per fare nuovi lanci in aprile (foto 10).

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2)  CINIPIDE DEL CASTAGNO:     COSA POSSIAMO FARE? 
       Distinguiamo i casi:

    Se il cinipide ancora non è arrivato in zona, conviene prepararsi: 1) per prudenza, si cerchi di non tagliare le querce, perché possono ospitare parassitoidi utili diversi dal Torymus; 2) ripulendo i castagni, si lascino i polloni e germogli più bassi, perché fanno da esca e da spia del primissimo arrivo del cinipide: li taglieremo non prima di fine luglio (cioè quando, finiti i voli del cinipide, conterranno le eventuali sue uova) e li bruceremo per prudenza; 3) si preparino aree di ricezione cinipide e lancio del Torymus: occorrerà molta vegetazione fresca (es. cedui di un anno), su almeno 200 mq, in posizione non a rischio di antiparassitari. 
    Se il cinipide c’è, ed è ancora poco (lo capiremo dal numero di galle visibili in aprile maggio nella chioma più bassa), anche i suoi parassitoidi saranno pochi, perciò  è utile intervenire sino al 30 maggio asportando le galle e bruciandole: non  si eradicherà il cinipide, ma lo si rallenterà, se si lavora su più proprietà contigue.
    Se ce n’è di più,  spesso conviene non iniziare neppure la lotta, per favorire lo sviluppo di eventuali antagonisti presenti in zona (ci sono persino dei Torymus autoctoni che sono diversi dal Torymus sinensis); certo va allestita subito un’area per un futuro lancio di Torymus sinensis.  Se invece il cinipide è già tanto, è fatica del tutto inutile raccogliere e bruciare le galle, l’unica è introdurre  appena possibile il Torymus sinensis con dei lanci.

    Dopo il lancio del Torymus:
Se in un appezzamento si lanciano almeno 250 adulti (nella giusta proporzione tra maschi e femmine) di Torymus per 2-3 anni, dopo 5-7 anni il cinipide dovrebbe essere già in regressione (forse meno, visto che il Torymus si è ben acclimatato all’Italia in pochi anni). Non possiamo invece prevedere con alta probabilità quanti anni serviranno per tornare a una produzione di frutti consistente e in modo effettivo (con poco scarto di frutti): dovremo vedere cosa succederà in Piemonte, perché questa regione sta facendo da battistrada per tutt’Europa. Chi vuol tenersi informato cerchi in web sui locali siti.
    Nel frattempo:  1) Non si devono fare trattamenti antiparassitari, assolutamente: uccidono anche tutti i parassitoidi che ci aiutano nella lotta biologica;  2) Occorre non asportare le galle, ma lasciarle in pianta: dentro potrebbero esserci i Torymus o altri parassitoidi utili che devono sopravvivere; 3) Potare poco o niente, solo il realmente secco (col cinipide sembra secco anche quel che non lo è), mai capitozzare; 4) Prima della fine di maggio non asportare gli scarti di potatura né la ramaglia dei cedui per il cippato, perché in aprile e in maggio gli adulti di Torymus escono e vanno a cercare il cinipide; 5) Negli anni a venire si vedranno le piante spogliarsi sempre di più, e i frutti diminuire di numero, le muffe attaccheranno l’albero in ogni sua parte, compresi i pochi frutti che si raccoglieranno (i quali alla lavorazione industriale daranno molto scarto). Le muffe si accumuleranno anche sul terreno.  In questi anni tristi sarà necessario  incrementare la vigoria delle piante, specie se giovanissime e a maggior ragione se innestate, con le usuali tecniche ben note, che possono essere: a) mantenere attorno alle radici abbondante terra che le possa nutrirle, b) aumentare la sostanza organica nel terreno (concimi animali, residui di ricci, foglie, sfalci; non vanno bruciati,  non accumulati vicino al ceppo ma interrati leggermente in periferia dove sono le radici periferiche che assorbono attivamente); c) dare fertilizzanti, anche chimici (quelli tipo pellet a lenta cessione si possono distribuire una volta sola a inizio ripresa vegetativa); d) dare irrigazioni di soccorso (non si deve sottovalutare che il castagno è pianta che necessita di molta acqua, specialmente in annate siccitose). Buon sintomo della raggiunta vigoria sarà la emissione di nuovi germogli dalla fine di luglio. La Castanea sativa deve essere in vigoria, anche quando non porta frutti. Deve disporre della sua importantissima forza vitale checostituisce la sua miglior possibilità di difesa anche da altri parassiti: se non è in forza il cancro la riattacca, la attaccano muffe di ogni tipo (su radici, germogli, fiori, frutti).  Contro le muffe del tronco, chi può tratti con poltiglia bordolese (non è direttamente efficace contro il cinipide ma indirettamente), non più di due volte l’anno, cioè a caduta foglie in autunno e a inizio risveglio vegetativo in primavera, con “getto a lancia” sui rami e corteccia, ma anche su foglie a terra (perché sono lettiera che porta inoculo).  

     I castanicoltori sappiano che devono avere coraggio, e pazienza, per attendere che il Torymus faccia quello che sappiamo farà.  Comunque,  fin d’ora conviene abituarsi a pensare che col cinipide dovremo poi convivere, addirittura salvandolo dall’ “estinzione” causabile dai parassitoidi, perché se ciò accadesse il Torymus quasi scomparirebbe a sua volta e, alla conseguente nuova esplosione del cinipide, dovremmo reintrodurlo.  Negli appezzamenti in cui si lancerà il Torymus  nulla va fatto che non sia concordato con chi dirige i lanci.  S’intende che vanno osservate le altre eventuali prescrizioni relative alle aree protette, ove vigenti.

 

 

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