Le Anime Sante - parte seconda

... riprendiamo i racconti delle Anime Sante.
Come ho già scritto qualche mese fa per gli amici dell' Alveare, spesso le Anime Sante appaiono come persone in carne ed ossa per poi sparire improvvisamente nel nulla, lasciandosi dietro un'aura di mistero unita spesso ad un senso di gratitudine.
Entrambi i racconti che seguono mi sono stati narrati a Rocca di Papa. Il primo è già presente nel mio primo libro “ Rocca di Papa al tempo della crespigna e dei sugamèle- l'ho voluto riproporre nel libro “ Streghe, spiriti...” perché mi è sembrato particolarmente interessante in se stesso e inoltre indicativo della rivalità esistente nel passato fra Rocchigiani e Grottaferratesi. Il secondo invece è solo presente nel libro delle streghe.
LA FIDANZATA A GROTTAFERRATA
Un giovanotto rocchigiano si era fidanzato con una bella ragazza
di Grottaferrata, suscitando l’invidia e la rabbia dei giovani
Grottaferratesi che si sentirono derubati.
Qualcuno, con la testa più calda degli altri, fomentò il malumore:
«Gliela dobbiamo levare a quello, gliela dobbiamo levare…»,
tanto che alla fine un gruppo di giovani decise di tendere
un agguato al giovane rocchigiano e di dargliene di santa ragione.
Ma non si poteva fare in paese. Il miglior modo era quello di sorprenderlo
lungo la strada, fra Squarciarelli e Rocca di Papa,
strada un tempo completamente solitaria.
Il rocchigiano, da parte sua, aveva intuito il malumore che lo
circondava e ne aveva parlato alla madre. «Quando sei per la
strada prega le Anime Sante, pregale col cuore, ti aiuteranno
loro», gli aveva consigliato la donna.
Venne il giorno dell’agguato: i Grottaferratesi si avviarono presto
per appostarsi a metà strada, si nascosero fra gli alberi e si prepararono
ad aspettare, sicuri che il loro piano avrebbe funzionato
alla perfezione. Si sentivano carichi di forza e di voglia di menare.
Uno di loro ogni tanto spiava la strada.
Dopo una lunga attesa, all’improvviso sentirono vicino uno
zoccolìo di molti cavalli. Incuriositi i Grottaferratesi si affacciarono
cautamente tra gli alberi e videro stupiti avanzare un plotone
di carabinieri a cavallo, impettiti in sella, col rocchigiano in
mezzo.
«Mamma mia, s’è portato i carabinieri, non possiamo fargli
niente!». E se la dettero a gambe fra i boschi.
Arrivato il fidanzato a casa, la madre gli chiese: «Come è
andata? I Grottaferratesi ti hanno molestato?»
«No mamma, no, se sapessi… quanti carabinieri mi hanno
accompagnato, non te lo puoi immaginare. Mi ritrovo sano e
salvo grazie alle Anime del Purgatorio».
AL LAVATOIO
Era estate. Una donna di Rocca di Papa, per anticiparsi a
spicciare casa, decise di andare a lavare i panni alla fontana prima
dell’alba. Ma non aveva orologi. Si alzò che era buio, si preparò
‘a coroja, il cercine, mise i panni sporchi nella bagnarola, allora
di metallo, prese un pezzo di sapone e si incamminò con la bagnarola
sulla testa.
I vicoli, le strade erano deserti e i suoi passi, nel silenzio del
paese addormentato, risuonavano rumorosi sul selciato. La
donna, a sentirsi intorno quel vasto silenzio, a vedere tutte le
porte e le finestre serrate, ebbe un momento di paura, incerta se
tornare indietro, ma il desiderio di rientrare in casa con i panni lavati
fu più forte e proseguì la discesa lungo il Corso.
Arrivata alla fontana sotto la piazza Regina Margherita, la
trovò illuminata: due donne sconosciute l’avevano preceduta e
già insaponavano i panni sulla pietra del lavatoio.
«Buongiorno».
«Buongiorno», risposero le due donne. E poi: «Perché sei
venuta così presto, sono le tre».
«Dopo ho da fare, ma anche voi siete arrivate presto... prima
di me...»
«Sì, ma noi domani non possiamo venire».
La conversazione terminò e la nostra donna si chinò per
prendere i panni dalla bagnarola che aveva appoggiato sul pavimento.
Quando alzò gli occhi, le due donne non c’erano più.
Erano svanite silenziosamente nel nulla, e sulla pietra niente, né
panni né sapone. Erano Anime Sante.
Mentre ascoltavo questa storia da una signora abbastanza giovane di Rocca di Papa, con la velocità del pensiero ho visto con l'immaginazione altri lavatoi notturni di cui avevo letto in un libro di tradizioni sarde, ho sentito il rumore dell'acqua e dei panni sbattuti sulle pietre bagnate dei lavatoi e dei ruscelli. Straordinarie figure dell'immaginario sardo sono le panas, donne morte di parto, che sono condannate a lavare le fasce dei loro bambini per sette anni. Le panas non parlano, fanno il possibile per non rispondere a chi rivolge loro la parola, altrimenti prolungano la loro pena.
Alla prossima volta con altre storie dell'immaginario castellano per chi avrà voglia di leggerle.