Giornata della Castagna di Canepina

 

 

 

Giornate della Castagna

 

Località Canepina (Viterbo)

 

Data Ultimi tre fine settimana di ottobre

 

La sagra

Istituzionalizzata dal 1985. La manifestazione si prolunga su tre fine settimane a testimoniare l’abbondanza del raccolto in quest’area. La Sagra di Canepina conserva la tradizionale base di festa–mercato dei castanicoltori (con degustazioni di piatti e vini locali, distribuzione gratuita di caldarroste, musiche in piazza con spettacoli itineranti, Palio degli Asini iniziato nel 1991, ecc.), però ampliata negli anni con momenti culturali che trattano di storia (es. le visite guidate al centro storico) e di ambiente (conferenze, incontri tecnici). Ogni recente edizione ha un suo Annullo postale specifico.

Sagre collegate di cui c’è scheda: Sagra della Castagna e del Marrone, Vallerano (VT). Sagra della Castagna, San Martino al Cimino e Viterbo (VT). Sagra delle Castagne, Soriano nel Cimino (VT). Sagra del Marrone, Latera (VT).

 

Cenni storici e geografici

Canepina trae il nome dalla lavorazione della canapa, che un tempo costituiva per gli abitanti buona risorsa economica. La prima notizia storica certa risale al 1011; nel 1154 il castello era possesso della Chiesa, e a lungo fu sotto il dominio dello Stato Pontificio. Ha circa 3000 abitanti. Situata a 501 m s.l.m., in una conca boscosa, ricca di corsi d’acqua, ha interessi soprattutto agricoli (castagni e noccioli) e boschivi. Canepina è nella Comunità Montana dei Cimini (che ha sede in Ronciglione) ed è socia dell’Associazione Nazionale Città del Castagno.

 

Cosa c’è da vedere

-     Parrocchiale di S. Maria Assunta (del 1513-14, facciata in bugnato con bel portale)

-     Castello Anguillara (alto nell’abitato, conserva due torri cilindriche).

 

La coltura nel territorio

A Canepina la castanicoltura si estende su poco meno di 800 ha(pari al 34,2 della SAU viterbese e al 56,1 della superficie provinciale ad arboree), occupando 304 aziende agrarie. E’ il paese castanicolo di gran lunga più importante della provincia, e ciò induce a inserire in questa scheda di Sagra un discorsetto di sintesi sulla castanicoltura da frutto viterbese. La castanicoltura da frutto viterbese si estende su circa 2600 ha (5,8 % delle colture arboree, subito dopo nocciolo, vite e olivo)\ principalmente ubicati sui Monti Cimini: in ordine decrescente, nei comuni di Canepina (800 ha), Vallerano (404), Viterbo (S. Martino al Cimino) (400), Caprarola (385), Soriano nel Cimino (187), Carbognano (184), Ronciglione (115), e altri (225: Tuscania 31, Vignanello 28, Vitorchiano 28, Capranica 24, altri 114). I terreni sono per lo più vulcanici e i suoli derivano dalla degradazione di tufi e agglomerati vulcanici; il clima è mite con precipitazioni di 1000-1250 mm, senza gelate primaverili intense. Il castagno è coltivato principalmente tra i 400 e i 750 m s.l.m. La produzione viterbese si può stimare raggiunga un valore prossimo a 5.000 t, quella di Canepina si avvicini a 2.000 t di castagne e a 200 t di marroni. La maggior parte del prodotto è commercializzato a Vallerano e ben venduto a industrie locali e non. La frammentazione delle aziende castanicole è generalmente elevata (1,44 ha per azienda, in provincia), seppur superiore sia al dato medio regionale (0,85) che nazionale (1,1). La forma di conduzione prevalente è ad economia diretta del coltivatore. E’ frequente, soprattutto a Soriano nel Cimino, il caso di proprietari che non risiedono in zona, i cui castagneti, ora in condizioni di semi abbandono, sarebbero recuperabili. Altrove (es. Vallerano) alcuni proprietari preferiscono vendere il prodotto “in pianta” prima della maturazione e non raccoglierlo direttamente. Gran parte dei frutteti sono su terreni di pendenza relativamente limitata e ben esposti. Gli impianti sono per lo più specializzati, alcuni consociati al nocciolo. I castagneti sono in gran parte costituiti da piante quasi secolari; numerosi i recuperi e le razionalizzazioni compiuti (insieme ad alcuni nuovi impianti) negli anni ‘90. I sesti regolari di un tempo si stanno perdendo, le distanze medie sono passate da m 15x15 a 12 x 12, sino a 10 x 10. Lo stato sanitario è discreto; pericolosa è la presenza di mal dell’inchiostro, in più aree. La tecnica colturale normalmente applicata non considera l’impiego di irrigazioni di soccorso né di fertilizzanti; si concimano però i noccioleti sottostanti. Il terreno è lavorato talvolta con la morganatura. All’innesto tradizionale ad anello si è recentemente affiancato quello a doppio spacco inglese. Le potature in pochi casi sono triennali, più frequentemente a turni di 5 o 7 anni. La raccolta manuale, effettuata di solito in 2-3 passate, è intensificata qualora necessario per evitare furti; si impiegano ormai diffusamente anche macchine agevolatrici della raccolta, delle quali esistono in provincia di Viterbo ottime ditte che vendono aspiratrici e raccattatrici, trainate o semoventi, in tutt’Italia ed estero.

 

Le varietà

Nei Monti Cimini le varietà domestiche più diffuse sono tre: in ordine di maturazione il ‘Marrone primaticcio’, la ‘Castagna’, il ‘Marrone fiorentino’.

IlMarrone primaticcio(o Primaticcio; Marrone premutico; Prismatico; Perusiello o Pelosiello a Canepina; Marrone o Fiorentino, verso Soriano e Canepina; Castagna, a San Martino al Cimino), inizia a cadere nella seconda decade di settembre. E’ diffuso soprattutto a Carbognano e Fabrica di Roma, meno a Vallerano. La produzione giunge forse a 200 q. Rispetto alle altre cultivar è più sensibile al cancro (forse perché un tempo si usava battere i suoi rami per anticipare la caduta e la commercializzazione dei frutti. Porta normalmente nel riccio 1 o 2 frutti, Il frutto unico, di forma globosa, ha pezzatura talvolta più grossa di 55 n./kg. I frutti doppi in un riccio, o laterali, sono emisferici con pezzatura vicina ai 60/55. Il pericarpo, marrone bronzato, si sbuccia facilmente, l’episperma è un po’ approfondito nel seme. Ha una piccola percentuale di frutti settati. La polpa, dolce, ha buone caratteristiche organolettiche ma le caratteristiche tecnologiche sono decisamente inferiori a quelle del Marrone fiorentino. Il frutto, poco serbevole, si presta ottimamente alla utilizzazione per caldarroste. La produzione per pianta è elevata ma incostante. La caduta dei frutti si completa entro due settimane.

La Castagna (Maschio, a San Martino al Cimino), incomincia a maturare 8-10 gg dopo il Primaticcio. Assai diffusa a Soriano nel Cimino, ora proviene soprattutto da Vallerano, ove rappresenta il 75% circa del prodotto locale, e da Canepina. In tutto il viterbese se ne producono probabilmente oltre 3.300 t. La varietà si spinge a quote relativamente elevate. Rispetto alle altre è meno colpita dagli insetti del frutto e dal cancro. Un riccio ha quasi sempre tre frutti, di pezzatura tra 75 e 85, a forma un po’ gibbosa. Pericarpo ed episperma si staccano con una certa difficoltà. I frutti con seme doppio sono pochissimi. La polpa è dolce e saporita. Essendo a maturazione relativamente precoce, i frutti sono venduti facilmente e indirizzati ai mercati interni ed esteri del fresco ma anche utilizzati in parte dall’industria dolciaria. Le piante hanno produzione elevata e molto costante. La caduta dei frutti si dilunga per 15-20 giorni.

Il Marrone fiorentino (Marrone; Fiorentina) è un ecotipo particolarmente pregiato di ‘marrone di tipo casentinese’. Incomincia a maturare 15-20 giorni dopo la Castagna. E’ diffuso quasi ovunque nel viterbese, che ne produce probabilmente oltre1.400 t. Rispetto alla Castagna è un po’ più esigente in terreno e clima; risulta anche più sensibile alla carie del tronco. La forma dei frutti si avvicina a quella del Premutico, ma il pericarpo è più biondo. Porta quasi sempre 1-2 frutti per riccio. Pericarpo ed episperma si staccano in genere con molta facilità dal seme, il quale non presenta più del 4% di settato. La polpa ha ottimo sapore e ottime caratteristiche tecnologiche (regge bene i diversi passaggi dei processi industriali, non si spappola, ecc). Il raccolto di Marrone viene selezionato per pezzature in:

-58-60-62 (è la prima scelta, o fiorone, o marrone, o di pezzatura), destinato alla trasformazione in marrons glaces; costituisce in genere il 25-30% del raccolto;

-75-80-85 (mezzana o fiorentina, o marroncella), destinato al consumo fresco sui mercati interni ed esteri; rappresenta il 50% circa del raccolto;

-95-100-110 (romanella o marroncino), destinato a mercati limitati: è circa il 20% del totale.

La pianta di Marrone, rispetto alla Castagna, produce poco di meno e con minor costanza. La caduta dei frutti è concentrata in poco più di 10 giorni.

Sui Cimini sono segnalati pochi esemplari di cultivar diverse, quali la ‘Luciana’ (ha apice prominente, si pela con estrema facilità, è dolcissima), la ‘Bastarda grossa’ (o Finto marrone: è tardiva, ha pezzatura grossa e percentuale di settata molto alta), ed altre ancora di minor importanza (‘Zagana’, ecc.). Il selvatico è diffuso su tutto il territorio e riceve nomi differenti (Luciana, Loccolo, ecc.).

L’introduzione di varietà ibride (Castanea crenata xsativa) ha dato risultati produttivi e commerciali interessanti, ma la qualità del loro sapore non soddisfa pienamente il palato degli intenditori del castagno europeo.

I castanicoltori di Vallerano e di Canepina hanno avanzato richiesta di IGP “Castagna e marrone di Vallerano”, che ora è all’esame della CE.

       
 

Utilizzazione della frutta

Nel viterbese, le castagne e i marroni sono tradizionalmente utilizzati in ogni forma di consumo possibile, familiare e industriale; spesso si accompagnano, negli utilizzi dolciari, alle locali nocciole. Ogni paese (si può dire ogni focolare) ha buona conoscenza delle tecniche semplici per aumentare la conservabilità dell’utile alimento, soprattutto della curatura in acqua fredda (novena); quest’ultima veniva effettuata sia a livello famigliare sia in centri di raccolta, cernita e prelavorazione (a Vallerano in particolare). Tramite intermediari, importanti ditte di altre regioni si sono qui rifornite per decenni, destinando il semilavorato a mercati del fresco e del lavorato, nazionali ed esteri. Nei Monti Cimini operano due strutture associative, che agiscono sia a livello di produzione che a livello di lavorazione e commercializzazione: la Ass. Vallecimina, di Vallerano, che ha soci in tutto Vallerano e in parte di Canepina, e la Soc. Coop. Agr. Produttori Frutta in Guscio dei Monti Cimini, con sede in Viterbo, che raduna i produttori dei restanti comuni. Non risultano aziende locali che producono farina.

 

Altra gastronomia

Sono rinomati soprattutto i primi piatti: il “fieno” (sfoglia sottile tagliata a fili finissimi, che prima d’esser serviti scolano appena su un panno, conditi per lo più con ragù e pecorino), i “ceciliani” (pasta morbida sagomata attorno a un sottile ferro da calza), i lombrichelli.

 

Per saperne di più

-     Associazione Nazionale Città del Castagno: Guida alle Città del Castagno, Cento città da cogliere in castagna: storia, gastronomia, eventi. 2° edizione. Editrice La Mandragora. Imola (BO) 2007.

-     Grassi G.: Prospettive di sviluppo della castanicoltura viterbese nell’ambito della politica regionale di settore. Atti del I Convegno sulla Castanicoltura, Soriano nel Cimino (VT) 8 ott. 1979; pagg. 19-36. Tipografia Eurograph s.r.l. Viterbo.

-     Tosini V.: Note sulla castanicoltura dei Cimini. Atti delle Giornate di Studio sul Castagno, Caprarola (VT) 6-7 nov. 1986; pagg 11-16. Tipolitografia Vicini Ciampino (RM) 1988.

-     Bignami C., Mastrantonio A.: Popolazioni di castagno da frutto dei Monti Cimini. Atti delle Giornate di Studio sul Castagno, Caprarola (VT) 6-7 nov. 1986; pagg 19-27. Tipolitografia Vicini Ciampino (RM) 1988.

-     Bignami C.: Il castagno da frutto sui Monti Cimini: aspetti varietali. Atti del Convegno Nazionale sul Castagno. Cison di Valmarino (TV) 23-25 ott. 1997; p. 583. Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, Vittorio Veneto (TV) 1998.

 

Organizzazione e informazioni

-     Municipio: tel.  0761 750990; www.comune.canepina.vt.it .

-     Comunità Montana dei Cimini: Via S. Giovanni, 01037 Ronciglione (VT), tel. 0761 653008,  www.cmcimini.it .

 

Come arrivare

Da Viterbo: verso Est per 11 km. 

Da autostrada Roma – Firenze (A 1): uscita Magliano Sabina, poi SS 3 Flaminia per 4 km verso Roma, poi a destra per 4 km e, a Scalo Teverina, a sinistra sino a Gallese, Vignanello e Canepina.

 

 

Autore della scheda:   Giorgio Grassi

(La scheda è stata compilata tre anni fa, qualche indicazione, quindi, potrebbe essere non più attuale)

 

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