3.10 Il contributo dei tavoli di filiera MiPAAF

Alberto Manzo

 

 

Il   contributo dei tavoli di filiera MiPAAF.

 

 

Dr. Alberto Manzo,  Coordinatore dei Tavoli di Filiera “Frutta in Guscio, sez. Castagne” e “Legno”.    Ministero Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ufficio PQAI II - Sviluppo imprese e cooperazione.

 

 

Buongiorno a tutti.  Cercherò di essere sintetico, sia per quanto riguarda il Tavolo di filiera del Legno, che per quanto riguarda il Tavolo del castagno.  Metterò in luce gli aspetti positivi e, non pochi negativi,  riscontrati nel lavoro svolto nel corso degli anni.

Il  Tavolo di filiera Legno, istituito nel 2011, ha realizzato il Piano di settore, approvato in Conferenza Stato-Regioni il 19 aprile 2012  che invito tutti a leggere sul sito del Ministero à politiche nazionali à filiere nazionali à tavolo legno.

Questa mattina si è parlato di mancanza di informazione, eppure è sufficiente leggere quel che nel sito del MiPAAF  riguarda  i  Tavoli di filiere per rendersi conto di  quanto è stato fatto in questi anni. Si tratta di filiere nazionali, nelle quali sono presenti rappresentanti  di Ministero dell’Ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dei Beni Culturali  (nota dolente e ora dirò perché);  nonché membri  designati rappresentanti regionali,  esperti delle associazioni, che, a vario titolo, devono trasferire sul proprio territorio gli esiti del lavoro svolto.

Ciò che appare carente in Italia, anche rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, è una corretta gestione forestale. Per migliorare la sua applicazione sul territorio, in questi ultimi due anni è stata predisposta una bozza di modifica della Legge Forestale vigente n. 227 del 2001, che attende la Legge Delega che il Governo dovrebbe sottoporre all’attenzione della politica. Si tratta di una legge che prevede la revisione, anche attraverso la attuazione dei PSR regionali, degli impedimenti posti alla gestione forestale dalla Legge Urbani sul paesaggio, per molti versi positiva ma che subordina ogni decisione riguardante i territori, alle scelte relative ai Beni Culturali, bloccando praticamente tutto a livello regionale. 

Insieme ad un  collega dell’Osservatorio Foreste INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) ho partecipato, fino a maggio u.s., a diverse riunioni di un Gruppo di lavoro ristretto del  MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) che si è occupato della revisione della Legge Urbani, ne è risultata una proposta di modifica che è, ora, al vaglio delle commissioni di Camera e Senato.

Ci siamo confrontati con architetti paesaggisti che mettevano sullo stesso piano la gestione forestale dei boschi ed i centri storici di qualsiasi paese, parlando sempre di paesaggi da cartolina. Potete ben immaginare che cosa avrebbero detto se avessimo parlato di taglio a raso! Abbiamo impiegato molto tempo  per spiegare che la gestione forestale è un’altra cosa rispetto ai centri storici.

Rispetto all’Austria e ad altri Paesi del nord Europa, l’Italia ad esempio non presenta in tutte le regioni  un’ampiezza delle piste forestali adeguata , tale da consentire interventi rapidi per incendi e/o dissesti idrogeologici.  Purtroppo, molte ditte che lavorano a livello nazionale e anche nel nord Europa, non lavorano più nel nostro Paese ma si spostano dove la legislazione permette di lavorare in maniera continua.

Nel Tavolo di filiera Legno, questi aspetti e limiti vengono spesso ribaditi per evidenziare le difficoltà di sviluppo, e non solo nel castagno, dovute alle lentezze burocratiche, anche a livello locale.

Sono proprio questi gli argomenti che abbiamo affrontato nelle riunioni del Tavolo ristretto del Mnistero MIBACT,  quale contributo per la modifica della Legge Urbani; speriamo che, durante l’iter legislativo, questo contributo non venga vanificato.

D’altra parte, il MIBACT non  ha ancora fornito una versione definitiva della propria proposta di modifica. Tuttavia ci è stato permesso di partecipare alle riunioni insieme, tra gli altri, ai rappresentanti dell’Unione dei Comuni e degli Assessorati all’Ambiente.  La cosa singolare è che i colleghi degli Assessorati  Regionali all’Agricoltura  che lavorano al Tavolo di filiera non avevano informazioni su ciò che facevano i loro colleghi degli Assessorati all’Ambiente; inoltre chi gestiva tali aspetti, poi, non erano dei Dottori Forestali, ma gli Architetti Paesaggisti, con tutto il rispetto per detta  professione. Sicuramente perciò c’è un problema organizzativo.

Nel Tavolo filiera Legno è prevista la presenza di sei rappresentanti regionali: i tre del nord, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte, partecipano sempre; mi duole dire che i rappresentanti di Calabria, Campania e Lazio, non partecipano mai. Per questo motivo, a luglio, abbiamo chiesto alla Segreteria della Conferenza Stato Regioni  la sostituzione di questi rappresentanti,  ma siamo ancora in attesa.

 Pertanto, alla modifica della legge forestale, che dicevo è a buon punto, è mancato il contributo delle Regioni del centro-sud. Avviene  addirittura che altre Regioni del nord, non designate dalla Conferenza Stato-Regioni a far parte del Tavolo,  partecipavano, mentre erano assenti quelle del sud che ne avevano diritto in quanto membri designati.  Mi auguro che vi sia stata comunque una circolazione di informazioni.

Ieri è stato firmato dal Ministro il Decreto che aggiorna ed uniforma l’elenco dei cloni forestali di pioppo, che  quindi possono essere inseriti nei PSR delle Regioni dov’è presente la pioppicoltura. Questo aspetto non riguarda, ovviamente, il Lazio, ma, per esempio, sono a conoscenza che in Campania sono presenti alcuni ettari coltivati anche a pioppo,  quindi finalmente si potranno avvalere di normative aggiornate, altrimenti ferme a tre anni fa da quando la Commissione Nazionale per il Pioppo era stata soppressa. Il Decreto sta per essere pubblicato sul sito del MiPAAF la prossima settimana.

Su richiesta della Regione Sardegna, durante l’ultima riunione del Tavolo filiera Legno è stato deciso di costituire un Gruppo di Lavoro sul sughero.  A questo proposito, è stata chiesta la partecipazione  delle altre Regioni mediterranee: Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia; dal Lazio al momento non si riescono ad avere dei referenti.

Circa il Lazio, ad esempio accade che nel Tavolo di filiera Florovivaistico, di cui sono coordinatore, sono presenti sei Regioni; cinque hanno designato come referenti dei Funzionari regionali, mentre l’Assessore della Regione Lazio ha nominato, come referente, il presidente di una cooperativa florovivaistica: è chiaro che ne consegue un conflitto di competenze.

 Questo in estrema sintesi è il quadro del Tavolo di filiera del Legno.

 

Chiudo con il Tavolo di filiera Frutta in Guscio, sezione Castagno. Il prossimo 3 dicembre ci sarà riunione,  e in quell’occasione informerò le Regioni che il progetto Bioinfocast, (che prevedeva fornitura e lanci di Torymus per  applicare contro il cinipide la lotta biologica con finanziamento nazionale), è terminato.

Proietto ora tre fotografie, tratte da quelle  degli esperti di entomologia del Bioinfocast, per riproporvi il cinipide (a= adulto, b= galle, c= larve), e il Torymus che è stato lanciato per attuare la lotta biologica al parassita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono state anche prodotte due interessanti pubblicazioni: una è: “Linee guida per la gestione delle problematiche fitosanitarie del castagno”; un’altra, che spero non debba mai essere utilizzata, anche se è giusto informare, è: “I principali insetti fitofagi del castagno a rischio di introduzione in Italia”: l’Organismo Europeo per la Protezione delle Piante (OEPP)  ha fornito delle liste di insetti che attaccano le piante di castagno nel nostro emisfero; conoscendoli, sarà possibile evitare il ripetersi di quanto avvenuto col cinipide.

Le informazioni ricevute dalle Regioni sulla produzione di castagne nel 2015  sono positive: infatti c’è una forte diminuzione delle galle con conseguente aumento della vegetazione e della produzione, maggiori nelle regioni che hanno cominciato prima a effettuare i lanci di Torymus. C’è, purtroppo, una deriva negativa, un po’ nel Lazio, ma soprattutto in Campania, che dovrebbe essere la regione più produttiva, in quanto oltre ai lanci di Torymus antagonista del parassita cinipide ( che produce  tantissime galle e perdita di produzione) sono stati effettuati anche i trattamenti con antiparassitari. Nell’ambito del  Tavolo filiera Frutta in Guscio Sezione Castagno, è stato affermato e verbalizzato (fin dal 2011 e poi  in diverse occasioni, come risulta dai verbali) di non effettuare trattamenti, che sono deleteri in funzione dei lanci del Torymus.  Ma purtroppo tali pratiche in diverse zone delle regioni sono proseguite.

 In Piemonte, dove mi sono recato quest’anno, la raccolta risulta aver raggiunto il novanta per cento del totale precedente alle infestazioni del cinipide, idem nel Trentino ed in alcune località dell’ Emilia Romagna, ma di questa regione parlerà più diffusamente tra poco il dr. Luigi Vezzalini dell’Associazione Città del Castagno; risultati un po’ meno buoni sono riscontrabili in Toscana.

C’è ancora molto bacato, ma questo è un problema di recupero del castagneto: le piante hanno sofferto, ma, in aree dove sono state messe in atto delle pratiche colturali idonee, la situazione è, sicuramente, andata rapidamente migliorando. Specialmente dove si è cercato di ristabilire quell’equilibrio ambientale che permette alla pianta, stressata dal cinipide e per questo più vulnerabile alle altre malattie, di recuperare.

Non mi soffermo sul fungo Gnomoniopsis, o su altre patologie fungine, anche se sappiamo che particolarmente in Campania e nel Lazio, più che in altre regioni, le problematiche collegate sono molto sentite.

Mi fermo qui,  scusandomi per essere stato forse un po’ troppo esplicito, e per alcuni aspetti poco diplomatico, visto il ruolo che rivesto, ma ritenevo giusto fornire delle informazioni puntuali.

Resto a disposizione per un’eventuale successiva discussione.

 

 

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