Le Anime Sante - parte quarta

Per l'ultima volta torniamo alle Anime Sante: tre i racconti. Il primo, di Colonna, è stato divertente scriverlo immaginando le gambe ossute del vecchio fuori dalle coperte e lo spavento alla vista del serpente. Ne combinano proprio tante queste benedette Anime del Purgatorio...
Il secondo racconto, invece, mi è stato narrato a Rocca di Papa da una signora che ha vissuto la sua infanzia a Vivaro. E' piuttosto strano, quasi incomprensibile per la nostra mentalità di oggi. ( Le parole in corsivo sono esattamente quelle della narratrice).
Il terzo è di Rocca di Papa.
IL SERPENTE NELLA CANESTRA
Durante la settimana dei morti, una donna anziana di Colonna
usciva tutte le mattine alle cinque per andare alla Messa, lasciando
il marito a letto. L’uomo al contrario preferiva restare al
caldo sotto le coperte e non uscire nell’umidità e nel freddo di
novembre, ma una mattina, prima che la moglie tornasse, si decise
ad alzarsi. Mise le gambe ossute fuori dalle coperte e allungò
una mano per prendere i vestiti che aveva riposto, come sempre,
in una canestra sotto il letto. Però, prima di arrivare ai vestiti, le
sue dita toccarono, con paurosa sorpresa, qualcosa di viscido.
L’uomo, d’istinto, alzò completamente le coperte e guardò: un
grosso serpente era acciambellato intorno alla canestra e tentava
di morderlo.
Vestitosi in fretta alla meglio, corse spaventato in chiesa dalla
moglie e, a parole mozze, riferì quello che aveva visto. Gli astanti
che, curiosi, lo avevano circondato e avevano ascoltato le sue parole,
furono tutti dell’opinione che il serpente era stato mandato
dalle Anime del Purgatorio che volevano punirlo perché non era
andato in chiesa
ANDANDO ALLA MESSA
Nella frazione di Vivaro, all’inizio dell’insediamento dei coloni
nell'800, non era ancora stata costruita una chiesetta e nessun
sacerdote andava a celebrare la Messa. Allora i più devoti, la mattina
della domenica, si raggruppavano in una comitiva di una ventina
di persone e, a piedi per una strada di terra battuta, andavano
in chiesa in uno dei paesi vicini, a Rocca Priora o a Rocca di Papa.
Una domenica mattina di tanti anni fa, il solito gruppo di
donne, uomini, ragazze e bambini erano per la strada e serenamente
camminavano per raggiungere Rocca Priora. La nonna
della narratrice, una donna allora giovane, che camminava davanti
agli altri chiacchierando con una parente, vide in mezzo
alla carrareccia un animaletto - le sembrò un piccolo rospo. Pensando
che l’animaletto poteva essere acciaccato (schiacciato)
dalle persone che la seguivano, lo prese delicatamente con una
mano e lo appoggiò su un sasso al lato della strada, poi continuò
a camminare.
Fatti una trentina di passi, sentì però che non riusciva ad an-
dare avanti. Le gambe non le si piegavano, no, si sentiva bene.
Non tirava un alito di vento, eppure una forza straordinaria, invisibile
la respingeva indietro e anche la sua compagna provava
la stessa sensazione: non potevano in nessun modo continuare il
cammino.
Intanto il gruppo degli altri aveva raggiunto le due donne,
ma, arrivati in quel punto della strada, nessuno di loro riuscì a
superare quella strana barriera d’aria che impediva a tutti di proseguire.
Fra i membri della comitiva “c’era un uomo più religioso
degli altri, in qualche modo più addentro alle cose di chiesa”.
Quell’uomo chiese ad Enrichetta - così si chiamava la nonna - se
avesse toccato un animaletto, se avesse in qualche modo fatto un
gesto insolito lungo la strada. La ragazza raccontò del rospetto
che aveva spostato e lui disse: «Dobbiamo tornare indietro, erano
le Anime del Purgatorio che ci volevano accompagnare e tu le
hai messe da una parte».
Allora tutti si girarono e tornarono indietro pensierosi e fiduciosi
al tempo stesso. Anticipando i passi con lo sguardo fisso
alla strada, presto videro l’animaletto immobile nel punto dove la
ragazza l’aveva posato; lei allora si chinò cautamente e, dopo
averlo ripreso con la mano, lo riportò al centro della carrareccia:
il piccolo rospo cominciò a precederli.
Da quel momento nessuno del gruppo provò più alcun impedimento
nel cammino: tutti arrivarono serenamente alla Messa e
pregarono con più fervore del solito.
Termino con il racconto di Rocca di Papa, che - devo confessare- è uno dei miei preferiti, per quel senso del silenzio dell'alba che percorre l'intera breve narrazione. In questa esile storia le Anime del Purgatorio riprendono il loro consueto ruolo benefico.
LA DONNA CHE CAMMINA AVANTI AVANTI
Una ragazzetta di quattordici anni, figlia di bovari, aveva
spesso il compito di andare a riprendere le quattro mucche da
latte che il padre, la sera, lasciava a pascolare in un recinto ai
Campi d’Annibale. Usciva di casa prima dell’alba, perché le
mucche dovevano essere munte nella stalla e il latte portato presto
ai clienti nel paese. Anche se era estate e l’alba arrivava presto,
quando si chiudeva la porta alle spalle, era ancora buio, col
cielo appena schiarito. E tenéa paura.
Una mattina, una volta imboccata la strada dei Campi, vide
in lontananza camminarle davanti una donna anziana - lo capì da
come era vestita, con le lunghe gonne che si usavano una volta,
i guarnelloni. La donna camminava decisa con le braccia alzate
a reggere una canestra sulla testa.
La ragazzetta si rallegrò di quella presenza nella strada solitaria
e subito pensò di raggiungerla. «Mó cammino lesta lesta e
la ‘rivo». Ma la donna camminava svelta, energica e la ragazzetta,
nonostante allungasse il passo, non riusciva ad avvicinarla.
«Mó la ‘rivo, mó la ‘rivo», pensava.
Eppure la distanza fra lei e la donna non diminuì per tutto il
cammino, la giovane non riuscì a raggiungerla, né la donna si
voltò mai. Quando la ragazzina fu vicina al recinto delle mucche,
la donna con la canestra improvvisamente sparì: non c’era
più lungo la strada.
La ragazzetta allora capì che quella donna era un’Anima
Santa che le aveva fatto compagnia.
Ci sono varie versioni di racconti in cui un uomo o una donna fanno compagnia lungo una strada del tutto solitaria: camminano davanti ad una certa distanza, non si voltano mai né rispondono, anche se vengono chiamati. Sono in ogni modo una presenza umana rassicurante che annulla la totale solitudine dei luoghi attraversati e fa dimenticare la paura. Fra tutti quelli che ho ascoltato, ho riportato solo questo della figlia del lattaio perché era il più completo e dava a me la possibilità di far sentire l'ansia della ragazzina lungo la strada silenziosa e solitaria nell'imminenza dell'alba.
Ancora una volta da questi racconti dell'immaginario popolare viene confermata l'idea dei tanti vari modi in cui le Anime Sante si manifestano- pure se l'apparizione di un grosso cane bianco, che accompagna nella notte, rimane certamente la più comune. A Rocca di Papa però, a differenza di tutti gli altri Castelli, queste sante anime rivestono anche un altro ruolo, abbastanza inconsueto. Ruolo che in molte regioni italiane- nei Castelli a Velletri- viene ricoperto dai folletti-incubo. Ma questa è un'altra storia da raccontarsi durante il prossimo autunno quando cominceremo a riscaldarci accanto al focolare.
Durante l'estate, dalla mia stanza con balcone, ho voglia di spostare lo sguardo oltre le usanze, i modi di sentire del passato, ho desiderio di varcare l'orizzonte. Al prossimo incontro in altri luoghi.