Racconti della goccia di sangue che guarisce

Ecco il racconto velletrano della goccia di sangue che guarisce, racconto insolito e misterioso perché non si comprende se, nell'antefatto, c'entrano di mezzo streghe o stregoni. La goccia di sangue che guarisce è ricorrente- in molte altre regioni - nelle storie di lupi mannari, non in quelle di streghe, perciò questa breve storia assume un carattere per me misterioso, diverso dalle altre che ho raccolto. La signora che me l'ha raccontato -ha sempre vissuto tra Velletri e Genzano – non mi ha saputo dare alcuna spiegazione. Non vengono mai date delucidazioni dopo il racconto delle storie, nessuno lo fa. Per somiglianza aggiungo un racconto di Marino, che riguarda un lupo mannaro.
L' aratore e il gatto
Un agricoltore di Velletri stava arando il campo che doveva seminare a grano. Procedeva con fatica, con lo sguardo ora rivolto al campo ora ai bianche buoi che tiravano l’aratro. Un gatto gli andava appresso appresso, senza che lui se ne fosse accorto.
Quando l’uomo ebbe finito il primo solco e voltò l’aratro, si accorse del gatto che lo seguiva. <<Via via, via viaaa!>>. E gli tirò una zolla di terra.
Il gatto si spostò un po’, ma rimase nel campo. E quando il contadino riprese ad arare, gli andò ancora dietro. <<Via, viaaa! >>. No ci fu niente da fare.
Arrivò il mezzogiorno. L’agricoltore, che per pranzo si era portato pane e baccalà, si mise a mangiare con il gatto sempre lì vicino. L’uomo per levarselo di torno gli buttò tre o quattro lische, che il gatto non degnò, senza però allontanarsi.
Poi l’agricoltore riprese ad arare e il gatto dietro dietro. A questo punto l’uomo perse la pazienza e gli tirò ‘a stera (attrezzo di metallo per pulire il vomere dalla terra), riuscendo a colpirlo in pieno.
Ahi! Un lungo lamento quasi umano uscì dalla bocca del gatto che, veloce, fuggì via.
Dopo qualche giorno il nostro agricoltore, entrando in una trattoria, si vide venire incontro uno sconosciuto che gli sorrise allegro e lo abbracciò, come se fossero parenti che non si vedevano da tempo. Davanti allo sguardo interrogativo dell’uomo, lo sconosciuto pronunziò queste parole: <<Ti devo ringraziare con tutto il cuore: tu mi hai salvato, mi hai fatto uscire una goccia di sangue e sono tornato uomo. Ero io quel gatto che scacciavi dal tuo campo>>.
Il racconto del lupo mannaro.
Un uomo di Marino faceva il becchino al cimitero, ma sapeva
anche potare e innestare e lo chiamavano spesso nelle vigne
per questo lavoro.
Una sera stava tornando a casa dalla campagna che era già
buio, ma una grande luna argentea gli illuminava la strada. Si trovava
alle prime case del paese, quando vide venirgli incontro un
uomo che pareva... era ‘n lope penaro. Il becchino, temendo di essere
aggredito, tira fuori ‘a mozzetta, quella per innestare, con la
punta, e, quando il lupo mannaro gli si avvicina, velocemente lo
colpisce ad un braccio. Uno zampillo di sangue esce dal braccio
dell’uomo lupo, che non grida, non gli si avventa, ma scappa con
un mugolio di dolore.
Il giorno dopo, mentre il becchino lavora al cimitero, alzando
la testa da una buca, si trova davanti l’uomo della sera prima: «Ti
ringrazio per quello che mi hai fatto ieri» gli dice, «ti sono riconoscente,
ma, ti prego, non dire a nessuno quello che è successo».