3.2 Piano di Gestione e Assestamento Forestale dei boschi di proprietà del Comune di Rocca di Papa: indirizzi e contenuti

Pierluigi Molducci e Paolo Rigoni

 

 

PIANO DI GESTIONE E ASSESTAMENTO FORESTALE DEI BOSCHI DI PROPRIETÀ DEL COMUNE DI ROCCA DI PAPA: INDIRIZZI E CONTENUTI

 

Pierluigi Molducci - Studio Verde S.r.l. via Schio 47/49 Forlì

Paolo Rigoni - Studio Silva S.r.l. via Mazzini 9/2 Bologna

 

 

 

1.     Premessa

 

Con la DGC n. 25 del 7.03.2013 avente ad oggetto “Linee guida per la redazione del Piano di Gestione e Assestamento Forestale dei boschi di proprietà del Comune di Rocca di Papa”, l’Amministrazione comunale ha individuato gli obiettivi sottintesi alla redazione di un unico Piano di Assestamento e Gestione Forestale che comprenda sia la vecchia proprietà comunale, sia quella acquistata nel 2000:

·         la programmazione della gestione della risorsa bosco attraverso lo sfruttamento economicamente ed ecologicamente sostenibile del soprassuolo, anche attraverso la realizzazione di una o più centrali alimentate a biomasse;

·         l’acquisizione di certificazioni forestali che accreditino il legno dei boschi comunali, rispondendo così alla crescente esigenza dei consumatori di poter disporre di prodotti ecosostenibili;

·         la promozione dell’offerta turistica;

·         il coinvolgimento dei locali operatori del settore forestale, prestando particolare attenzione alla piccola impresa.

Con contratto Rep. n. 2499 del 16.05.2014 il Comune di Rocca di Papa ha affidato l’incarico professionale per la redazione del Piano di Gestione ed Assestamento Forestale (PGAF) dei boschi di proprietà comunale alla società di ingegneria StudioSilva S.r.l. con sede a Bologna. Il PGAF ha validità per il periodo 2015-2024.

2.     Consistenza della proprietà

 

Il patrimonio forestale pubblico assomma a 1.363,29.80 ettari, completamenti ricompresi all’interno del Parco dei Castelli Romani, così suddivisi:

·         558,59.37 ha corrispondono alla proprietà comunale originaria;

·         789,70.47 ha sono stati acquistati dal Comune nel 2000 dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura;

·         22,00.44 ha corrispondono al Demanio civico di recente accertamento.

Dall’assestamento sono stati esclusi 8,09.85 ha non boscati.

Figura 1 – Area oggetto di PGAF.

 

3.     Copertura vegetazionale

 

3.1 Castagneti

I popolamenti oggetto di indagine sono costituiti prevalentemente da castagneti (derivanti dalla sostituzione di cerrete da parte dell’uomo nel passato, in cui probabilmente il castagno aveva il ruolo di specie compagna) e cerrete a temperamento semimesofilo, termofilo e subacidofilo di suoli vulcanici in cui nel piano arboreo spesso è presente la rovere (Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.).

I castagneti rientrano tra le formazioni mesofile, ma bisogna tener presente che sono stati largamente favoriti dall’uomo e, almeno nell’area in esame, si tratta di cenosi puramente o parzialmente di origine antropica. Tuttavia, il castagno nel territorio dei Monti Albani è una presenza spontanea, come confermano gli studi palinologici condotti nel corso degli anni dall’Università Sapienza di Roma.

Pertanto, i castagneti occupano oggi la fascia propria dei querceti, a quote comprese tra i 300 m e i 900 m s.l.m..

 

3.2 Boschi misti mesofili

Si tratta di fitocenosi dominate da Carpinus betulus L. (carpino bianco), Quercus robur L. (farnia), Acer pseudoplatanus L. (acero di monte), Acer opalus Mill. subsp. obtusatum (Waldst. & Kit. ex Willd.) (acero d’Ungheria), Castanea sativa Mill. (castagno), Tilia platyphyllos Scop. (tiglio nostrano), Populus tremula L. (pioppo tremulo), ecc. Di norma occupano  zone particolarmente  fresche e umide dell’orizzonte submontano, altimetricamente  interposte tra querceti e faggete.

Stazioni riferibili ai boschi misti mesofili sono presenti nell’area Macchie della Faiolae in quella  del  versante  ESE  di  Monte  Sarapullero,  ove  si  possono  osservare  cenosi  strutturate  e  stratificate,  in  cui  le  specie  presenti  nello  strato  arboreo  dominante  sono  Acer obtusatum, A. pseudoplatanus, Carpinus betulus, Fraxinus ornus, Tilia cordata, Quercus robur.

 

3.2 Querceti a prevalenza di cerro e rovere

Si tratta di formazioni dominate da rovere (Quercus petraea (Matt.) Liebl.), cerro (Quercus cerris L.) e castagno (Castanea sativa Mill.), che si sviluppano su suoli acidi e poveri di nutrienti.

Il cerro partecipa tipicamente alla costruzione dei querceti e dei boschi misti e dà anche luogo a  formazioni monospecifiche, prediligendo suoli subacidi a buona disponibilità idrica.

La rovere predilige  i  terreni maggiormente acidi e si associa talvolta con  il carpino bianco e  il  castagno; non si rinviene mai in formazioni monospecifiche.

 

3.3 Querceti a prevalenza di cerro e roverella

Si tratta di formazioni xeroterme, spesso piuttosto modificate dall’azione dell’uomo, come dimostra la frequenza nel sottobosco di specie di margine e di pascolo. Lo strato arboreo è fortemente modificato dalla ceduazione e, pertanto, la copertura si presenta discontinua, lasciando passare la luce sufficiente all’arrivo di specie tipiche del mantello forestale. Si tratta di formazioni ascrivibili all’ordine Quercetalia pubescenti-petraeae. Piuttosto frequente è l’orniello (Fraxinus ornus L.), oltre ad altre specie submediterranee, quali Spartium junceum L. (ginestra comune), Emerus major Mill. (cornetta dondolina), Ruscus aculeatus L. (pungitopo), ecc. Condizioni  simili  si  incontrano  nel  versante  sud  dei  Monti  delle  Faete.  La  presenza  di  tali  comunità  vegetali  nell’area  è  da  collegarsi,  con  tutta  probabilità,  a  un  eccessivo  sfruttamento  della  copertura  vegetale  che  nel  tempo  ha  prodotto  la  decapitazione  del  profilo  pedologico  lasciando scoperto  il substrato di roccia madre. Ciò ha  innescato un processo involutivo della  dinamica vegetazionale con un conseguente rapido inaridimento localizzato dell’area.

 

3.4 Formazioni mediterranee a leccio e sughera

I contesti a più spiccato carattere mediterraneo sono caratterizzati, a seconda dell’orografia e  della  natura  del  suolo,  da  consorzi  boschivi  talvolta  radi  con  prevalenza  di  sclerofille  alternatamente dominati da leccio (Quercus ilex) o sughera (Q. suber).

Il  leccio  prevale  in  contesti  ad  elevata  rocciosità  affiorante,  tipicamente  in  settori  di  cresta  a  esposizione meridionale o in alcuni quadranti della vegetazione del settore occidentale di Monte  Cavo.

Come per  le boscaglie e cespuglieti a prevalenza  di  roverella,  si  tratta di ambiti da  tutelare e  conservare per la loro valenza di diversità biologica.

 

3.5 Boschi misti di cerro e faggio

Alle quote più elevate, in condizioni di maggiore mesofilia, sono presenti dei nuclei di faggio (Fagus sylvatica L.) misto a cerro (Quercus cerris L.). Anche la toponomastica dei luoghi fa riferimento alla presenza del faggio (ad es. il termine “Faete”). Da un punto di vista sintassonomico, questi boschi devono essere inclusi nell’ordine Fagetalia sylvaticae.

 

3.6 Boschi di pioppo tremolo

In  alcune  aree  di  fondovalle  si  realizzano  condizioni  di  umidità  del  terreno  più  o  meno  moderata.

L’assenza,  causata  dall’uomo,  della  vegetazione  spontanea,  ha  favorito  la  diffusione,  al  limite  dell’invasività, del pioppo tremulo (Populus tremula).

Si  tratta  di  comunità  di  modesto  valore  naturalistico  che  andrebbero  riequilibrate  nella  composizione specifica a favore di una più apprezzabile valenza ambientale.

 

3.7 Rimboschimenti di conifere

Sono infine presenti alcuni piccoli nuclei di conifere, limitati per lo più a certi settori del Sarapulleto e di M. Pennolo. Si tratta di rimboschimenti in cattive condizioni vegetative, costituiti prevalentemente da Pinus nigra Arnold (pino nero) e Pinus pinaster Aiton (pino marittimo).  Tra gli effetti della loro presenza è l’acidificazione del suolo derivante dalla decomposizione degli aghi. Ciò non solo limita la presenza e l’abbondanza delle entità del sottobosco, ma, col tempo, rende il terreno praticamente sterile, arrestando i normali processi di evoluzione pedogenetica.  Attualmente la cerreta sta prendendo il sopravvento sulla pineta, messa a dimora più di 50 anni fa.

 

4.     Fattori limitanti e di disturbo

In generale i popolamenti oggetto di studio presentano uno stato vegetativo variabile da zona a zona, da buono a ottimo in virtù delle particolari condizioni climatiche con piogge frequenti e per la presenza di un suolo con caratteristiche confacenti al castagno.

Sono comunque presenti le tipiche fitopatologie che affliggono il castagno e le querce, ovvero:

1.       Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu): il territorio comunale di Rocca di Papa è classificato come AREA INFESTATA.

2.       Marciumi radicali da mal dell’inchiostro: Phytophthora cambivora (Petri) Buisman, Ph. cinnamomi Rands, Ph. cactorum (Lebert & Cohn) Schöeter)

3.       Cancri corticali - Cryphonectria (Endothia) parasitica (Murr.) Barr.

4.       Interazione tra Dryocosmus kuriphilus- Cryphonectria parasitica

5.       Deperimento delle querce (Quercus sp.) (Oak Decline)

I suoli del complesso forestale in esame sono fortemente erodibili e la creazione di percorsi per "downhill", soprattutto nella zona di Monte Cavo, ha incrementato l’erosione incanalata, ovvero la presenza di pericolose vie di acqua con dilavamento e asportazione di terreno e rocce. Infatti i ciclisti, una volta che il tracciato sia diventato troppo profondo e difficilmente percorribile, tendono ad abbandonarlo e a crearne uno nuovo, moltiplicando l’erosione con conseguenze che, alla lunga, possono diventare catastrofiche (compattazione del suolo, scalzamento di apparati radicali e ceppaie ecc.).

Figura 2 – Esempi di erosione incanalata.

 

 

Per quanto riguarda il fenomeno degli incendi boschivi, il Comune di Rocca di Papa è caratterizzato da una Classe di Rischio “Molto Alto”, anche se, negli ultimi anni, non si sono registrati incendi di alcun tipo.

 

5. Pianificazione delle risorse forestali

 

5.1      Compartimentazione del bosco

Le comprese o classi colturali, definibili come “insiemi di particelle caratterizzate da una medesima funzione che vengono riunite in un’unità di pianificazione assestamentale” (I.S.E.A., 1986), sono state individuate in via provvisoria facendo riferimento in prima battuta alla suddivisione stabilita dai precedenti piani di assestamento e quindi mediante il raggruppamento delle diverse aree omogenee, sulla base dello stato attuale del complesso assestamentale.

Con principale riferimento alla classe attitudinale e al tipo fisionomico si sono quindi definiti i comparti di gestione di ordine superiore costituiti dalle seguenti classi colturali:

 

 

CLASSI COLTURALI

Superficie

(ha)

Superficie Forestale Netta (ha)

Classe colturale A - Cedui di castagno o a prevalenza di castagno

1.167,40.10

1.141,86.29

Classe colturale B - Boschi con funzione di conservazione naturalistica e/o turistico ricreativa

129,44.81

127,03.90

Classe colturale C - Boschi di protezione e/o in ricostituzione

14,92.61

14,78.57

Classe colturale D - Cedui di castagno, nocciolo e pioppo tremolo

29,51.84

29,19.01

Classe colturale E - Demanio civico di recente accertamento

22,00.44

21,51.08

Totale superfici assestate

1.363,29.80

1.334,38.85

                Tabella 1 – Prospetto riassuntivo delle classi colturali.

 

 

5.2      Rilievi dendro-crono-auxometrici

Per l’acquisizione dei dati dendro-crono auxometrici sono state adottate parallelamente diverse metodologie di rilievo. Sono stati effettuati:

-  rilievi di tipo diametrico in aree di saggio a raggio fisso materializzate sul terreno;

-  rilievi di tipo adiametrico con il solo calcolo dell’area basimetrica in aree di saggio relascopiche nell’ambito delle descrizioni particellari.

All’interno di ogni area di saggio:

·         sono stati rilevati tutti i diametri a 1,30 m da terra, in classi di 1 cm, con soglia di cavallettamento di 3,5 cm;

·         è stata misurata l’altezza di quattro piante, distribuite nei diametri diversamente rappresentati, principalmente due tra quelle di diametro medio e due tra quelle dominanti;

·         sono state prelevate con succhiello di Pressler, a 1,30 m da terra, due carotine, di cui una su una pianta di diametro medio, una su una pianta dominante, per il rilievo dell’incremento diametrico e di volume e per la determinazione dell’età del soprassuolo.

La misurazione delle altezze è stata eseguita su campioni di piante all’interno delle particelle soggette a campionamento sistematico e all’interno delle Aree Dimostrative degli interventi, per un totale di 576 altezze misurate.

Ulteriori altezze sono state rilevate in sede di descrizione particellare, nell’ambito della quale si è proceduto ad una stima diretta e comparata delle altezze di polloni e matricine.

Il rilievo cronologico è stato condotto in tutto il complesso assestamentale, sia tramite il rilievo con succhiello di Pressler, sia tramite l’abbattimento, per i polloni più giovani, e il conteggio degli anelli di accrescimento.

Per la determinazione del volume legnoso si è fatto riferimento alle formule delle tavole di cubatura utilizzate per l’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (1).

I dati elaborati per il PGAF sono stati utilizzati per integrare e rimodulare una serie di dati in passato elaborati nell’ambito di una indagine alsometrica condotta in una tesi di laurea sui cedui di castagno di Rocca di Papa (2), che ha consentito la costruzione di modelli di tavole alsometriche con valore locale corrispondenti a due differenti opzioni selvicolturali.

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nota (1) Tabacchi G., Di Cosmo L., Gasparini P., Morelli S., 2011: Stima del volume e della fitomassa delle principali specie forestali italiane

nota (2) Indagine alsometrica dei cedui di Rocca di Papa (Roma) – aspetti vegetazionali e tecnologici; anno accademico 1987/88. Vittorio Molè, relatore prof. Luigi Hermanin, corelatore prof. ing. Luca Uzielli.

 

 

 

Le tavole alsometriche sono tabelle che forniscono il volume legnoso medio atteso a ettaro di soprassuoli coetanei a densità normale, in funzione dell’età e classe di fertilità.

 

Figura 3 – Relazione fra l'altezza dominante e l'età dei castagneti cedui del Comune di Rocca di Papa. Da utilizzare, per entrambe le ipotesi colturali, per l’attribuzione della classe di fertilità.

 

 

Delle opzioni selvicolturali prese in considerazione:

-       una corrisponde alla prassi relativa alle utilizzazioni avvenute fino al giorno d'oggi (diradamento imprescindibile intorno ai 20 anni di età, e turno di 24 o 28 anni, con frequenti utilizzazioni fino a 35 anni con produzione di paleria grossa e travi);

-       l'altra, per un nuovo indirizzo che prevede un diradamento più precoce intorno ai 12-13 anni e un turno di 20 anni prolungabile a 24 anni.

 

 

Figura 4 – Ipotesi selvicolturale con diradamento intorno al ventesimo anno e turno di 35 anni. Andamento del volume totale ad ettaro  (polloni più matricine) nelle quattro classi di fertilità.

 

 

 

Figura 5 – Ipotesi selvicolturale con diradamento fra il decimo e il quindicesimo anno e turno di 20 anni prolungabile a 24 anni. Andamento del volume totale ad ettaro  (polloni più matricine) nelle quattro classi di fertilità.

 

 

 

Tabella 2 – Tavola alsometrica dei cedui di castagno del Comune di Rocca di Papa: ipotesi di diradamento fra il decimo e il quindicesimo anno. Hd = altezza dominante; n. piante = numero di polloni ad ettaro; V poll = volume ad ettaro dei soli polloni; V matr = volume ad ettaro delle sole matricine; V tot = volume ad ettaro totale polloni + matricine; V inter =  volume ad ettaro asportato dei soli polloni durante l’ipotesi di diradamento.

 

 

Le tavole per entrambe le opzioni selvicolturali sono divise in 4 classi di fertilità. Riportano i valori medi indicativi dei principali parametri dendrometrici dei popolamenti cedui di castagno per l'età comprese tra 3 e 35 anni nella prima tavola e tra 3 e 24 anni nella seconda.

 

 

 

5.3 Definizione delle classi colturali e orientamenti gestionali

 

5.3.1 Assestamento della classe colturale A: ceduo di castagno e a prevalenza di castagno di produzione

La classe colturale in esame ha una estensione lorda di 1.167,4010 ha, corrispondente a 1.141,8629 ha di superficie forestale produttiva netta, ed interessa in forma estesa i versanti esterni del recinto interno del sistema morfologico a doppio semicerchio del complesso Vulcanico dei Colli Albani.

Si tratta di cedui matricinati a gestione attiva, a struttura monoplana, con densità delle ceppaie prevalentemente regolare, con aree basimetriche e gradi di copertura variabili nell’ambito della gamma del ceduo di recente utilizzazione al ceduo adulto e maturo. Per cedui adulti e maturi le aree basimetriche medie si aggirano sui 33 m2 ha-1, con minimi intorno ai 20 m2 ha-1 e massimi prossimi ai 47 m2 ha-1.

La fisionomia del modello colturale proposto è principalmente caratterizzata da bassi livelli di rigidità, in riferimento alla tempistica di utilizzazione di maturità; ciò in piena coerenza con le caratteristiche ecologiche del castagno e della sua elastica dinamicità nella capacità di rigenerazione da ceppaia (in risposta ai tagli) anche in età avanzata.

Il turno minimo viene indicato in 20 anni, mentre non si ritiene né opportuno né necessario indicare una soglia di età massima, data la facoltà pollonifera quasi inesauribile del castagno. Pertanto l’approccio assestamentale si orienta verso una normalizzazione della Classe Colturale riferibile ad un turno di 20 anni, che nel decennio di validità del presente Piano viene solo indirizzata verso tale obiettivo, di fatto limitandosi alla creazione delle premesse necessarie per tale fine.

La densità delle matricine viene indicata corrispondente ad un numero minimo di 40 ad ettaro; in condizioni di pendenza superiore al 40%, su suolo superficiale e soggetto a fenomeni erosivi evidenti o suscettibile di erodibilità, dovrà essere aumentato ma è opportuno che non superi il numero di 70 (massimo 90) matricine ad ettaro. Il rilascio dovrà privilegiare necessariamente le specie diverse del castagno quando presenti, ed individuare 1-2 soggetti ad ettaro da destinare ad invecchiamento indefinito.

Secondo il modello colturale di riferimento, con turno di 20 anni è necessario e opportuno un diradamento nel periodo 10-12 anni, con prelievo del 25-27% del volume legnoso in piedi.

Nell’arco temporale di validità del presente Piano è prevista l’utilizzazione a ceduo su circa 784 ha e diradamenti su circa 729 ha.

 

5.3.2       Assestamento della classe colturale B: boschi con funzione di conservazione naturalistica e/o turistico-ricreativa

La Classe Colturale comprende 25 particelle forestali, con un’estensione totale di 129,4481 ha. Si localizzano lungo la SP 217 Via dei Laghi (tra loc. Mezzaposta e Casa La Guardianona), nell’area del Monte Cavo, ove si evidenziano in particolare le attitudini legate alla fruizione e nei versanti o sommità del Maschio delle Faete, Colle Iano, Monte Pennolo e in loc. Acqua Frannoa (ad est di Monte Sarapullaro) ove si evidenziano gli aspetti di conservazione naturalistica.

La fisionomia strutturale è eterogenea per la presenza di differenti tipi fisionomici.

Le funzioni turistico-ricreative e di conservazione naturalistica, che coinvolgono comunque altri soprassuoli ascritti ad altre Classi Colturali, sono espressione e risposta ad esigenze e sensibilità sempre più crescenti nella società attuale rivolte alla riscoperta di ambienti poco antropizzati e caratterizzati da un certo grado di naturalità, alla valorizzazione naturalistica del territorio e alla conservazione di una qualità ambientale complessiva.

Sono state previste le seguenti tipologie e/o criteri di intervento:

1.       Interventi colturali finalizzati alla conservazione/valorizzazione/diffusione delle specie diverse dal castagno.

2.       Interventi di avviamento all’alto fusto.

3.       Lungo i sentieri o piste maggiormente soggetti a fruizione o suscettibili di fruizione, per una fascia larga 10 m ai lati: taglio di avviamento all’alto fusto o diradamento sulle ceppaie o rilascio di un elevato numero di matricine; intervenire per motivi di sicurezza verificando la stabilità di individui o branche e rami provvedendo al taglio o alle potature ritenute necessarie.

4.       Lungo le sponde degli impluvi principali (es. Acqua Frannoa) sono lasciate all’evoluzione naturale delle fasce di rispetto di 20 m di profondità.

5.       Rilascio di fasce di rispetto da destinare alla conservazione integrale (non utilizzate per una profondità di almeno 20 m) intorno ai siti in cui è stata riscontrata e cartografata dall’Ente Parco dei Castelli Romani la presenza di siti riproduttivi degli anfibi.

6.       Nelle radure interne si cercherà di favorire l’incremento delle fasce ecotonali e si provvederà comunque al mantenimento del mantello arbustivo.

7.       Rilascio di almeno 5 polloni morti, in piedi o abbattuti, per ettaro di superficie tagliata (salvo motivi accertati fitosanitari),  degli alberi di grandi dimensioni (diametro a petto d’uomo maggiore di 55 cm), anche se deperienti, degli alberi con nidi e quelli che presentano cavità significative.

8.       Conversione in fustaia di castagno da frutto di una superficie di circa 3,5 ha di castagneto ceduo.

 

5.3.3       Assestamento della classe colturale C: Boschi di protezione e/o in ricostituzione

L’estensione della Classe Colturale corrisponde ad una superficie lorda di 14,9261 ha, ripartita in 6 particelle forestali.

Le stazioni di presenza risultano distribuite tra esposizioni diversificate, da quelle meridionali (S, SW) a quelle settentrionali (N, NW), comprendendo anche alcune nettamente occidentali (W), ed interessando in generale versanti a pendenza molto accentuata (50-60%) o ripidi (70-80%) caratterizzati da una alternanza di suoli superficiali, i più diffusi, e suoli maggiormente profondi localizzati soprattutto nei compluvi.

I boschi della Classe Colturale sono caratterizzati da una disomogeneità strutturale data dallo sviluppo diversificato e dal diverso grado di ricostituzione della copertura forestale oggi pervenuta, raggiunta sia naturalmente, sia attraverso alcuni piccoli impianti di origine antropica che hanno coadiuvato la natura nell’opera di ricostituzione delle cenosi forestali.

Sono previsti interventi solo su due particelle:

·         Particella 52: diradamento sulle ceppaie con rilascio di 1-5 polloni per ceppaia tra quelli di dimensioni medie e piccole e rilascio di matricine similmente al ceduo ordinario (uno sterzo modificato).

·         Particella 158: lungo la strada che attraversa la particella taglio di alcuni individui (3-4) per motivi di sicurezza.

 

5.3.4       Assestamento della classe colturale D: cedui di castagno, nocciolo e pioppo tremolo

L’estensione della Classe Colturale corrisponde ad una superficie lorda di 29,5184 ha, ripartita in 3 particelle forestali. Per questi soprassuoli il Piano di Assestamento del bosco del comune di Rocca di Papa per il decennio 2007-2016 (Dott. For. D. Di Nunzio) descriveva quanto segue: “ … La giacitura pianeggiante e la facile accessibilità, il probabile uso agricolo dei tempi passati, hanno favorito a dismisura la presenza del pioppo e del nocciolo che letteralmente soffocano, in misura variabile con le zone considerate, le altre specie. Il pioppo, in particolare, avvalendosi della particolare efficacia della sua riproduzione gamica, colonizza persino l’interno delle ceppaie del castagno. La  funzione  preminente di questa compresa è quella di ripristinare l’equilibrio nella densità e nella composizione specifica dei soprassuoli. …”.

Le ceppaie di castagno sono rade, più dense e diffuse quelle di nocciolo. Le matricine sono di cerro e castagno.

Sono previsti interventi di ceduazione avendo cura cura di rilasciare individui o piccoli gruppi di individui (monocauli o diradando polloni su ceppaie) delle specie del soprassuolo target (le specie diverse da nocciolo e pioppo tremolo), come matricine intese in senso tradizionale, o come sistema di matricinatura diversificato (a gruppi, ceppaie “a voliera”) o semplicemente come singoli individui o microcollettivi in vari stadi di sviluppo.

 

5.3.5       Assestamento della classe colturale E: demanio civico di recente accertamento

La Classe Colturale comprende formazioni forestali ricadenti su terreni riconosciuti in possesso al Comune di Rocca di Papa in seguito all’esito di una procedura di accertamento conclusasi in tempi recentissimi (periodo marzo-aprile 2015). Si tratta di terreni con soprassuoli esclusi dalla pianificazione assestamentale precedente al presente PGAF.

La superficie complessiva della Classe Colturale è di 22,0044 ha, frammentati in ben 63 particelle forestali (coincidenti con i mappali catastali). Per tali incertezze nel presente PGAF si è proceduto ad una identificazione cartografica e sul terreno dei boschi e ad una loro precisa descrizione assestamentale, ma non si sono previsti interventi.

 

5.4 Piano degli interventi

Il piano degli interventi selvicolturali è stato ripartito in tre periodi, un quadriennio e due trienni così suddivisi: 2015-2018 (4 anni); 2019-2021 (3 anni);2022-2024 (3 anni). Questo per consentire una buona elasticità nella gestione, cercando comunque il rispetto dei limiti degli intervalli definiti.

Per fornire uno strumento in grado di agevolare una costante ed attiva gestione pianificata all’interno del periodo viene indicato anche l’anno a partire dal quale è previsto l’intervento; l’indicazione dell’anno di intervento non costituisce un vincolo di soglia superiore essendo chiaramente possibile l’intervento anche in anni successivi.

 

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