3.4 Le innovazioni nella gestione selvicolturale dei cedui castanili. Il contributo atteso dalla sperimentazione dell'area di Monte Cerasa. Contributo del Parco dei Castelli Romani.

Antonio Fegatelli e Alessandra Pacini

 

 

 

Le innovazioni nella gestione selvicolturale dei cedui castanili. Il contributo atteso dalla sperimentazione dell'area di Monte Cerasa.

Contributo del Parco dei Castelli Romani.

 

 

Dr.  Antonio Fegatelli, Parco dei Castelli Romani,   Responsabile del Servizio Agro-Silvo-Pastorale 

Dr.ssa  Alessandra Pacini, Parco dei Castelli Romani,  Servizio Tutela Ambientale

 

 

L’Ente Parco è proprietario di un bosco di circa dieci ettari, nel territorio del Comune di Rocca Priora.

Si tratta di un bosco ceduo di castagno, in continuità con altri boschi del contermine, molto produttivi, che sono di proprietà di grandi proprietari boschivi.

La parte molto fertile è quella situata a nord, mentre quella a sud lo è meno.

Su quest’ area sono previste diverse sperimentazioni con la collaborazione dell’Università della Tuscia:

-          una parte verrà gestita a tagli di fine turno, con gestione sostenibile, allungando il turno e dando delle prescrizioni finalizzate ad aumentare il numero di matricine e avere piante di età maggiore.

-          un'altra area, invece, pari a circa il sessanta per cento di tutto il bosco, sarà trattata con metodi di selvicoltura naturalistica indicati dall’Università della Tuscia.

-          un’ultima parte sarà invece lasciata all’evoluzione naturale

 

L’obiettivo principale di questo progetto è la definizione di pratiche di gestione forestale che integrino le funzioni economiche, sociali ed ecologiche del bosco.

 

Il progetto ha avuto come base di partenza le seguenti considerazioni preliminari:

 

•         Necessità di sperimentare una gestione selvicolturale che imiti i processi naturali, coniugando interessi socio-economici con il mantenimento di un ampio spettro di servizi ecosistemici

•         Per monitorare gli effetti della gestione è utile avere come riferimento un bosco non gestito, dove sia in atto una dinamica naturale.

•         Un monitoraggio finalizzato allo studio degli effetti della gestione sulla biodiversità deve coniugare analisi della struttura forestale e dei diversi gruppi tassonomici. Le foreste delle zone temperate hanno infatti un importante ruolo nella conservazione di numerosi organismi: dalle piante vascolari, ai licheni; dagli invertebrati ai grandi mammiferi ai funghi.

 

Per valutare e monitorare la funzionalità ecologica delle comunità forestali oggetto delle diverse sperimentazioni; verranno realizzati rilevamenti specifici volti principalmente a definire:

 

•         Diversità biologica -esiste infatti una relazione diretta tra la conservazione della diversità biologica ed il mantenimento della funzionalità dell’ecosistema forestale.

 

•         Diversità strutturale - i boschi gestiti hanno una semplificazione strutturale molto limitante rispetto alla complessità dei microhabitat che normalmente si riscontrano nelle situazioni non gestite (ad esempio alberi vetusti e legno morto, poco frequenti nei boschi gestiti, supportano numerosi microhabitat con elevata biodiversità soprattutto in specie di coleotterimuschi, licheni e funghi)

•         Presenza di specie target- verranno prese in considerazione specie di diversi gruppi tassonomici indicatrici di elevata biodiversità e maturità dell’ecosistema forestale. Importantissimi indicatori in questo senso sono i coleotteri saproxilici, legati alla presenza di alberi di grandi dimensionie di legno senescente o morto. Per il monitoraggio di alcune specie target di coleotteri saproxilici verranno coinvolti attivamente tutti i cittadini interessati, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal  progetto MIPP (Monitoring of insects with public participation), cofinanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma LIFE+ (http://lifemipp.eu).

 

 

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