La lotta dell'Alveare contro il cinipide nel 2013

 

La lotta dell'Alveare contro il cinipide nel 2013

 

La lotta che l’associazione “L’Alveare – amici del castagno” ha ingaggiato con il Cinipide (il temibile parassita di origine cinese) è arrivata alla seconda fase. Nella prima settimana di maggio l’agronomo dott. Franco De Angelis ha coordinato il lancio del Torymus, l’insetto antagonista nei castagneti dei Castelli e di tutta la zona a sud di Roma.

L’azione dell’Alveare nel promuovere i primi lanci effettuati nel 2012 si è dimostrata efficace, al punto che l’Ufficio Fitopatologico della Regione Lazio - anche seguendo l’orientamento del MIPAF (il Ministero per le risorse Agricole e Forestali) di valorizzare l’associazionismo – ha scelto proprio il sodalizio roccheggiano per organizzare gli interventi sul campo.

 

Il lancio del torymus

I Comuni coinvolti sono stati una decina e in ogni territorio sono state scelte dagli agronomi locali le zone più idonee per la liberazione e la rapida diffusione del Torymus. Tecnicamente si è trattato di una corsa contro il tempo che ha coinvolto una notevole pluralità di attori: dagli allevatori dell’insetto in Piemonte agli associati toscani di “Città del castagno” che hanno coordinato materialmente l’operazione a livello nazionale; passando per il coordinamento tecnico della Regione Lazio fino ai “lanciatori” (coloro cioè che avevano partecipato a un apposito corso di formazione organizzato in Regione). Costoro sono arrivati a darsi appuntamento ai caselli autostradali per scambiarsi le delicate provette contenenti le coppie di insetti e, con le loro borse termiche, si sono quindi recati nelle località prescelte liberando nell’ambiente le preziose vespette. Gli insetti, da parte loro, hanno subito iniziato ad agire, penetrando nelle escrescenze delle foglie (le “galle”) contenenti le uova del cinipide e iniettandovi le loro. Queste poi, sviluppandosi in larve, si nutriranno proprio di quelle dell’insetto rivale. E’ indispensabile, naturalmente, che queste operazioni di rilascio degli insetti nei castagneti avvengano in un momento preciso. Di qui – dunque – la necessità di un coordinamento perfetto che soltanto la stretta collaborazione fra Amministrazioni pubbliche, Università e volontari può garantire.

 

Nuove iniziative

Ed è proprio pensando a questa positiva esperienza che il prof. Francesco Carbone, dell’Università della Tuscia, ha scelto l’Alveare per promuovere un’iniziativa decisamente ambiziosa: riunire intorno a un tavolo tutti i protagonisti del mondo castanicolo castellano (Comuni, Enti, proprietari, agronomi, operatori forestali) per raccogliere “dal basso” le istanze del settore e presentarle alla Regione per cercare di indirizzarne l’azione. Dalle due riunioni svolte finora (con una partecipazione davvero insperata: sintomo di quanto l‘idea di Carbone fosse auspicabile) è emersa una serie di indicazioni che ora saranno messe a disposizione delle Autorità regionali.  Il “grido di dolore” che si leva dai castagneti castellani riguarda principalmente due filoni: quello normativo e quello della valorizzazione della filiera produttiva. Se da una parte, infatti, si chiede la semplificazione di tutte le norme che i diversi Enti hanno emanato negli anni (sovrapponendosi e creando una selva inestricabile di adempimenti amministrativi che paralizzano perfino la cura ordinaria dei boschi), dall’altra si vorrebbe che le risorse finanziarie disponibili finissero veramente per essere utilizzate in maniera efficace, aiutando il settore a svilupparsi in maniera sostenibile e conforme alle reali esigenze di mercato. Il fatto che ad un tavolo simile partecipi attivamente il dott. Tommaso Mascherucci, il direttore del Parco dei Castelli, dà la misura di quanto il problema sia ormai sentito. Un motivo di soddisfazione in più per i volontari dell’Alveare, ostinatamente determinati a creare occasioni per far conoscere fra di loro e per far collaborare concretamente tutti i protagonisti del mondo forestale dei Castelli Romani.